Articolo ed intervista di Giulio Gasparin e Michele Galoppini
Chiudete gli occhi un momento e pensate all’Austria. Ora ditemi se il vostro pensiero non è subito andato a rigogliose vallate, cime innevate ed abili sciatori, oppure forse è stata la musica di Mozart ad ispirarvi una sala da tè viennese, l’invitante profumo della Sacher Torte o forse il sapore antico della Linzer?
Eppure in Austria di tennis se ne è sempre prodotto di buona qualità, magari non in grande quantità, ma basti pensare a Muster o ad oggi a Dominic Thiem. E se le donzelle non hanno ancora vinto un titolo slam, Tamira Paszek è stata una delle ultime enfant prodige, con il suo doppio ottavo di finale a Wimbledon e agli US Open nel 2007 e chi non ricorda Sybille Bammer? Di certo se la ricorda Serena Williams, poiché la bionda mancina è stata l’unica ad aver giocato più di un match contro l’americana ed esserne uscita sempre vincitrice. Poco prima, alle luci della ribalta era arrivata un’altra austriaca, l’ultima ad essere stata tra le prime 10 del mondo: Barbara Schett. Di certo il suo è un nome che per tanti appassionati di tennis non rimanda solo ad una delle più importanti figure televisive legate al tennis, grazie al suo lavoro ormai decennale per Eurosport che la pone davanti a milioni di telespettatori, quantomeno durante tre slam all’anno.
La bionda austriaca nata ad Innsbruck è stata una delle più grandi campionesse che il tennis austriaco abbia potuto tifare: ha raggiunto la seconda settimana di ogni slam, è stata numero 7 al mondo in singolare e numero 8 in doppio, ha vinto 3 tornei WTA ed ha raggiunto altrettante finali, il tutto in un’era dove la concorrenza al top era quantomeno spietata. È stata vicina ad una medaglia olimpica a Sydney ed ha raggiunto anche i quarti di finale delle Finals WTA, quando la formula era ancora ad eliminazione diretta ed a 16 giocatrici.
Quando l’abbiamo incontrata a Linz, l’impressione nel vedere il suo sorriso disteso e nel sentirla parlare con gentilezza è stata comunque quella di un persona che è pronta per le vacanze, dopo una lunga stagione ricca di soddisfazioni e molto lavoro ed infatti è così. Anche se a Linz non è occupata con Eurosport, non è passata giornata che non facesse interviste in campo, aiutasse questo o quello, o fosse indaffarata con i mille progetti che ha sempre per le mani e per la testa.
“Questa è stata una settimana ovviamente davvero intensa, ricca di ostacoli, sfide e cose che ti sfuggono dalle mani, ma molto positiva, dopotutto questa è l’unica settimana in cui lavoro per un torneo e mi fa molto piacere, mi piace. Quando hai la possibilità di lavorarci, capisci quanto impegno ci voglia nell’organizzare un torneo del genere. È stata una bella esperienza, le giornate sono state ovviamente lunghe.”
Sembra che, nonostante l’attività di tennista professionista, la routine sia rimasta più o meno la stessa. Non solo il fisico è rimasto quello atletico ed armonioso di quando battagliava sui campi di mezzo mondo, ma pure l’austriaca ha scelto di prendersi una vacanza proprio quando anche le giocatrici sono pronte per la off-season.
“La settimana prossima sarò in vacanza proprio in Italia! Vivo ad Innsbruck quando sono qui in Austria, e quindi sono vicina all’Italia ed andrò a Portofino e Santa Margherita, nelle Cinque Terre, lungo la costa. Sto davvero aspettando questa vacanza, sono pronta (sorriso)!”
Dopo aver rotto il ghiaccio parlando delle bellezze della costiera ligure e del bisogno che tutti abbiamo di andare in vacanza dopo un intenso periodo di lavoro, mi sono tolto la curiosità che forse un po’ tutti abbiamo quando vediamo un giocatore o una giocatrice che fa carriera in televisione: come ci è arrivata?
