di Giacomo Bertolini
7 titoli in singolare tra cui Stanford e Eastbourne, un’indimenticabile finale raggiunta a Wimbledon, una semifinale storica al Roland Garros.
E ancora, quarti a New York e Melbourne, 2 qualificazioni al Master di fine anno e un best ranking invidiabile alla piazza numero 7.
Questa è Marion Bartoli, eccentrica e discussa top ten francese, da diverse stagioni punto di riferimento in casa Francia, al di là delle sue altalenanti presenze in Fed Cup.
Questa è Marion Bartoli, o meglio, questa è anche Marion Bartoli, visto che quando si prende in esame la carriera della potente tennista transalpina sempre più difficile è scindere l’operato in campo di Marion da quello sugli spalti di padre Walter, onnipresente coach di dubbia simpatia e figura fondamentale (nel bene e nel male) nel lungo cammino da professionista della figlia.
Arcigno e sfuggente, ma allo stesso tempo grande motivatore e vitale fonte di istruzioni in campo per Marion, mousier Bartoli è diventato negli anni uno dei personaggi più carismatici e seguiti del panorama tennistico mondiale, da sempre curioso di esplorare i turbolenti e fusionali rapporti che, inevitabilmente, vengono a solidificarsi in una collaborazione tutta in famiglia.
Interazione forte e collaudata quella di Marion con padre Walter a cui, nonostante i metodi non propriamente ortodossi, si riconosce il merito di aver escogitato uno stile di gioco per la figlia talvolta bizzarro ma assolutamente efficace: dove sarebbe arrivata la Bartoli senza il suo atipico approccio quadrumane o il suo macchinoso movimento del servizio, senza la sua tattica frenetica e disturbante tra un punto e un altro e il suo irrinunciabile body language vincente?
Tutti quesiti che, a quanto pare, hanno trovato una risposta chiara e convincente nella testa della 28enne di Le Puy-en-Velay che, stando alle crescenti indiscrezioni degli uiltimi giorni, avrebbe clamorosamente deciso di rompere il longevo sodalizio col padre, decidendo di affidarsi alle cure dell’ex numero 1 del mondo Amelie Mauresmo.
Notizia che, come era ovvio, ha suscitato non poche polemiche e perplessità e che riporta alla luce l’atavica diatriba del rapporto genitori-figli in ambito tennistico, particolarmente veemente dopo le dichiarazioni shock delle violenze subite da Lucic e Dokic e i tentativi non completamente riusciti dei padri di Wozniacki, Rezai e Giorgi.
Di sicuro, anche se l’attuale numero 11 Wta assicura che la rottura è stata “soft” e condivisa, risulta alquanto difficile immaginare una pacifica uscita di scena dell’ingombrante Signor Bartoli, da sempre elemento costruttivo-distruttivo nella parabola della sua tenace allieva.
Quale sarà il prossimo capitolo nella vicenda della famiglia Bartoli non è dato sapere, certo è che mai come in questo momento la carriera della campionessa Marion sembra essere arrivata a una svolta chiave, forse da molto tempo covata in silenzio e temuta allo stesso tempo.
Riuscirà la numero 1 di Francia, alle prese con una pesante crisi di risultati e non più giovanissima, a reinventarsi da sola, trovando, senza l’appoggio del padre, i giusti equilibri per un’accelerata finale di carriera fatta di exploit e nuovi, fulminanti successi?