di Marco Mazzoni (Foto Mazzoni)
Archiviato l’ultimo match della seconda edizione della “6 Nations Tennis Cup”, abbiamo intervistato il Capitano del team azzurro Stefano Pescosolido, che ci ha parlato dell’esperienza vissuta alle Pleiadi nel corso di questa manifestazione internazionale under 16, ma anche di tennis giovanile a 360°.
Stefano, iniziamo con un tuo commento sulla seconda edizione della “6 Nations Tennis Cup”, che i nostri ragazzi si sono aggiudicati vincendo tutte le sfide con le altre cinque rappresentative.
“La manifestazione è stata appassionante e divertente, davvero una bella scoperta e novità nel panorama tennistico junior. Anche il formato è interessante: giocare due set su tre con il terzo set costituito dal tiebreak è appassionante perché permette ai giocatori di rimanere in partita fino alla fine, e quindi rendere gli incontri avvincenti fino all’ultima palla. Inoltre i ragazzi hanno avuto la possibilità di giocare molte partite: 5 incontri in 3 giorni, oltre ai doppi misti che sono meno faticosi ma divertenti. Quindi c’è stato un certo dispendio di energie sia fisiche che mentali, e l’aver preso parte al 6 Nazioni è stata un’esperienza formativa per i nostri giovani. Per questo faccio i complimenti a Massimo e Carlo Bucciero per aver ideato e portato avanti questa manifestazione, insieme a tutto il club Le Pleiadi che ha organizzato benissimo l’evento; ma complimenti anche per il regolamento, che ho trovato adeguato, appassionante e positivo”.
Essendo l’evento giocato con un clima amichevole, senza lo stress della competizione che assegna punti, i ragazzi hanno potuto giocare in modo sereno, rilassato, magari provando colpi, schemi nuovi, e facendo vedere le proprie qualità senza particolari pressioni.
“Il clima amichevole c’era, ed è stato molto positivo, ma alla fine i ragazzi giocano e vogliono vincere le partite. La componente agonistica è stata importante ed è venuta fuori in tutti gli incontri, match veri alla fine”.
Il team azzurro quest’anno era composto da Julian Ocleppo, Stefano Reitano, Silvia Chinellato e Francesca Brancato. Come li hai visti in campo?
“I ragazzi si sono comportati molto bene. Hanno vinto quasi tutti gli incontri e quindi possiamo affermare di aver vinto meritatamente la competizione. Sono stati tutti molto positivi, hanno lottato in ogni match affrontando i vari rivali con lo spirito giusto, stando bene in campo. Questo è molto importante alla loro età. C’è stata qualche sconfitta, come è capitato ad esempio a Julian Ocleppo che ha perso un paio di partite, ma ha lottato contro ragazzi forti (i numeri 1 delle varie squadre avversarie, ndr) e giocato davvero un buon tennis, a tratti anche migliore di quello dei rivali nonostante le sconfitte, quindi non ha niente da rimproverarsi sul piano del gioco e dell’impegno. Quando Julian troverà il suo equilibro a livello tecnico, fisico e mentale sicuramente otterrà risultati importanti perché ha qualità. Stefano Reitano ha ricevuto al 6 Nazioni la sua prima convocazione con la nazionale junior, ed è sempre una cosa importante per la crescita di un giovane. Si è comportato molto bene giocando delle buone partite, ha mostrato qualità e molti margini di miglioramento, è stata un’esperienza che gli gioverà di sicuro per la sua crescita e gli darà ancor più forza. Le ragazze, Silvia e Francesca, sono state molto precise, hanno vinto abbastanza agevolmente tutti i loro match mostrando le loro interessanti qualità e stando molto bene in campo, davvero brave”.
Come ti sembra questa annata dei nostri under 16? L’annata precedente ha fatto molto bene, ottenendo risultati notevoli.
“Quest’anno oltre ai presenti alla 6 Nations c’è stato Andrea Pellegrino che ha giocato molto bene vincendo all’Avvenire, che livello under 16 è il torneo più importante dopo i Campionati Europei, e proprio agli europei ha fatto i quarti di finale, sconfitto dal futuro vincitore, il russo Rublev, quindi risultati eccellenti per lui. Inoltre c’è Gianmarco Moroni che sta giocando e crescendo molto bene, anche se è un anno più piccolo, e sicuramente sarà l’anno prossimo uno dei protagonisti del circuito. Ai Campionati italiani ha vinto meritatamente Federico Bonacia, giocando un ottimo tennis, e si è fatto conoscere anche Enrico Dalla Valle, giovane del ’98 davvero promettente, quindi ci sono ragazzi di qualità anche per il prossimo anno in questa categoria”.