“Allora, mentre ancora giocavo, i commentatori tedeschi mi avevano chiesto più volte se avessi voluto commentare con loro; venivano sempre ai tornei, quindi potevo farlo per i match che non giocavo. Poi, l’anno prima di ritirarmi, nel 2004, cominciai a pensare ‘dove vorrei andare? Cosa vorrei fare ora?’; non volevo fare la coach, ma sapevo di voler lavorare per la televisione, dopotutto mi piace molto parlare e fare cose del genere (sorriso). Poi un commentatore parlò con i capi di Eurosport di me e nel 2005 tutto cominciò subito. Iniziai con cose molto piccole, solo qualche intervista qua e là. Se le riguardassi oggi probabilmente resterei sconvolta (sorriso). Piano piano tutto crebbe, all’inizio erano solo i French Open, quindi French Open e Us Open ed anche gli Australian Open. Sempre di più e sempre meglio. L’anno scorso ho poi avuto l’opportunità di co-condurre lo show di Mats Wilander… sono passati 11 anni ora ed ho avuto l’opportunità di lavorare con qualcuno che ora è quasi come una famiglia, certamente degli ottimi amici. E continua ad ingigantirsi sempre di più, anche alcuni vostri colleghi di Eurosport Italia viaggiano di più e sono più presenti. È davvero eccitante e mi piace molto, anche se è stancante e stressante essere sul posto, come potete aver capito, ma se si lavora in un buon team con ottime persone lo si fa molto volentieri. Questo è certamente il mio caso e spero vada avanti per sempre (sorriso). Beh, magari non proprio per sempre (risata), ma comunque per molto tempo.”
Soddisfatta la mia curiosità e complimentatomi per la qualità del suo lavoro in TV, a mia modesta opinione, sempre divertente e comunque mai banale, è sembrato naturale viaggiare indietro nel tempo, prima ancora dei suoi esordi da commentatrici e prima ancora che divenisse la tennista di successo che tutti noi conosciamo. Tornare a quando, ancora giovane, fece il suo esordio qui a Linz grazie ad una wild card diversi anni fa.
“Tanti anni fa, esattamente (risata)! Saranno passati più di venti anni ormai… Per me tornare qui è davvero speciale. Mi ricordo perfettamente la prima volta in cui ci venni , ovviamente tutto è cambiato e diventato più moderno rispetto a prima. È stato abbastanza travolgente, è stato il mio primo WTA, ero praticamente pietrificata, ero quella che non conosceva nessuno ed io stessa non conoscevo nessuno, tutti parlavano inglese, era un torneo del circuito maggiore, c’erano supervisor, arbitri, raccattapalle… Ovviamente non giocai bene (risata) e persi al primo turno.”
Le cose cambiarono presto, però, e da quell’esperienza così travolgente ne uscì una ragazza più forte e più determinata, capace poi di raggiungere la seconda settimana almeno una volta in tutti gli slam.
“Credo l’anno successivo o due anni dopo, ottenni qui la mia prima vittoria contro una top10 e fu un’esperienza fantastica. La stampa austriaca voleva parlare con me e cose del genere… ora è bello vedere le differenze rispetto ad allora, come il torneo si sia sviluppato. E sono sempre contenta di essere coinvolta nell’organizzazione, perché conosco Sandra [Reichel, direttrice del torneo] da così tanto tempo, ci ho anche giocato assieme in doppio, quindi cerco solo di darle il massimo supporto durante la settimana ed anche tutto l’anno. Sono abbastanza occupata ma è davvero divertente. Poi se guardi attentamente, questo torneo non sembra affatto un International ma più un Premier o simili. È inoltre diventato molto popolare tra le giocatrici, possiamo solo essere orgogliose di tutto questo. Orgogliosa e parte del torneo da 23 anni! …in un certo senso…”
Infatti quest’anno Linz ha spento 25 candeline sulla sua torta e di certo c’è da essere fieri ad aver raggiunto un quarto di secolo di storia, soprattutto in un periodo in cui il baricentro del calendario tennistico autunnale si è spostato sempre più ad est e con il boom dei tornei asiatici e cinesi in particolare sono scomparsi molti dei tradizionali eventi dell’autunno europeo e la sua stagione indoor.
“C’erano molti più tornei indoor quando giocavo io. Ricordo che ero abituata a guidare fino a Filderstadt, che era il torneo che oggi è Stoccarda, per poi andare a Zurigo. E poi da Zurigo a Linz, e poi avrei potuto prendere un volo per andare a Mosca. Ora tanti tornei sono giocati in Asia ed ovviamente le europee preferiscono giocare in Europa e faticano. Per le europee è diverso giocare qui. Spero ci saranno molte più persone che proveranno ad organizzare eventi nel vecchio continente, ma non è semplice. Per tirare in piedi questi tornei si ha bisogno di così tanti soldi e devi cercare sponsor che accettino. L’Italia dovrebbe organizzarne di più ora che il tennis è così popolare!”
