di Sergio Pastena
E’ stata una prima volta. E’ vero che quello di Belgrado, per Andreas Seppi, è il secondo titolo in carriera, ma quando ha recuperato in allungo l’ennesima palla corta di un Paire entrato in fase Benny Hill (capita spesso, al francese) per poi chiudere con una volèe ravvicinata, per la prima volta abbiamo visto l’atleta di Caldaro trasformare un match point in un torneo del circuito maggiore.
L’anno scorso, sull’erba di Eastbourne, Andreas aveva beneficiato del ritiro di Tipsarevic, vicino a una clamorosa rimonta nel terzo set. Tanti maligni, compreso il sottoscritto, avevano pensato che solo così Seppi poteva vincere un torneo, memori dell’occasione persa inopinatamente contro Mathieu a Gstaad, nel 2007. Bene: pubblica ammenda, senza mezzi termini. Pubblica ammenda perché Seppi ha giocato un grandissimo torneo, portando a casa 250 punti strameritati. E non ha avuto il braccino, perchè è vero che gli son serviti sei match point per chiudere, ma li ha quasi tutti annullati un Paire rassegnato alla sconfitta che, cercando lo showtime, si è inventato un paio di palle corte millimetriche.
Una finale facile, si dirà. In effetti lo è stata, ma solo perché Paire era in giornata no e, quando gli capita, diventa falloso oltre il ragionevole (58 i gratuiti finali). Andreas, però, il suo torneo l’ha vinto prima superando tre turni tutt’altro che facili. Esordio contro Dodig, uno che pochi mesi fa era vicino ai Top 30, con una vittoria in scioltezza forse prevedibile, vista la scarsa forma del croato. Contro Muller, però Seppi ha messo la quinta giocando una partita di grandissimo spessore e fermando il lussemburghese, cliente mai facile, con una prestazione maiuscola anche al servizio (7 aces) e alcuni passanti strepitosi nei momenti chiave della partita.
In semifinale, contro Nalbandian, pareva persa dopo un primo set ai limiti del disastroso (oltre 20 errori gratuiti) ma proprio lì il caldarese ha reagito: prima portando a casa in scioltezza il secondo parziale, poi recuperando un break di svantaggio nel terzo per strappare ancora il servizio all’argentino sul 5-5 e chiudere in battuta senza difficoltà. Niente braccino, niente rimonta incompiuta, cose che fino al 2010 erano state un po’ il marchio di fabbrica di Seppi. E soprattutto, se escludiamo lo scivolone di Miami contro Bautista Agut, niente sconfitte contro atleti fuori dai Top 100 da un anno e mezzo a questa parte.
La finale è stata solo il logico finale per un atleta che sta vivendo il miglior momento della carriera a 28 anni, età non da gerontocomio ma neanche da tennista di primo pelo. Meglio tardi che mai.
Bravo, Andreas (e scusa ancora).
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