Andreas Seppi è stato rimandato a caso. La querelle con la Fit si è conclusa (?) questa mattina, con il comunicato ufficiale di Corrado Barazzutti: “A Castellaneta ho preso atto della situazione di malessere di Seppi in un incontro a quattr’occhi con il giocatore che mi ha confermato quanto già evidenziato nelle interviste dei giorni scorsi – ha detto Barazzutti – Preso atto di ciò e dell’inutilità di tutti i miei tentativi di recuperare la situazione per questo incontro, ho ritenuto Seppi non idoneo a far parte della squadra di Coppa Davis.” Spazio Tennis ha cercato di carpire le reazioni dal mondo del tennis italiano, raccogliendo le dichiarazioni di giornalisti ed addetti ai lavori. Di seguito potete trovare le parole di Raffaella Reggi, Claudio Pistolesi, Andrea Scanzi, Mosè Navarra, Mauro Simoncini (Tennis Italiano), Daniele Azzolini (Direttore Matchpoint), Fabio Colangelo, Carlo Polidori, Luca Boschetto (Sky Sport), Roberto Commentucci, Michele Tellini, Riccardo Bisti (Tennis Magazine) Marco Mazzoni (0-15). Le dichiarazioni sono in continuo aggiornamento..
Raffaella Reggi: “E’ una situazione che definirei oscena. Solo in Italia accadono situazioni di questo tipo. Un capitano dovrebbe essere autonomo, cosa che purtroppo non sta accadendo. Che senso ha convocare un giocatore che non vuole disputare l’incontro per poi rimandarlo a casa? Purtroppo da noi manca la mentalità giusta per la gestione di situazioni come questa. In Germania, Berrer ha rinunciato alla convocazioni perché lanciato nell’annata più importante della sua carriera; non vi è stata alcuna sanzione ma semplicemente un in bocca al lupo per la stagione. Credo che la vicenda Seppi sia stata l’ennesima riprova della scarsa autonomia del capitano di Coppa Davis. In questo modo non si va da nessuna parte.”
Daniele Azzolini (Direttore Responsabile Matchpoint): “Non si capisce se è una strategia di Seppi, per arrivare comunque al suo scopo (quello di non giocare la Davis, senza far squalificare gli amici, o se stesso), o se è una strategia della federazione, che ha voluto così per non trovarsi poi a squalificare Seppi, e magari a doversi giustificare con Bolelli, che fu trattato in bel altro modo: oppure se non è una strategia, e le cose sono andate davvero come le abbiamo via via sapute. Insomma, non si capisce. E il punto è proprio questo… Quando c’è di mezzo la Davis italiana, non ci si capisce niente, e quando la gente non capisce, di solito, cambia canale, e va a vedere altri sport.”
Andrea Scanzi: “L’affaire Seppi è l’ulteriore atto della tragicommedia trentennale dell’Italtennis maschile. Al di là della dichiarazione iniziale, dai toni fastidiosamente drammatici (“Non ce la faccio”, “Non reggo la tensione”), Seppi aveva tutto il diritto di chiedere un anno sabbatico. Solo nella Fit c’è ancora l’obbligo di leva (vedi anche il recente caso Nesta). Non sarebbe successo nulla se Barazzutti non avesse convocato Seppi, ma ovviamente lo ha convocato: perché ci tiene a seguire i dettami para-duceschi della Federazione e perché (ipotizzo) con Seppi non ha buoni rapporti dai tempi del quasi-ammutinamento di Cagliari (dove ancora devono raccontarci tutto). E magari si voleva vendicare, condannandolo alla squalifica-gogna come accaduto con il fu Bolelli.
Quello che è successo dopo, l’obbedisco sin troppo pavido di Seppi e la tardiva rinuncia alle gesta dell’altoatesino (con Volandri che era già pronto a sostituirlo), è servito a rendere tutto ancora più ridicolo. Dalla vicenda non esce bene nessuno: né il giocatore, che doveva restare saldo nella sua presa di posizione, dimostrando – almeno una volta – carattere; né, meno ancora, il tecnico Sbarazzatutti e la Federazione, ben oltre l’indifendibile. E non certo da oggi.”
