Chi non lo ha mai fatto, dovrebbe almeno una volta affacciarsi dalla curva di via Petrarca, quartiere Posillipo, e lanciare gli occhi sul golfo; il Vesuvio sulla sinistra, con Mergellina e il Castel dell’Ovo che si stagliano ai suoi piedi, Capri sullo sfondo. E quando la mattinata è innaffiata di sole, lo spettacolo può essere migliorato solo da un cornetto preso take away in uno dei bar che numerano la via annodata su se stessa. Sono andato al circolo con Matteo, che più che un amico è definibile come un fratello; “Vengo carichissimo, oggi intervistiamo chiunque, ho tutta l’attrezzatura”, come fai a dire di no?
Si vaga come al solito, passando tra le auto sponsor parcheggiate e lo stand del caffè che offre i propri prodotti gratuitamente (sempre bene); sul GrandStand c’è Arnaboldi, che nonostante l’improbabile pantaloncino si impone su De Bakker in tre set, proponendo un gioco mancino pulito e mai banale.
Sul centrale vince Volandri in rimonta, prima di lui Cecchinato comodo contro Couacaud (gravato dal peso di un cognome esilarante, quantomeno) mentre il terzo campo è teatro del pregevole successo di Federico Gaio; la muscolosa wildcard deve ricorrere al sesto matchpoint, prima di stringere il pugnetto, archiviare la pratica Martin e acconsentire all’appuntamento per un’intervista; simpatico Federico, sorridente e disponibile, risponde con serenità alle domande sul suo futuro e sulla sua situazione attuale, simili a quelle che ieri avevo rivolto a Cecchinato, mentre al mio esercito si è aggiunta Marcella, completando un portentoso schieramento di fotografia, film making e cronaca (inutile dire che il lavoro più morbido è il mio!)
Lo stesso campo vedrà poi Thomas Fabbiano approfittare del ritiro di Ungur, che dopo appena otto giochi accusa problemi alla schiena ed è costretto ad abbandonare il terreno di gioco con il volto avvolto nell’asciugamano. Anche Thomas accetta di buon grado la chiacchierata, scherza sulla pioggia che nel frattempo era intervenuta e si lascia intervistare sui suoi recenti risultati tunisini ed è un carico di giovialità; si propone anche per farci da sponsor in merito all’ingresso in player zone, un vero signore.
Intanto i campi di allenamento pullulano di nomi interessanti; c’è Golubev, che in giornata asfalterà in tredici games il povero Lokoli, c’è il solito Montanes che non si concede neanche pagato, c’è il team di azzurrini con Umberto Rianna e Diego Nargiso, che al coffe break non si tira indietro di fronte al mio proverbiale invito per un selfie.
Quinzi a valanga su Rola, contro pronostico, a dispetto inoltre di un pigiamino quasi inguardabile; il pubblico è dalla sua parte anche nel doppio, quando la coppia Kowalczik/Zelenay decide di alzare i toni per poi avere la meglio in due set sul marchigiano affiancato da Mager.
Il sole si affaccia giusto per un saluto rapido, mentre sul D’avalos si consuma lo psicodramma Starace; avanti un set e un break, spreca matchpoint continui al momento di servire con il match, poi cede il tiebreak e collassa nel terzo set contro Kraijnovic.
La pioggia si fa più fitta ma non per forza sgradevole, quasi poetico il rumore delle gocce sulle inferriate del club; rimango solo per un attimo mentre guardo da vicino Nikoloz Basilashvili che si allena. Bel ragazzo il georgiano, tranquillo, apparentemente non stressato dal successo ottenuto in Israele appena domenica, si presenta puntualissimo all’appuntamento che gli do in lounge, e scambia volentieri due battute sulla sua situazione.
Il mio indegno quaderno fucsia spicca anche quando agguanto Quinzi dopo il doppio, grazie alla straordinaria disponibilità dell’addetto stampa del TC Mariagrazia Ciotola; nell’attesa mi adagio sui cotoni del circolo, e di fronte a me c’è un viso conosciuto, e al contempo piuttosto coinvolto in un’accesa discussione. Corrado Barazzutti è impegnato in un infervorato dialogo con alcuni soci riguardo la Davis e la Fed Cup, quindi lungi da me il volermi avvicinare; ci tengo alla salute. Quinzi arriva provato, divora una fetta di crostata alla frutta, si rilassa un attimo in poltrona ed è pronto per dirigere i suoi sguardi sul mio ormai cestinabile capello disordinato. Si parla della recente esperienza statunitense, del nuovo coach, del futuro.
E’ l’ultima fatica di giornata; il tramonto si fa nitido tra le nuvole, i raggi di Apollo filtrano e illuminano questo splendido centro di sport e serenità, professionalità e goliardia, agonismo e fair play. Termina qui la mia prima esperienza da inviato, e mi permetto qualche ringraziamento: ai miei collaboratori di oggi, Matteo e Marcella; oggi, come ogni giorno, non so come farei senza di voi.
Inoltre, domani (oggi, per chi legge l’8 aprile) è il mio compleanno; SpazioTennis mi ha regalato una delle esperienze più ricche che abbia mai fatto. Grazie davvero.
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