Poi la nostra Barbara ha sempre avuto un rapporto particolare con il nostro paese, avendo vinto il suo primo titolo nella prima finale in carriera nel momentaneamente scomparso torneo di Palermo.
“Oh Yeah! Era il mio torneo preferito, semplicemente lo amavo. Non solo ci ho vinto, ma credo di averci fatto anche finale ed una semifinale ed anche in doppio ho vinto il torneo. Non so perché ci giocavo così bene. E per qualche ragione avevo anche molti fan in Italia, forse perché ho giocato spesso lì i tornei junior od i $10.000. Era veloce arrivarci, dovevo semplicemente guidare verso sud ed arrivavo. Ma Palermo era semplicemente speciale, i match non cominciavano fino a tardi e giocavi la sera, ed adoravo il cibo. Quando ero felice di solito giocavo bene. Anche la terra era un pochino più veloce e non vedo l’ora lo riorganizzino, potrebbero fare un evento con le passate vincitrici, così da poterci tornare un giorno. Vincere il mio primo torneo là è stato davvero fantastico e speciale e me lo ricordo davvero bene.”
Non è cosa da tutti vincere il proprio torneo alla prima occasione utile, anzi, sono stati tanti i casi illustri di giocatori e giocatrici che hanno faticato a raccogliere il primo suggello, ma che una volta sbloccatosi hanno poi trovato modo di far dimenticare quelle iniziali defaillance: da Samantha Stosur alla nostra Francesca Schiavone, fino ad arrivare a Simona Halep. Lei che invece ha vinto da subito, cosa pensa sia la chiave per non subire mentalmente il momento?
“Alla tua prima finale giochi certamente con molto nervosismo. Ma dovresti ricordarti i tuoi punti di forza e fare leva su quelli, perché non hai niente da perdere dopotutto. Nel momento in cui si diventa nervosi bisognerebbe respirare e pensare alle cose semplici, senza complicarsi ulteriormente la vita. Bisogna godersela e viverla tranquillamente, giocare la prima finale è sempre un momento speciale, anche perché non ci si aspetta di arrivare per la prima volta in fondo ad un torneo.”
Ma se la prima finale non si scorda mai, anche il primo torneo deve essere un’esperienza altrettanto memorabile. Per la Schett il debutto è stato al torneo di Kitzbuehel, cittadina più famosa per la vertiginosa ed eroica discesa libera del mondo dello sci alpino che per il tennis, dove le era stata una Wild Card. “Sì, è vero, voi due avete fatto le vostre ricerche vedo, ben fatto!” Ha commentato con una risata, prima di esprimere la propria opinione sulle Wild Card, dando una risposta tutt’altro che scontata.
“Credo sia molto importante per le ragazze più giovani l’avere l’opportunità di essere parte di questi tornei, anche se poi non vincono, perché fa tutto parte dell’esperienza. Ma se vuoi essere un buon tennista, un giorno dovrai essere in grado di passare anche le qualificazioni. Quando ho ricevuto una wild card, credo in pochi casi abbia giocato davvero bene, ma la tua fiducia in te stesso aumenta quando riesci a farcela da solo, senza che una wild card renda le cose un pochino più semplici. È comunque una buona cosa per le giovani ricevere le wild card, per fare esperienza, anche per le nostre che sono un po’ troppo in basso in classifica per potersi fare le qualificazioni. Anche se la situazione, come lo è stato per me, ti può travolgere, quest’anno le nostre giovani hanno fatto bene qui a Linz. Barbara Haas e Mira Antonitsch mi hanno impressionato. Ma ripeto, alla fine se vuoi diventare una top player o la numero 1 devi battere tutte a prescindere dalla wild card. Dovrebbero pensare a questo le giocatrici, non dipendere dalle wild card: prenderle se ci sono, sennò farsi le qualificazioni.”
E ricollegandosi a quella tradizione di buone giocatrici, l’Austria in questo momento, causa anche i problemi fisici di Tamira Paszek, sta faticando a trovare un ricambio alla generazione di Yvonne Meusburger, Sybille Bammer e anche di Barbara Schett. Lei però si è espressa ottimista per le due ragazze già nominate.