Claudio Pistolesi: “Rispondo con una battuta. Mi viene in mente la classica scena: Lei lascia lui.. Il ragazzo chiede un incontro per chiarire, per parlare.. Lei impietosita accetta.. Si incontrano e lui le dice: “Ti lascio io!”
Mauro Simoncini (Maestro Fit, Tennis Italiano): “Una situazione gestita all’italiana, quindi male. Credo non ci fosse bisogno di convocarlo e parlarci per capire che “Seppi non fosse idoneo” e ben disposto. E se l’incontro doveva esserci, si poteva fare a quattr’occhi davvero e prima delle convocazioni.”
Mosè Navarra: “Per esprimere un giudizio bisognerebbe sapere veramente le cose come sono andate. Io non so cosa sia successo, ma l’importante è che la squadra non ne risenta. Per l’esperienza che ho io, conoscendo i ragazzi e Corrado, penso che non ci siano problemi. Quindi è meglio non montarci un caso; il primo ad essere dispiaciuto sono sicuro sia Andreas.”
Vittorio Campanile (Sportitalia): “La situazione Seppi si poteva risolvere in precedenza, senza convocarlo e farlo venire a Castellaneta Marina. Ma almeno si è trovata una soluzione di buonsenso rimandandolo a casa. Direi che i motivi della scelta di Seppi non sono esclusivamente economici, ma ben più ampi, a testimoniare come il rapporto fra federazione e tennisti si sia deteriorato.”
Luca Boschetto (Sky Sport): “Dei primi 10 in classifica mondiale solo 3 giocheranno il primo turno di coppa Davis, che viene vissuta sempre di piu’ dai tennisti come un corpo estraneo al circuito, un dovere al quale ottemperare malvolentieri. Una manifestazione che fa fatica a trovare uno spazio in un calendario denso di eventi. Detto questo penso che Barazzutti e Seppi hanno avuto diverse occasioni per chiarirsi e non trascinare la vicenda nel pasticcio che tutti abbiamo sotto gli occhi. Alla fine dico Seppi: la carriera di una atleta e’ breve: va per i 26 anni, ha fatto le sue scelte. Purtroppo il tennis che conta e’ negli slam e nei tornei 1000. La coppa Davis ha una fascino antico e romantico per tutti noi, ma e’ inevitabilmente superata. Seppi ne ha preso solo atto.”
Michele Tellini: “La prima riflessione da fare, in senso generale, è che ormai la Coppa Davis non coincide più con l’attività professionistica di un giocatore. Giocare sul cemento, per poi cambiare superficie per la Davis e quindi tornare sul cemento per i Master 1000 americani, è sicuramente anti-professionale a livello di programmazione. Mi chiedo perché non si sia scelto di giocare sul cemento la sfida con la Bielorussia, che di certo non ci avrebbe messo in difficoltà nemmeno sul rapido. L’unico punto che gli slavi possono vincere è il doppio, grazie a Mirnyi; ma cambia poco per Max giocare su terra o cemento. Credo che si sarebbe potuto scegliere un’altra location, per esempio la Sardegna, dove ci sono, tra l’altro, condizioni di gioco simili a quelle di Indian Wells. Parlando del caso Seppi nello specifico, credo che se un giocatore dice di non voler giocare, non vada convocato, come avviene anche in altri sport, come il calcio ad esempio.”
Fabio Colangelo: “Mi spiace sia andata a finire così. Avrebbe potuto essere gestita da tutti in modo migliore. Incomprensibile chiamare Volandri e non “premiare” Lorenzi. Tanto per fare il quarto…”
Riccardo Bisti (Tennisbest, Tennis Magazine): “Personalmente ritengo che questa telenovela si potesse evitare: bastava non convocare Seppi. Sarei curioso di sapere se nell’incontro tra Barazzutti ed il giocatore si è parlato del secondo turno in Olanda, dove la presenza di Andreas sarebbe fondamentale. Il capitano gli avrà chiesto preventivamente la disponibilità? E poi sarebbe interessante sapere il ruolo di Binaghi in tutto questo: mi riesce difficile pensare che il Presidente non sapesse in anticipo cosa sarebbe emerso da questo colloquio.”
