di Giorgio Giosuè Perri
È stata la stagione dei record. La stagione del primo successo in un torneo dello Slam, a Parigi, la stagione della storica vittoria contro Mahut, a Mons, la stagione della crescita e della maturità, dentro e fuori dal campo. Per Andrea Arnaboldi, classe 1987, è stata una maratona (nel vero senso della parola) durata 11 mesi, una maratona iniziata a Brisbane e finita ad Andria.
Tra viaggi, sconfitte, sorrisi e vittorie, Andrea non ha mai perso la fiducia nei propri mezzi e mai ha pensato di non potercela fare. È partito dall’Australia collezionando due sconfitte nelle qualificazioni (a Brisbane e Sydney), ma è stato ad un passo dal raggiungere il Main Draw agli Australian Open. Ha vinto tante partite in primavera, sia sulla terra che sul cemento, scrivendo infine una pagina indelebile del tennis sui campi in terra rossa del Roland Garros. A Parigi è stato una continua girandola di emozioni, un’incredibile dimostrazione di carattere e fisicità portata avanti in una serie interminabile di vittorie e partite infinite da Andrea, che in campo c’è stato in quattro giorni di fila. Contro Pierre Hugues Herbert ha fatto la storia, giocando in maniera incredibile e vincendo dopo 4 ore e 30 minuti, per 27-25 al terzo, la partita più lunga di sempre sulla distanza corta. E si è ripetuto, il giorno dopo, contro Marco Trungelliti, recuperando uno svantaggio di 7-5 5-2 e conquistando in maniera miracolosa il primo turno dello Slam parigino.
La differenza tra i giocatori di prima fascia e quelli di seconda passa attraverso tanti piccoli elementi. Arna contro James Duckworth ce l’ha fatta, contro Cilic no. Arna sa che Marin ha carattere, mentalità, ma ancora oggi la sconfitta contro il croato non riesce a digerirla fino in fondo: “Non posso dire di essere soddisfatto. Sono arrivato stanco, certo, ma dopo il primo set ho accusato il colpo. Sapevo di poter tenere gli scambi, vedevo che dall’altra parte non avevo un giocatore troppo più forte di me tecnicamente, la differenza era minima. Sta tutto nel vedersi vincenti”. Ma i miglioramenti dal punto di vista mentale sono motivo di orgoglio per Andrea, che insieme al suo team (formato da Roberto Caldonati e Fabrizio Albani) lavora sulle tre aree fondamentali in maniera costante e produttiva: “Rispetto a prima mi vedo totalmente cambiato, diverso. Come persona, prima di tutto, ma anche come tennista. Sento di poter continuare a migliorare e non posso che ringraziare Roberto”.
Andrea Arnaboldi è un tennista capace di esprimersi bene su tutte le superfici. Lo ha dimostrato a Roma, giocando per più di un’ora e mezza alla pari contro David Goffin, lo ha ribadito a Mons vincendo una partita straordinaria contro Nicolas Mahut: “Preferisco il cemento Indoor, malgrado il mio allenatore dica che possa fare ancora meglio sull’erba”. Fabrizio Albani era convinto Andrea potesse fare ancora qualche passo in avanti questa stagione, ed effettivamente le conferme sono arrivate “Sono vicino al mio miglior tennis. La partita contro Mahut è stata una tra le più belle di tutta la mia carriera. Con il pubblico contro sono riuscito a disinnescare il suo servizio. Nel primo set ha servito con una percentuale incredibile, ma nel secondo set ho subito fatto il break e ho rimesso le cose in pari. Sotto 3-5 15-40 nel terzo ho iniziato a giocare in maniera incredibile. Dopo aver annullato due match point abbiamo giocato entrami bene, ma io ho trovato un passante incredibile e ho anche fatto due ace nel momento decisivo.
Arna non è mai andato oltre la 153esima piazza in classifica, ma ad oggi si dice fiducioso. Rispetto all’anno scorso ha guadagnato più di 30 posizioni e si sente un’altra persona: “In campo sento di avere una maturità diversa, mi sento più grande. Sono migliorato globalmente, anche se il salto grosso non l’ho ancora fatto. Sento di avere tutto per farlo, ma appunto devo riuscirci”. Il Ranking ATP è più difficile da scalare all’inizio, è più complicato staccarsi dalla 140 per arrivare alla 100 piuttosto che andare dalla 100 alla 70. Una volta dentro ai grandi tornei la possibilità di fare punti è più facile, così come è più facile entrare mentalmente nell’ambiente e nelle gerarchie: “Le partite si devono vincere, a tutti i livelli, ma ho intenzione di giocare le qualificazioni dei 250, credo sia giunto il momento di provare ad alzare il livello”.
Andrea Arnaboldi è motivato. Andrea Arnaboldi è ambizioso. Andrea Arnaboldi dimostra di essere maturo, di voler scalare la classifica e di voler continuare a crescere. Poco importa se questo significa ricominciare a soffrire, lottare, viaggiare e rinunciare a punti facili. Arna vuole arrivare nel tennis che conta, vuole farlo sfondando tutte le porte, senza tralasciare nulla e senza rinunciare a niente. Perché l’animo di un guerriero è incorruttibile.