Tutte le persone dovrebbero avere il diritto di fare un lavoro che piace, che diverte, che fa stare bene. Ovviamente, non sempre è possibile, ma qualcuno ci vuole provare. Come Alice Moroni, che è stata una discreta tennista professionista, arrivando fino alla posizione numero 377 nelle classifiche mondiali nel settembre del 2009, e vincendo 4 tornei ITF in singolo più 1 in doppio, ma poi ha realizzato che il tennis non la divertiva più e ha deciso di smettere. Passato un po’ di tempo ha però ha capito che, invece, il tennis è comunque parte integrante della propria vita ed ha deciso di ricominciare una nuova carriera, non più come giocatrice ma come maestra e allenatrice di ragazzi e ragazze che iniziano a cimentarsi con questo sport.
Ogni tanto, però, gioca ancora Alice, ed è ancora brava, tanto brava di vincere il torneo Open organizzato dal TC Valletta Cambiaso a Genova, conquistando la possibilità di partecipare la prossima settimana alle pre-qualificazioni degli Internazionali BNL d’Italia. A Roma, fra l’altro, Alice ha vissuto i momenti più alti della sua carriera tennistica, perché è arrivata per ben due anni consecutivi, nel 2009 e nel 2010 a giocare nel tabellone delle qualificazioni. Nel 2009 ha anche passato il primo turno battendo la statunitense Varvara Lepchenko e poi perdendo, al turno decisivo, avendo molte chance di vincere il primo set, con l’ucraina Mariya Koryttseva, giocatrici entrambe intorno alla centesima posizione del ranking. Nel 2010 ha perso invece al primo turno con la brittannica Anne Keothavong.
La prossima settimana Alice tornerà al foro italico, ovviamente con una situazione personale e professionale ben diversa dal 2009, ma sicuramente non potrà fare a meno di rivivere le emozioni di quel fantastico torneo. La intervistiamo per scoprire la sue sensazioni prima della sua partenza per Roma.
Sei tornata a giocare in un torneo ufficiale ed hai subito vinto. Raccontaci il tuo Open che ti ha portato ad aggiudicarti la possibilità di fare le pre-quali per Roma.
Sono andata a fare il torneo prima di tutto per una sfida personale. Volevo vedere se ero ancora in grado di almeno giocarmela con altre ragazze. La determinazione era tanta perché Roma è in cima ai miei ricordi tennistici e quindi volevo fare di tutto per provare a tornarci da tennista. Certo non ho fatto una preparazione specifica, non mi sono allenata come fanno le tenniste “vere” e quindi in realtà non è che ci sperassi più di tanto di vincere. Invece è andato tutto benissimo, sempre vinto in due set, davvero molto meglio di come mi aspettassi, ovviamente per il risultato finale, ma anche per il gioco che sono riuscita ad esprimere.
L’atmosfera degli Internazionali è unica
Per tutte le giocatrici italiane credo che sia un sogno giocare al Foro Italico, arrivarci vuol dire che si è brave, che si realizza un sogno. Fra l’altro a 18-19 anni, numero 400 del mondo, in ascesa, una delle migliori d’Italia, era quasi “normale” arrivarci, erano gli altri che mi guidavano in quello che facevo, non mi rendevo nemmeno bene conto di quanto era bello e importante esserci arrivata. Adesso invece sono io che ho scelto di prepararmi a questa “sfida” sostanzialmente da sola, ed averla vinta mi dà forse ancora più soddisfazione rispetto a quegli anni. Non nascondo che sto facendo fatica a dormire la notte se penso che tra una settimana sarò ancora a giocare al Foro Italico.
Riviviamo il ricordo del Foro Italico nel 2009. Ci pensi ancora qualche volta a quella partita che ti avrebbe permesso di entrare nel tabellone principale?
Non immagini quante volte ci abbia pensato. Fra l’altro stavo vincendo 5-2, poi c’è stata la sospensione per la pioggia e al rientro non sono più riuscita a giocare come sapevo e quindi lei mi ha recuperato e ha vinto poi facilmente nel secondo set. Però a mente fredda mi rendo conto, intanto che lei era più forte di me e quindi era stata lei ad migliorare il suo gioco e al massimo delle potenzialità di entrambe non avrei potuto mai vincere e poi comunque anche io avevo affrontato la partita nel modo giusto e non ci sarebbero state altre possibilità di far girare il match, allora non ne avevo le capacità. Quindi, certo c’è del rammarico, però credo che quella partita comunque non sarebbe potuta andare diversamente.
Dopo di allora però è iniziata una parabola discendente che ti ha portato ad abbandonare il tennis professionistico. Ci spieghi le motivazioni di questa decisione, che immagino sia stata sofferta.
In realtà la scelta di lasciare il tennis è stata abbastanza facile, semplicemente non mi divertivo più a giocare, non avevo più motivazioni per fare viaggi e trasferte per giocare partite che non mi entusiasmavano. Poi volevo continuare a studiare, girando il mondo con i tornei era davvero impossibile e in quel momento della mia vita ho deciso, molto serenamente, che avrei preferito studiare e fare altro nella vita.