Carlo Polidori: “Sul caso Seppi non ho molto da dire. Conosco Andreas da tanto tempo e so che è un ragazzo molto serio. Per questo se lui stesso dice di non sentirsela di giocare, rispetto le sue sensazioni e convoco un altro giocatore. Tutto qui.”
Roberto Commentucci: “Ovviamente sbagliano tutti: la Federazione a mio avviso sbaglia a intestardirsi su Barazzutti, manifestamente inadeguato a gestire e motivare la squadra maschile. Palese, nella circostanza, l’errore nella scelta della superficie, dovuto probabilmente a mancanza di coraggio. In vista dei master 1000 americani di primavera, un bel campo in cemento all’aperto avrebbe reso la vita più semplice ai giocatori e avrebbe consentito di mandare un concreto segnale di apertura da parte federale alle esigenze dei nostri tennisti, con l’effetto di avere in campo gente più motivata. Non possiamo avere paura di Mirny, su. La FIT sbaglia poi a mettere in campo un apparato sanzionatorio che – seppure forse giustificato dagli investimenti effettuati sui giocatori e dalle norme CONI – risulta ormai palesemente anacronistico e in ritardo sui tempi di una quarantina d’anni. Apparato sanzionatorio che, infine, espone la FIT a boomerang mediatici (“che cattiva la FIT, fa le vendette trasversali”). Seppi (e in generale i giocatori riluttanti a venire convocati) sbagliano almeno altrettanto, se non di più: non capiscono che un rilancio della nostra squadra di Davis (un ritorno nel dorato world group, stile anni ’90) sarebbe anche – e forse soprattutto – nel loro interesse, oltre che in quello della Federazione. Questo ne conferma l’indole in fondo poco ambiziosa che rivelano anche nei tornei individuali. Un’indole più mirata all’uovo oggi che alla gallina domani.”
Marco Mazzoni (0-15): “Avrei fatto volentieri a meno di parlare di questa faccenda, perché alla fine ne escono tutti “male”, in primis il nostro tennis. Bene per la “saggezza” di Barazzutti, che ha parlato faccia a faccia con Seppi e spero si siano chiariti. Ero a Genova per l’ultimo match di Davis. Seppi dichiarò di essersi sentito male, vuoto. Forse in Davis avverte una pressione che non riesce a reggere; strano per un professionista che deve esser abituato a certe lotte (e Andreas spesso è uscito anche da lunghe maratone 3 su 5). Già allora si vedeva che qualcosa non andava; probabilmente Andreas non vuol rischiare un’ulteriore mazzata psicologica, nonostante la pochezza dei rivali. Tornando alla situazione odierna, forse è un bene che sia finita così. Però, faccio una domanda: era proprio necessario arrivare a questo? Perché le parti hanno ritenuto opportuno dar il tutto “in pasto” a noi giornalisti? E’ nato un caso, si è parlato ancora di tennis in modo assai negativo, per polemiche e non per quello che dice il campo o per proposte costruttive. Non sarebbe stato meglio continuare a parlare del problema in privato e cercare di risolverlo senza inutili prove di forza? Non voglio pensare che si parli di questo per coprire altro, ossia come il nostro tennis azzurro stia boccheggiando terribilmente. Da inizio anno abbiamo vinto una manciata di match sull’Atp tour, siamo ai minimi storici. Perchè non concentrare energie così mal disperse in modo distruttivo per allestire un tavolo tra giocatori, tecnici, fedezione e quant’altro, per stringersi, unire le forze e cercare di ripartire? dicendosi le cose in faccia e affrontando per davvero i problemi? Se il nostro tennis maschile fosse in salute, non sarebbe un bene comune? Da come vengono gestite queste storie, cercando sempre e comunque la linea dura, temo che non ci sia la volontà reale di lavorare insieme per crescere. E mi dispiace.“
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