da Roma, Alessandro Mastroluca
Ci crede, Andrea Arnaboldi, almeno per un set. E il pubblico del Pietrangeli fa di tutto per rendere ancora più calda l’atmosfera già bollente e spingere il 27enne milanese all’impresa di sovvertire pronostico, logica e classifica contro David Goffin. Per un’ora, la magia riesce, il sogno sembra vicino eppure ancora lontano, perché gli ultimi passi prima del traguardo sono sempre i più difficili. E il primo match in un Masters 1000 di “Arna” si chiude con una sconfitta onorevole e gli applausi per il 57 62 61 che comunque dimostra come l’azzurro, in giornata, possa valere più di un posto nei primi 190 del mondo, dove rientrerà dalla prossima settimana, vicino al suo best ranking di numero 165.
Il primo set pare avviato secondo copione, con Goffin avanti 4-2 e l’azzurro chiamato a salvare quattro palle del controbreak. Ma il mancino azzurro riesce a tenere il servizio e lancia una rimonta inattesa, scandita dagli applausi, dagli incitamenti di un pubblico molto “stile Davis”. In fiducia, Arnaboldi riesce a sfondare con i colpi di inizio gioco, a comandare col dritto, anche a sventaglio, a tenere il belga lontano dalla riga di fondo. E soprattutto a giocare sull’uno-due, in proiezione offensiva. Goffin, che non perde una partita completa contro un giocatore fuori dai 150 dal 2011, da Chadaj in un Future in Polonia (si è però ritirato dopo 4 game contro Austin Kraijcek due anni fa al Challenger di Noumea), perde a zero il break nell’ultimo game e scatena il pubblico del Pietrangeli.
Il campo diventa una bolgia, e nel primo game del secondo set l’azzurro salva sei palle break a un Goffin sempre più nervoso, anche con i giudici di linea, che chiede di controllare il segno un paio di volte e viene costantemente beccato dal pubblico. L’effetto però dura poco. Nel quinto game Arnaboldi, che illude e si illude di diventare il secondo mancino dopo Gilles Muller a sconfiggere il belga quest’anno, va sotto 0-30 al servizio per la prima volta dal terzo gioco del primo set, e in entrambi i casi finisce per subire il break. Ne seguiranno altri tre, di fila, fino al 57 62 10 Goffin.
Arna ne salva tre, di palle break, nel primo gioco del terzo, si prende un toilet break sul 2-0, dopo un turno di battuta fin troppo agevole del belga, a zero, ma ormai la partita è segnata. Ha ancora qualche colpo isolato, l’azzurro, ma deve ricorrere agli straordinari per restare in partita. I 24 vincenti contro 33 errori testimoniano alla fine quanto ha rischiato e che livello ha saputo tenere. Il belga però ha alzato il suo, di tennis, quando è servito di più. Ha commesso più gratuiti nel primo set, 11, che in tutti gli ultimi due: saranno solo 3 nel terzo parziale, quando ormai è in totale controllo del gioco.
Sarà dunque il belga ad affrontare il vincente tra il derby “dei pesi massimi” tra Tsonga e Querrey per un eventuale terzo turno con Murray, che però non ha ancora sciolto la riserva sulla sua eventuale presenza a Roma.
Donati non sfigura
Cuore, personalità, bel carattere quello di Matteo Donati, il “ceco nato per sbaglio ad Alessandria” (copyright Roberto Commentucci), che sul 4-2 nel secondo set si prende anche la soddisfazione di stampare tre ace di fila sul centrale a Tomas Berdych. Il 62 64 per il ceco, quello vero, dà comunque la misura della crescita dell’azzurro, al di là della sconfitta. Non era facile, anche scendendo in campo così tardi in uno stadio mezzo vuoto, non con l’atmosfera del Pietrangeli negli incontri diurni, lasciar scivolare la tensione e liberare i colpi, per godersi comunque il momento. Donati ci è riuscito, soprattutto nel secondo parziale. E questa, adesso, è già una bella vittoria. I successi, quelli veri, arriveranno.
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