“Barbara Haas è quella meno giovane, ha 19 anni, ma è migliorata molto quest’anno, si è allenata qui in Alta Austria con il suo coach ed ora è più aggressiva in campo ed è quello che mi piace. La strada è ancora lunga per arrivare, ma certamente ce la farà a mio parere. Abbiamo davvero bisogno di una giocatrice nella top100, perché attualmente non ce n’è una nemmeno della top200 e la cosa ci sta penalizzando e deve cambiare. Barbara non è alta o particolarmente potente, ma si muove davvero bene ed è forte mentalmente. Può entrare nella top100 senza problemi, deve solo crederci. È stata grande di fronte al suo pubblico ed è un buon segno. Invece Mira Antonitsch è molto giovane, ha 16 anni, le piacciono tanto le variazioni di gioco ed è una gran combattente. È attorniata da ottime persone, i suoi genitori erano entrambi tennisti e soprattutto suo padre era un ottimo giocatore, quindi loro sanno come darle i migliori consigli ed il migliore team. Sono molto appassionati di fitness e nutrizione ed anche questo è positivo per Mira. Sapete, quando ero 16enne sapevo solo di non dovermi bere troppe Coca Cola o Fanta e di non dover mangiare troppa pizza, nient’altro… Lei invece è molto professionale, le piace giocare e questo è tutto in suo favore. Se il suo fisico tiene, poiché ha già avuto qualche infortunio, penso che anche lei possa certamente puntare alla top100.”
Ma se la situazione del tennis austriaco è questa, viene naturale chiedere cosa pensa del tennis di noi che delle Alpi stiamo a sud. Ovviamente lei dice che non possiamo lamentarci, visto quanto successo a New York ed è stato inevitabile parlare della stupenda finale tutta azzurra.
“Immagino siate ancora particolarmente eccitati a riguardo. Chi l’avrebbe mai detto?! Cioè, chi avrebbe mai pensato che entrambe sarebbero riuscite ad arrivare alla finale, seriamente. So che sono due giocatrici molto talentuose e che non è difficile vederle nei quarti di finale o anche in semifinale, ma mai avrei pensato ad una finale tutta italiana agli US Open! Devo però essere onesta, me la sono goduta, non c’erano due robot in campo, c’era così tanta passione, per non parlare del discorso nella cerimonia e tutto il resto… e la qualità in campo è stata buona, considerando che probabilmente erano molto nervose. Mi piace il tennis ricco di variazioni, poi le conosco e so quanta passione ci mettono in quello che fanno, la stessa passione mostrata nel discorso alla fine.”
“Sono stata una ventata di aria fresca ed hanno dimostrato che tutti ce la possono fare, a tutte le altre giocatrici che anche loro possono vincere un Grande Slam. Se Flavia ce l’ha fatta contro ogni pronostico, perché le altre non possono? Fantastico vederle, anche considerato che sono over 30. Ed io ho giocato contro entrambe, il che è curioso e mi fa pensare che forse avrei dovuto giocare qualche anno in più (risata). Comunque sì, bellissimo e sono sicura che in Italia ora sono molto popolari ed il tennis anche più popolare di prima. Inoltre, è stata un’ottima cosa per Flavia annunciare il suo ritiro. Dimostra che persona forte lei sia e che non giochi a tennis solo per i soldi. Un finale coi fuochi d’artificio, al top. Avrebbe forse addirittura dovuto chiudere la carriera proprio a New York, però alle finali…Quanto perfetto è chiudere una carriera in questo modo? È stata protagonista per tanti anni, lo capisco perfettamente. Uno non vuole crollare in classifica e poi ritirarsi, verrà sempre ricordata come la vincitrice degli US Open.”
Il discorso poi è andato su Roberta Vinci e Francesca Schiavone, per lei che non sapeva quali fossero le loro intenzioni è stata una bella notizia sapere che entrambe avevano intenzione di continuare ancora un anno, seppure con obiettivi diversi: la prima per godersi un anno senza pressioni, la seconda per rompere il record di slam consecutivi, che ad oggi è di 62 ed è di Ai Sugiyama. Questo poi darà un altro anno alle più giovani per fare esperienza ed essere pronte a prendere un’eredità così importante.
“Il ricambio arriverà anche da voi, ho effettivamente parlato con Tathiana Garbin in Australia quest’anno e mi aveva detto che aveva ottimi prospetti in arrivo. E di lei mi fido, dovreste farlo anche voi, poi voi italiani migliorate con gli anni!”
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