di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)
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Duje Ajduković, nato a Spalato il 5 febbraio 2001, è senza dubbio alcuno il giocatore croato di maggior talento fra gli under 14. Attualmente numero 11 del ranking europeo under 14 vanta ben 77 vittorie a fronte di 36 sconfitte nella sua carriera juniores, un bilancio più che positivo considerando che ha giocato lo stesso numero, se non addirittura meno, di tornei rispetto a chi gli è davanti in classifica. L’avevamo già conosciuto a febbraio in occasione delle fasi finali di Winter Cup 2015 al Ct Correggio, oggi abbiamo intervistato il padre nonché coach del ragazzo, Romeo Ajduković. Una storia particolare e bella da raccontare sia perché è sempre utile conoscere realtà differenti da quelle nostrane, sia perché papà Romeo allena e segue il figlio anche se in realtà al tennis si è avvicinato proprio quando Duje e la sorella hanno deciso di intraprendere questa strada. Alle sue spalle si nasconde però un passato da calciatore professionista, un aspetto che potrà essere determinante per la crescita del giovane croato.
Dopo i complimenti per l’ultimo successo di Duje al Mladost Grill Open di settimana scorsa, Romeo ci racconta il suo passato da calciatore e il motivo per cui suo figlio abbia scelto il tennis: “Scelsi di giocare a calcio perché fu amore a prima vista già all’età di 6 anni. Iniziai nelle giovanili dell’Hajduk Spalato e oggi, all’età di 43 anni, vi confesso il più grosso rammarico giovanile: non essere approdato allo Stella Rossa l’anno prima che vinsero la Coppa Campioni. Mi ritengo comunque soddisfatto della mia carriera, ho comunque segnato circa 150 goal nella seconda divisione croata. Ho provato a fare innamorare mio figlio del calcio ma lui ama di più il tennis e la scelta poi, come è giusto che sia, è stata la sua“.
Come accennato pocanzi il piccolo Ajduković è seguito dal papà, una presenza importante per chi con lo sport ha avuto a che fare per tanti anni. “Penso che la presenza di una persona che abbia giocato per anni a calcio a livello professionistico possa essere utile. Posso trasmettergli tutta la mia esperienza nella speranza che ne possa fare tesoro. Il fatto che non sia allenato da un ex tennista ha lati sia negativi che positivi. Mentre quelli negativi sono sotto gli occhi di tutti, quelli positivi riguardano maggiormente l’aspetto tattico. Il calcio per me è uno sport tatticamente più difficile e credo che Duje per questa ragione possa diventare un giocatore bravo sotto questo profilo. Analogie tra calcio e tennis? Sicuramente il grosso lavoro delle gambe”.
Una domanda non poteva ricadere poi sul tanto chiacchierato rapporto padre-figlio, a maggior ragione se il padre riveste il ruolo di coach. “Bella domanda. Confesso che non è per niente facile stabilire un rapporto di questo tipo ma sta crescendo bene e sta iniziando a capire che io voglio solo il meglio per lui. Ad esempio oggi non è ancora forte mentalmente per cui da padre ma soprattutto da coach vorrei che migliorasse da questo punto di vista. Mi auguro che un giorno possa essere soddisfatto di suo padre e che possa realmente togliersi qualche soddisfazione. Il suo ed il mio sogno è quello che possa diventare un gran giocatore, anche il numero 1 al mondo, perché no“.
Non posso non chiedergli cosa ne pensi dell’Italia, di come siano organizzati i tornei Tennis Europe e soprattutto di cosa ne pensi della federazione croata. “I tornei giovanili in Europa sono organizzati bene anche se in alcuni posti si mangia male e le manifestazioni sono così lunghe da causare qualche piccolo problema finanziario. Da voi in Italia siamo stati a Correggio, Porto San Giorgio, Brescia, Pescara, Treviso oltre che in tornei under 16 a Foligno e Milano e ci siamo sempre trovati molto bene. Riguardo la federazione croata posso dire che non siamo per niente soddisfatti, anzi, a dire il vero a loro di Duje non gliene importa proprio“.
Tutto il mondo è paese…
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