Nonostante entrambe abitino ormai entrambe i piani alti della classifica WTA la considerazione fuori e dentro il mondo dei cosiddetti addetti ai lavori di cui gode Simona Halep supera di gran lunga quella che può vantare Ekaterina Makarova.
La cosa, a essere sinceri, non ci può stupire del tutto: la rumena ha messo agli atti due anni di crescita solida e costante che l’hanno portata a giocarsi la finale del Roland Garros persa al cospetto di Maria Sharapova oltre che quella del Masters di Singapore, ceduta a una straripante (e vendicativa) Serena Williams. Tutte cose che le hanno fatto accarezzare il vanto di seconda tennista del mondo e che comunque l’hanno consolidata come terza.
La russa dal canto suo è per la terza volta consecutiva tra le migliori otto giocatrici di un torneo del grande slam dopo i quarti di finale a Wimbledon dove si arrese solo alla ispiratissima Safarova di quelle settimane e –soprattutto- la semifinale allo US Open nella quale perse contro Serena Williams, ma non dopo aver estromesso dal torneo Eugenie Bouchard e una rediviva Victoria Azarenka. A Singapore poi c’è andata pure lei, anche se non l’hanno notato in molti perché concorreva nel Masters di doppio assieme a Elena Vesnina con la quale a New York aveva conquistato il titolo. Risultati ottimi, ma una personalità piuttosto timida e reticente alla fama oltre all’essere –per i media più generalisti- una delle tante russe dietro Maria Sharapova sono cose che fanno sì che ogni volta che la tennista moscovita raggiunge un risultato importante sembri catapultata lì direttamente da Narnia.
Naturalmente non è così, la Makarova è una giocatrice per cui, oltre ai risultati dell’anno scorso già citati, parla il percorso di quest’anno a Melbourne dove ha conquistato la possibilità di giocarsi i quarti di finale disputando un torneo finora senza sbavature, al punto che non ha ancora ceduto nemmeno un set e ha eliminato nell’ordine la belga An-Sophie Mestach, la nostra Roberta Vinci, una giocatrice in forte ascesa come Karolina Pliskova e infine Julia Goerges che sembra tornata su livelli di tennis più alti di quelli mostrati lo scorso anno. Segni di come la Makarova potrebbe far male alla Halep si sono visti in particolare nel match giocato contro la Vinci al secondo turno, non tanto per quanto corrisposto da Roberta (non ce ne voglia), ma per la partita esemplare giocata dalla russa che non ha mai dato all’azzurra la capacità di replicare. Vinci e Halep allo stato attuale non si possono paragonare per velocità e potenza di esecuzione né tantomeno per stato di forma, ma se Makarova sta davvero lavorando (come da certi indizi pare essere) sulla rapidità di preparazione dei colpi può rendersi la classica giocatrice che “toglie il tempo” e dare qualche problema in più a una regolarista come la rumena. Inoltre ha dalla sua le armi classiche che l’hanno accompagnata nella tacita ma costante scalata del ranking, vale a dire il suo servizio mancino in slice che le garantisce sempre molti punti e la sostiene nei momenti più difficili e la solidità di un gioco da fondo non potente quanto quello delle consuete lanciatrici di catene, ma con il quale è in grado di governare lo scambio con sapienza e precisione e conquistare vincenti che a volte sembrano disegnati con il compasso. Inoltre, nonostante affronterà nostra signora del lungolinea, anche la russa non è affatto debole in quel tipo di colpi e –privilegiata dal suo essere mancina- potrebbe arginare con il suo efficace dritto il temibile rovescio della Halep.
Non lo si può negare: nonostante queste premesse, il pronostico segue comunque la storia raccontata dall’unico precedente fra le due, 6-1 7-6 in favore della rumena a New Haven nel 2013, che seppure sia ormai lontano nel tempo fotografa la situazione che vede Simona un gradino sopra Ekaterina. Tuttavia, se dovesse finire ribaltato, non sarebbe accettabile parlare di clamorosa sorpresa e state pur certi che su Spazio Tennis non lo faremo.
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