Poi però hai capito che il tennis è comunque importante nella tua vita
Sì, esattamente. Per un po’ di tempo ho staccato completamente, poi sono entrata in un circolo, vicino a casa mia, a Osio sopra e con il maestro Andrea Biffi ho iniziato a riprendere la racchetta in mano e ho capito che il tennis fa parte della mia vita, mi piace troppo. Non voglio riprendere la strada dei tornei, dei lunghi viaggi, quello non fa più per me, però ho capito con certezza che voglio continuare a stare nel mondo del tennis.
Raccontaci quello che fai adesso, nella tua “nuova carriera”
A Pradalunga,vicino Bergamo ho aperto un mio piccolo circolo, il Tc Pradalunga. Insegno a giocare a tennis soprattutto a ragazzine e ragazzine ma anche ad adulti. E’ un qualcosa che mi prende moltissimo, lo faccio con grande soddisfazione, lo farei anche gratis perché è davvero un lavoro che mi appassiona tanto, però spero davvero che questa sia la mia occupazione ancora per tanti anni perché il tennis è davvero la mia vita.
E comunque stai continuando anche a studiare
Sì, sto facendo Scienze Motorie all’Università Cattolica di Milano, voglio laurearmi e sarà una grande soddisfazione per me quando ci arriverò. Come dicevamo prima, giocare con continuità e studiare e magari guadagnarsi da vivere insegnando tennis, se non guadagni tanto con i tornei, è praticamente impossibile. Io ho scelto questa strada che mi permette di vivere con il tennis, pur senza fare tornei e, per ora sono assolutamente soddisfatta di questa scelta che ho fatto.
Questa scelta ti permette magari di pianificare il futuro in modo un po’ diverso rispetto ad altre tue coetanee che continuano a fare tornei, pur, credo, avendo la consapevolezza di non poter mai diventare top players
Ognuno fa le sue scelte di vita e vanno rispettate. Ho letto una splendida vostra intervista a Stefania Chieppa, che pur essendo giovanissima ha già un bambino e comunque gioca ancora ogni tanto. E’ chiaro che la decisione di farti una famiglia, magari di diventare mamma incide notevolmente sulla carriera, però adesso si riesce a giocare anche fino a 35-40 anni, per chi vuole farlo.
Adesso tra l’altro l’età media delle tenniste si sta alzando. Non ci sono più le bambine prodigio che a 16 anni arrivano agli slam e invece abbiamo esempi di tenniste che danno il meglio dopo i 30 anni. Credi che sia un bene?
Assolutamente sì. Da ragazzina non hai bene la consapevolezza di quello che fai. A 24-25 anni arriva una maturità che aiuta tanto anche per vivere le frustrazioni e le insoddisfazioni che possono sempre capitare. Qualcuno a 24 anni mi diceva che ero ormai vecchia, ma invece quell’età dovrebbe essere il punto di partenza e non di arrivo di una carriera.
Anche in questo senso è importante seguire le ragazze, dopo la fase junior, come sta facendo Tathiana Garbin con il progetto Over della FIT.
Quando avevo io 19 anni non c’era e credo che sicuramente mi avrebbe aiutato, anche se, in realtà io ho saltato completamente la fase junior, passando dai tornei under 14 e under 16 ai tornei pro. Però è vero che quell’età è un momento molto delicato della carriera di una tennista e credo sia un bene provare ad aiutarle in tutti i modi possibili.
C’è qualche tennista a cui sei particolarmente legata e in qualche modo ti manca poterla vedere meno, non facendo più gli stessi tornei?
Ce ne sono molte, io sono rimasta molto molto amica con Martina di Giuseppe, anche lei ha vinto un Open e sono contentissima di rivederla a Roma alle pre-qualificazioni. Poi sono molto legata a Giulia Remondina, abbiamo fatto tantissimi doppi assieme. Poi, anche se non la conosco benissimo, sono davvero molto contenta che sia tornata a giocare Martina Trevisan. Credo che lei abbia un grandissimo talento, ha vissuto una vicenda personale in qualche modo simile alla mia, non si divertiva più a giocare a tennis e ora ha ritrovato la forza e il coraggio di ricominciare, per questo faccio il tifo per lei ogni volta che gioca.
Infine cosa ti senti di consigliare a una ragazzina che inizia a giocare a tennis
Il consiglio principale che mi sento di dare è quello di prendere il tennis come un gioco e di non smettere mai di divertirsi con la racchetta. Anche per chi ha tanto talento e si vede che potrebbe diventare una professionista, consiglio davvero di vedere le partite come un semplice gioco, non come un fatto di “vita o di morte”, altrimenti alla prima difficoltà passerà tutta la voglia e sarà dura andare avanti. Se ci si diverte invece si potrà anche arrivare molto in alto.
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