36 sfumature di Nicolas Massu: quando la tenacia è d’oro

Massu Gonzalez

di Claudio Maglieri

“Ancha! Ancha esta pelota! Es oro para Chile, es oro para Nicolas Massu! No estamo sonando, esto es verdad! Estoy llorando! Viva Chile, mierda!”.

La carriera di Nicolas Massu, in fondo, è tutta qui: 22 agosto 2004, il telecronista Fernando Solabarrieta  emozionò il mondo intero con uno dei racconti sportivi più toccanti di sempre, nel tennis e non solo. Ognuno di noi, almeno una volta, ha riguardato su youtube  gli highlights della finale olimpica di Atene 2004 tra Massu e Mardy Fish, partita che diede al cileno un’indimenticabile medaglia d’oro su una superficie a lui poco congeniale come il cemento: evidentemente era destino che finisse così, Massu vinse la finale 6-4 al quinto e incredibilmente fece il bis in doppio, sconfiggendo insieme a Fernando Gonzalez il duo Nicolas Kiefer-Rainer Schuettler (ancora 6-4 al quinto, dite che è un caso?). E pensare che in singolare Roger Federer, già numero 1 incontrastato, si fece buttare fuori al secondo turno da Tomas Berdych gettando alle ortiche la possibile di tornare a Basilea con la medaglia d’oro al collo. Ma questa è un’altra storia.

Torniamo a Massu, che il oggi spegne 36 candeline sulla torta di compleanno. Intendiamoci, non stiamo parlando di un campionissimo capace di lasciare orme indelebili nel nostro sport: potremmo dedicargli un articolo riepilogando i suoi successi (6 titoli in singolare ed 1 in doppio). Oppure potremmo ricordare di quando, il 13 settembre 2004 entrò nella top ten issandosi al numero 9 del ranking Atp. Ma così ne uscirebbe il classico pezzo “celebroriepilogativo” e l’obiettivo non è questo: piuttosto, Massu è un tennista che ci piace ricordare per la sua grande capacità di arrivare con il duro lavoro là dove il solo talento di partenza non lo avrebbe mai condotto. Non era altissimo eppure serviva bene, possedeva un rovescio di caratura tutt’altro che eccezionale eppure riuscì a farsi valere anche sui campi rapidi (e Atene 2004 ce lo dimostra), non aveva il tocco dei migliori ma riuscì a colmare le sue lacune con la rabbia agonistica.

Quanti giovani dovrebbero prendere esempio da uno come lui? Tanti, forse troppi. Nello sport, così come nella vita, nessuno ti regala nulla ma puoi comunque farcela se non perdi mai di vista l’obiettivo, se credi in te stesso ma soprattutto se sai analizzare i tuoi errori e spingere più in là i tuoi limiti. Lui ce l’ha fatta, anche se per un periodo di tempo relativamente breve: il doppio oro olimpico, infatti, rappresentò per lui l’inizio della fine. Soldi, fama, gloria. E donne, soprattutto: tante, belle, famose. Il nome più celebre? Quello di Salma Hayek, attrice con la quale ebbe un legame di circa tre mesi nel 2005: 39 anni lei, 26 lui, una distanza notevole e infatti non durò. In parecchi, tra i tennisti di oggi, firmerebbero a occhi chiusi per sfondare anche in quel campo: di lui ricordiamo anche la storia di quattro anni con la splendida Dayane Mello, che nel 2014 raggiunse fama in Italia partecipando a Ballando con le Stelle. Per la cronaca, la ragazza uscì in seguito anche con Mario Balotelli e lo descrisse come “una persona che non ho il piacere di ricordare: è un egoista, un bambino che deve crescere”.

Massu, invece, è cresciuto più che a sufficienza e non è un caso che la Federazione gli abbia affidato la panchina della squadra di Coppa Davis: il suo assistente è Marcelo Rios e recentemente il team composto da Christian Garin (promessa che tuttavia fatica a sbocciare), Hans Podlipnik Castillo, Juan Carlos Saez e Gonzalo Lama ha ribaltato 5-0 il Venezuela, salendo nel Gruppo I 2016. Non è così lontano nel tempo il giorno in cui comunicò di voler appendere la racchetta al chiodo: eravamo nel 2013, aveva giocato (e perso) la sua ultima gara challenger di Manta (ko in due set con Alejandro Gonzalez). Eppure sembra passata un’eternità, in quello stesso periodo anche James Blake decise di uscire di scena: personaggi di un’altra epoca, a cui noi fa sempre piacere dedicare alcune righe.

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