di Giorgia Giambenedetti
Paese che vai, usanze che trovi – Germania
“Paese che vai, usanze che trovi”. Ognuno di noi conosce a memoria questo detto e l’ha sentito e risentito mille volte. Eppure, se sei una ragazza nata negli anni ’90 e cresciuta in un ambiente internazionale, questo fatto tendi a sminuirlo, quasi a dimenticarlo. Perché in fondo, che vuoi che sia, ci sono l’Europa unita e la globalizzazione. Perché in fondo hai sempre superato senza troppi controlli le dogane dei paesi visitati e perché in fondo fin da piccola la paghetta l’hai sempre e solo percepita in euro, la valuta che unisce „tutti“ i paesi del tuo palpabile, piccolo orizzonte. Vuoi che ci siano sostanziali differenze tra due paesi cosí vicini come l’Italia e la Germania? Ma va…
E invece no! Le differenze ci sono, eccome! Ogni aspetto della vita quotidiana si distingue nei due paesi attraverso piccole o grandi differenze. Ma poiché non penso che siate interessati a tutti gli aspetti della mia vita quotidiana, mi limiteró a descrivere le differenze che saltano all’occhio in ambito tennistico.
Una premessa peró é opportuno che io la faccia: non ho girato la Germania intera, né ho potuto fare un’intensa attivitá tennistica. Mi sono limitata a giocare la coppa a squadre per un circolo berlinese allenandomi sí e no una volta a settimana. Ma questa piccola esperienza mi é bastata per accorgermi dell’esistenza di sostanziali differenze tra il sistema e l’ambiente tennistico italiano e quello tedesco. Tuttavia urge fare un’altra premessa: non parlo qui in veste di esperta del sistema tennistico tedesco, anzi, tutt’altro! Devo ammettere infatti che, a causa di queste fatidiche differenze, in realtá ancora non ci ho capito molto di come funzionino le cose lí sú.
Step 1: La ricerca di un circolo a Berlino
Il primo passo puó sembrare semplice e banale: bisogna trovare un circolo. Venendo da Roma sono abituata a passare quotidianamente davanti a circoli sportivi e quindi spesso anche di tennis. Basta imboccare il lungotevere e giá c’é l’imbarazzo della scelta.
A Berlino invece no. Dopo mesi di vita quotidiana berlinese non mi ero ancora imbattuta in nessun circolo. Ho dovuto ricorrere all’aiuto del caro google e inserire nel motore di ricerca le banali parole: Tennis Verein Berlin. In quel momento ho capito perché non fossi ancora mai passata davanti ad un circolo di tennis: si trovano praticamente tutti fuori dal centro. A questo c’é peró una spiegazione, visto che i veri berlinesi, in particolar modo quelli benestanti e quindi i potenziali soci, spesso vivono ai bordi di Berlino mentre il centro pullula di non-berlinesi, siano essi tedeschi, turchi o di altre nazionalitá. Appartenendo io a quest’ultima categoria ho subito dovuto realizzare che praticamente tutti i circoli si trovavano a circa un’ora di viaggio da casa. Un’ora di viaggio con i mezzi pubblici ovviamente, perché i non-berlinesi a Berlino si muovono esclusivamente con i mezzi pubblici.
Le “Hallenschuhe”
Alla fine tra i circoli proposti da google ho optato per il “S.V. Berliner Bären e.V” che si trova a Wittenau, a nord di Berlino o a Berlino nord, a seconda dei punti di vista. Mi viene indicato un signore al quale avrei potuto chiedere informazioni e lo trovo seduto al tavolo del “Clubhaus”, la “casa del circolo” davanti all’ovviamente immancabile boccale di birra. La squadra femminile si allena il lunedí sera, mi dice, e mi posso aggiungere ad un allenamento per vedere il livello. Non devo peró dimenticare le “Hallenschuhe”, le scarpe per la Halle, il campo coperto. D’inverno infatti, ovviamente, si gioca solo nella Halle visto che i campi fuori sono ricoperti di neve e comunque fa troppo freddo per stare all’aperto. Con l’ingenuitá di una ragazza sudeuropea (o del Centro-Italia?) mi sono presentata all’allenamento con un normale paio di scarpe da tennis, ma con la suola pulita. In fondo tutti noi sappiamo quanto sporchi la terra rossa e se la Halle non é in terra battuta potrebbe essere molto fastidioso rimuoverne ogni volta tutta la sabbia rossiccia, ho pensato. Per questo bisogna indossare delle scarpe diverse dalle solite. Ma mi sbagliavo. Mi è servito un sono cazziatone da parte di alcune socie severe e nevrotiche per capire che le “Hallenschuhe”, contrariamente a quanto pensassi, sono proprio un modello di scarpe da tennis. La maggior parte di voi appassionati ed esperti di tennis ora stará ridendo di me, ma io non avevo mai visto né sentito parlare di questo genere di scarpe. Per me giá le “semplici” e “normali” scarpe da tennis erano delle scarpe da tennis con la suola liscia per non rovinare il campo. Cosí l’ho sempre spiegato ai miei amici non praticanti. Invece a Berlino comprando le “Hallenschuhe” ho compreso cosa significhi davvero avere la suola liscia. Altro che le scarpe da terra battuta!
