di Jacopo Stefanini e Alberto Cammarata
Jacopo Stefanini: Ieri, giunta la conclusione del mio torneo ad Hammamet, ho avuto l’occasione di parlare con il mio amico Alberto Cammarata, che mi ha voluto esporre un suo pensiero. Credo sia giusto dedicargli 2 minuti del vostro tempo…
Caro amico, come ben sai, sono un giocatore di tennis italiano e il mio best ranking fino ad oggi è stato 869 Atp. In questi giorni sto assistendo a un torneo giovanile e mi sono tornati in mente alcuni momenti vissuti da bambino che ci tenevo conoscessi anche tu.
A partire dai 10 anni sono stato uno tra i ragazzi più forti d Italia e mi auguro vivamente che i ragazzi e soprattutto i maestri di oggi non commetteranno mai gli errori che ho commesso io! Premetto che ho una famiglia che mi è stata sempre vicina e non mi ha mai messo pressione o chiesto un risultato. Senza però trascorsi di professionismo in nessuno sport mi hanno affidato completamente ai maestri…già, ai maestri.
Quanti maestri hanno la conoscenza per dare realmente la possibilità a un bambino di provare a fare un giorno il tennista? Te lo dico io, davvero pochissimi! Quanti maestri riescono a convincere i genitori dei ragazzi che il risultato fino a 16 anni conta davvero 0, ma l’unica cosa importante è lavorare sulla mente del ragazzo? Quanti maestri riescono ad abituare il proprio ragazzo a prendere batoste, delusioni e chiaramente lavorare sulla prospettiva del loro tennis? Pochi…
Ho parlato di batoste perché per qualsiasi giocatore, da Federer in giù, arriverà un momento in cui l’autostima e l’ambizione si bloccano. Chiaramente moltissimo dipende dalle qualità, c’è chi si blocca all’inizio della seconda categoria, chi si blocca al numero 200 Atp. Ma stanne certo: appena entri nel mondo del professionismo prenderai batoste!
Prova a parlare con un ragazzino di 15 anni che è tra i più forti d Italia e non ha un allenatore di spessore alle spalle, posso assicurarti che i pensieri che gli passano per la testa sono: i contratti con racchette e vestiti, la reputazione della federazione, vincere contro quelli del proprio anno, ecc. Ti posso inoltre garantire che se gli chiedi di cambiare anche una minima cosa nel loro tennis sarà davvero impossibile perché purtroppo si sono resi conto che con quello che hanno si può vincere. Perché in Italia c’è un livello di tennisti dai 150 ai 1200 Atp davvero altissimo ma in pochissimi riescono ad arrivare nei 100? Te lo siete mai chiesto? Mentre magari in Spagna hanno 15 top 100?
Il problema sta che nei nostri circoli. Mi spiego meglio: il maestro “bravo” lavora con i ragazzi grandi che probabilmente già hanno convinzioni sbagliate perché vengono da anni e anni in cui hanno ascoltato convinzioni totalmente errate. Il maestro “bravo” è davvero così bravo da smontare un ragazzo e rimontarlo? Conosco tantissimi maestri italiani bravissimi a insegnare tecnicamente il TENNIS, ma pochissimi che hanno davvero il metodo di lavorare con la mente di un ragazzino. In Spagna è molto diverso perché la Conoscenza tennistica, con la “C” rigorosamente maiuscola, dei maestri molto probabilmente è più bassa della nostra, ma la conoscenza media sportiva dei maestri spagnoli non è neanche paragonabile a quella dei nostri. E’ difficilissimo vedere una spagnolo di 15 anni che ha come priorità il contratto, la federazione, il vincere.
Perché sin da piccoli hanno Insegnato loro il migliorarsi per poi vincere quando conta. Io a 14 anni ero numero 10 in Europa e numero 2 d Italia e non scorderò mai quando l’allora numero uno, in un torneo in Belgio, superò 61 61 Dominic Thiem, che fino all anno prima era tra i 5 più forti d Europa e solo a distanza di pochi mesi non era più nemmeno tra i primi 100. Ricordo come se fosse ieri che Thiem uscito dal campo, battuto così nettamente, andò direttamente a giocare un paio d’ore alla PlayStation e, in seguito, il suo allenatore gli fece fare un’ora di corsa; ci incontrammo sul pulmino per tornare in hotel e lui aveva la PlayStation portatile in mano ed io ero felicissimo perché mi era qualificato per i quarti di uno dei tornei più importanti d Europa. Ricorderò sempre che parlammo per tutto il tragitto e tra me e me pensavo: “poverino, questo ragazzino l’anno scorso avendo il rovescio a 2 mani era fortissimo, quest’anno con il rovescio a una è tra i più scarsi”. La sua serenità mi stupì. Adesso, a dieci anni di distanza e con tantissime esperienze vissute, posso sicuramente dire che lui era sereno perché gli avevano insegnato che doveva semplicemente migliorarsi e quel rovescio a due mani non poteva portarlo tanto in alto, mentre io ero felice per i miei quarti al torneo under 14. Adesso gioco tutte le settimane futures da 15 mila dollari, Dominic è numero 7 del mondo e gioca tutti gli Slam. Triste da dire, ma è la verità.
Quindi, caro amico mio, l’umile consiglio che posso dare a certi maestri, è questo: preparatevi e girate il più possibile, dedicando più di quello che potete al vostro ragazzo, curatelo come se fosse un vostro figlio, perché giocate sui sentimenti dei ragazzini ed è grazie a voi che cambiano determinate carriere. Non fate l’errore di pensare di essere molto bravi solamente perché sapete aggiustare molto bene un colpo tecnicamente, ma studiate per lavorare su un ragazzo a 360 gradi e per metterlo davvero in condizione di esprimersi un giorno al suo massimo. Mi dispiace se ti ho tenuto a leggere questa lettera che mi è venuta in mente di scriverti, però per il bene del tennis e dei ragazzi che rappresentano il futuro di questo sport credo sia opportuno dedicare un po’ di tempo a ciò che mi tormenta da anni…
A presto, un abbraccio
Firmato Alberto “Beto” Cammarata