di Federico Mariani
David Ferrer, dopo il sodalizio storico con Javi Piles interrotto nel dicembre 2013, aveva deciso di affidarsi a Jose Altur per fronteggiare quella che dovrebbe essere l’ultima fase della sua carriera. Altur, classe ’68, è stato un modesta tennista iberico: solo undici partecipazioni nei tornei dello Slam senza mai cogliere una vittoria ed un best ranking che recita un deficitario numero 88. Uno dei tanti, insomma, in una Spagna non ancora nell’età d’oro ma comunque sempre florida di molti giocatori.
I due avevano iniziato a collaborare dopo gli Open d’Australia ed in questo periodo di otto mesi Ferru non ha certo brillato. Dopo la vittoria a Buenos Aires (in finale con Fognini) nella prima tranche di tornei su terra, Ferrer non ha portato a casa quei risultati che negli ultimi anni ci eravamo abituati a vedere, specialmente sull’amato mattone tritato: semi a Montecarlo, primo turno a Barcellona, altra semi a Madrid e quarti a Roma, prima di venire asfaltato dal solito amico Rafa a Parigi. Dopodiché, sempre su terra, ha perso da Berlocq a Bastad (!) e da Leo Mayer in finale a Stoccarda. Nel mezzo c’è stata la deludentissima parentesi di Wimbledon dove è uscito addirittura al secondo turno perdendo in cinque set da Kuznetsov (!!).
Il picco stagionale è arrivato, invece, a Cincinnati dove è riuscito a centrare la finale e portare al terzo set un discreto Roger Federer. In Ohio si è ammirato il miglior Ferrer e questo la dice lunga sulla sua stagione fin qui. Quando sembrava essersi ritrovato, è arrivato un nuovo scivolone a Flushing Maedows dove è stato battuto piuttosto agevolmente da Gilles Simon. Insomma, un anno da dimenticare.
“Sono nel bel mezzo di una stagione difficile sia professionalmente che personalmente. Sto modificando i miei piani ed ho qualche idea in mente per sostituire Altur. Per ora viaggerò per un paio di settimane con mio fratello, Albert Molina, il mio agente, e Rafa, il mio fisioterapista.” Queste le parole del tennista di Javea riferite a Marca.
Non è certamente finita qui la stagione di David in quanto ci sarà ancora da giocare molto a partire dal tour asiatico alle porte, passando per Parigi Bercy dove storicamente si è sempre ben comportato e dove ha centrato il suo unico Master 1000 in carriera, per finire poi con le Finals di Londra dove quasi sicuramente andrà. Il tempo ed i match per chiudere in bellezza ci sono, ma quest’anno allo spagnolo è mancata quella che solitamente è la sua qualità più grande, ovverosia la continuità. E, da questo punto di vista, la situazione può dirsi preoccupante. Il cambio di guardia in panchina altro non è che la testimonianza di un disagio che Ferru sente in questo 2014 avaro di successi.
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