La Halle
Come si sará capito dal punto precedente, la Halle era per me un concetto abbastanza nuovo. Non che non ne avessi mai vista una, ma ci avevo giocato solo una volta quand’ero bambina. E la Halle di quando ero piccola era diversa. Quindi mi sono ritrovata ad allenarmi su una superficie che per me veniva da un altro pianeta, una moquette velocissima. Io, pallettara, su una moquette in cui la palla non fa in tempo a rimbalzare che giá ha raggiunto il fondo della Halle. Come ci si puó immaginare, ho avuto, specialmente all’inizio, non pochi problemi! A rappresentare nel migliore dei modi le mie difficoltá nel trovare il tempo sulla palla é stato il mio liscio, ma proprio LISCIO LISCIO di quelli che con la racchetta stai da tutt’altra parte rispetto alla pallina, alla prima risposta che ho tentato di fare su un servizio in slice. La palla é schizzata via in un modo che per me andava al di lá di ogni legge fisica vigente su un campo da tennis. Il maestro allora vedendomi confusa ha sorriso e mi ha chiesto: “Non hai mai giocato su questa superficie vero?”. Ovviamente no. Io conosco praticamente solo la terra battuta. Mi é capitato poi qualche volta di giocare sul cemento, sull’erba sintetica (che i berlinesi sembrano non conoscere) o sul mateco (che nemmeno ho provatoa descrivere ai tedeschi), ma su una moquette del genere proprio no. “Una volta un mio allievo vedendo questa superficie mi ha detto che lui una cosa del genere l’aveva vista solo nel salotto di casa!”, mi ha raccontato il maestro. “Ecco”, avrei voluto ribadire “anche io”.
Gli allenamenti
Non mi sono allenata spesso, lo ammetto. Ma ho potuto comunque osservare alcune cose interessanti. Prima di tutto, il circolo finanzia l’allenamento (oltre alla quota per diventare socie) alle giocatrici della prima squadra o comunque alle prime otto giocatrici che hanno effettivamente voglia e tempo di allenarsi una volta a settimana con il maestro messo a disposizione dal circolo. Per me significava allenamento a scrocco! Incredibile se ripenso a quanti soldi ho fatto spendere ai miei genitori per allenarmi ed ora che non do piú molta importanza al tennis e le mie condizioni fisiche e tennistiche sono a dir poco disastrose, mi viene finanziato l’allenamento! Wow!
Inoltre per la prima volta ho capito che ci si puó allenare bene e stancare molto anche se si é in cinque su un campo. Cinque persone su un campo! Roba impensabile per come ero abituata io a Roma. Eppure, complice il fatto che ci sono solo due campi agibili d’inverno, noi spesso ci trovavamo in queste condizioni. E il maestro non aveva alcuna difficoltá a gestire la situazione. Non pensavo ci si potesse allenare in modo cosí faticoso anche su un campo sovraffollato.
La preparazione atletica
Prima di parlare di questo capitolo devo premettere che ne posso parlare solo per sentito dire, ma siccome trovo sia un punto interessante o comunque buffo, ho deciso di menzionarlo. Per la preparazione atletica non era previsto un allenamento apposta. Cosa comprensibile, pensavo, visto che siamo tutte ragazze dai 19 anni in su che giochiamo perché ci piace e vogliamo farlo, ma che in realtá di giocare veramente abbiamo giá smesso. Invece sono stata molto sorpresa nel vedere che il circolo organizzava per tutti i soci una seduta di preparazione atletica settimanale il sabato pomeriggio. Non ho potuto gustarmi lo spettacolo in prima persona, ma deve essere impressionante vedere tante persone di livello e di etá molto differenti fra loro, fare tutti atletica insieme.
L’atmosfera “siamo-tutti-una-grande-famiglia”
Non sono mai stata una grande frequentatrice di circoli, né probabilmente lo saró mai. Non fa per me. Ma al circolo di Berlino mi é sembrato di vivere un’atmosfera diversa, quasi familiare tra la gente. Probabilmente si tratta solo di una prima impressione, poiché chi é dell’ambiente mi ha raccontato che non mancano critiche e tensioni tra i soci. Peró forse il fatto stesso che sia un circolo praticamente autogestito dalla stessa gente che utilizza ogni giorno la struttura (visto che il consiglio d’amministrazione é formato solo da soci e sono loro a gestire e decidere tutto) fa sí che stando lí sembri di stare in una grande casa comune.
Il primo giorno sono entrata nel “Clubhaus”, per chiedere la chiave dello spogliatoio ho dato del Lei al barista. Lui mi ha praticamente rimproverata. “Siamo un circolo, ci diamo tutti del tu.”, mi ha detto. Siamo tutti soci, tutti sullo stesso piano, una grande famiglia.
Tra l’altro poi ho scoperto, stupendomi, che praticamente tutti hanno nel mazzo di chiavi di casa una copia della chiave dello spogliatoio e qualcuno anche quella del cancello del circolo, come se il circolo fosse di loro proprietá come lo é il loro appartamento privato.
Un altro avvenimento che ha rafforzato quest’immagine di “grande famiglia” é stato quando finalmente é iniziata la stagione in cui si potevano riutilizzare i campi all’aperto. Su facebook un membro del nuovo CdA ha organizzato l’evento “Früjahresputz”. Pulizia primaverile. Praticamente ci siamo riuniti tutti un sabato mattina per “pulire” il circolo. Abbiamo tolto le erbacce dal vialetto, grattato via la ruggine dai pali, pulito “l’orso”, una statua simbolo del circolo. Ognuno aveva un proprio compito. Anche le signore anziane hanno collaborato rammendando i cuscini delle sedie per i tavoli all’aperto.
Tutti questi fattori rendono, a mio avviso e secondo la mia esperienza personale, molto diverso l’ambiente tennistico tedesco rispetto a quello italiano. E ancora non sono arrivata a parlare della Coppa a Squadre, l’evento piú importante della stagione tennistica a Berlino.
Leggi anche:
- None Found