Camila… dove eravamo rimasti?

 

di Sergio Pastena

C’è una partita della quale, a distanza di quattro anni, ancora si parla tra gli appassionati di tennis. Una partita delle qualificazioni del torneo di Roma 2008, che in tanti si saranno sentiti descrivere ma in pochi hanno avuto l’opportunità di vedere: lo scrivente è tra quei pochi.

Arrivato a Roma con un bell’abbonamento per la settimana maschile, uno degli ultimi giorni mi aggiravo con un amico per i campi secondari, dove cominciavano le qualificazioni Wta, quando a un certo punto la mia attenzione fu richiamata da una ragazzina bionda con una bandana in testa che aveva appena tirato una mazzata terrificante. Quando il suono di un colpo è così forte, nonostante due campi di distanza, non si può rimanere indifferenti: mi avvicinai e scoprii che si trattava di Camila Giorgi, all’epoca sedicenne, che aveva portato al terzo set l’americana Jill Craybas. L’avversaria non era delle più tenere: 34 anni, espertissima e in un momento molto positivo, quell’anno aveva fatto finale a Pattaya ed era la numero 65 del ranking al momento dell’incontro. La Giorgi, invece, per me all’epoca era solo un nome: era quella ragazzina che voleva diventare al più presto la numero uno al mondo, e che ancora la settimana prima sosteneva di voler terminare l’anno tra le prime cento. Boutade adolescenziali, pensavo, tanto più che il tennis Wta di oggi non è lo stesso di quindici anni fa, quando le tenniste-bambine dominavano il mondo.

Ad ogni modo quello che vedemmo io e un mio amico più attonito di me fu davvero fuori dal comune: in campo contro un’avversaria forte e navigata, quella ragazzina attaccava in continuazione. Anche troppo, a dirla tutta, visto che era alla perenne ricerca del vincente. I punti praticamente finivano solo in due modi: Camila tirava un vincente (o in alternativa forzava l’errore della Craybas) oppure faceva un errore gratuito. La Giorgi uscì sconfitta dalla guerra con sè stessa, perdendo al tie-break del terzo, noi invece uscimmo dal Foro Italico convinti di aver visto all’opera un grande prospetto.

Come detto, però, il tennis femminile non è più roba da adolescenti, tant’è che la Giorgi in questi anni ha fatto dei passi in avanti ma è andata meno veloce del previsto. Per intenderci, Camila l’anno scorso è approdata tra le prime 150, ha esordito a Wimbledon e per la prima volta ha battuto una Top 100 (la Rodina a Pelham) ma ancora doveva entrare in tabellone in un evento del tour: qualche buon risultato a livello ITF ma tanta discontinuità per quella ragazza che, a nove anni, era stata notata persino da Nick Bollettieri. Insomma, si attendeva ancora il primo acuto a livello maggiore della Giorgi, che intanto non era più una sparapalle sedicenne ma aveva compiuto vent’anni.

Ecco, l’acuto è finalmente arrivato: dopo aver superato le qualificazioni, Camila ha eliminato nel primo turno del torneo di Memphis la russa Nadia Petrova, testa di serie numero uno del tabellone. Una vittoria netta, mai in discussione: 6-4 6-2 per la Giorgi, che si è distratta un attimo solo quando si è trovata a servire per il set sul 5-2 del primo. Impietose le statistiche: 81% di conversione sulla prima (che già nel 2008 era molto solida), 49% di punti alla risposta, 5 break su 13 opportunità contro i 2 dell’avversaria che, è bene ricordarlo, è l’ex numero 3 del mondo e attualmente occupa la posizione numero 32.

Non è dato sapere se Camila abbia “tirato tutto” come faceva un tempo, nè come stesse la Petrova: non c’era lo streaming e quindi tutte le informazioni provenivano da quella moderna forma di tortura che è il livescore. Quello che è certo, però, è che per la Giorgi si tratta del colpo più grande della sua ancora giovanissima carriera: un colpo che le permetterà, anche se si dovesse fermare al prossimo turno (attende la vincente di Oudin-Foretz Gacon) di avvicinare nuovamente il suo best ranking. Intanto noi incrociamo le dita e accogliamo con piacere questo successo, ciliegina sulla torta di un inizio di settimana perfetto per le nostre tenniste: fino ad ora hanno vinto anche Pennetta, Vinci, Errani e Brianti, in tutti i casi senza lasciare per strada neanche un set.

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