Anno dopo anno sembra che stiano arrivando giovani piuttosto interessanti, alimentando così il movimento che ha davvero ragazzi di buone prospettive. Il risultato di un buon lavoro?
“Sì, si sta lavorando bene, la crescita è evidente come mostrano i risultati e la qualità dei giovani che stanno uscendo, questo è fuori di dubbio. E poi non va mai dimenticato il “fattore delle annate”. Ci sono anni più o meno prolifici, il ’97 e il ’98 sembrano aver prodotto ragazzi interessanti, l’Italia può sperare di avere in futuro buoni giocatori da queste classi”.
Vista l’età dei ragazzi (under 16), dove è importante lavorare nello specifico in questa fase della loro crescita e maturazione? In quali aspetti devono prestare particolare attenzione?
“In quest’età il miglioramento deve avvenire un po’ su tutti i piani, a partire da quello fisico che è molto importante perché sono nella fase dello sviluppo, passando per quello mentale e caratteriale, tecnico e tattico. Sono i quattro aspetti da portare avanti, tutti di pari passo. Poi dipende molto dall’individualità, perché qualcuno ha delle qualità che sviluppa prima e altre su cui è importante focalizzare maggiormente il lavoro. Se prendiamo per esempio Julian Ocleppo, a livello tecnico è abbastanza avanti, come colpi è piuttosto strutturato, mentre deve lavorare per migliorare l’aspetto mentale della sua prestazione. Al contrario Stefano Reitano deve lavorare di più sul lato tecnico e sulla velocità di palla. Si deve tarare l’allenamento in modo specifico per le esigenze di ognuno, ma è indispensabile che tutti e quattro gli aspetti della prestazione siano portati avanti senza lasciarne uno indietro”.
Visto che nella 6 Nations Tennis Cup erano presenti under 16 di altre 5 nazioni (Spagna, Serbia, Ucraina, Bosnia e Croazia) hai notato in generale delle differenze tra i nostri ragazzi e quelli degli altri paesi?
“Una differenza che si può notare è nell’intensità generale e, anche se sono ragazzi molto giovani a soli 16 anni, di professionalità in campo e fuori. Non si è ancora professionisti alla loro età, ma il professionismo è ormai molto vicino per loro; quindi è indispensabile fare tanti sacrifici, allenarsi con regolarità, fare una vita piuttosto focalizzata al gioco, e soprattutto aumentare l’intensità dell’allenamento sia tennistico che atletico. In alcuni casi sotto questi punti di vista, ho notato all’estero un’intensità un pochino più alta”.
Pochi giorni fa l’ATP ha certificato con una statistica ufficiale una tendenza evidente: il circuito Pro non premia più i giovani, è sempre più difficile salire, si vince più tardi e si raggiunge il picco di qualità anche a 27 – 28 anni. I ragazzi oggi classe ’92 o ’93 hanno enormi difficoltà a salire in classifica ed imporsi. Come ti spieghi che il tennis si stia spostando così in avanti?
“La maturazione avviene più tardi rispetto a qualche anno fa. Non c’è più il giocatore di 18 anni che è pronto, maturo, e quindi già competitivo, serve molto tempo. Ormai i “giovani” che vincono tornei ATP hanno intorno a 23 anni. Sicuramente il tennis sta cambiando, serve tempo per maturare tutte le qualità indispensabili ad emergere e quindi vincere. Ricordo che quando ho iniziato io a frequentare il circuito Pro ho vinto il mio primo torneo a 20 anni. Sono dei cicli, oggi la situazione è questa e quindi si allunga la trafila dei tornei prima giovanili, poi Futures, quindi Chellanger e via dicendo. Con il tennis attuale è molto complicato uscire dall’attività junior ed essere già attrezzati per affrontare con successo il circuito Pro, i numeri dicono che non ci si riesce”.
Quindi i vari ragazzi promettenti di 17-18 anni, come Quinzi, Baldi e molti altri, devono “armarsi di pazienza” e non scoraggiarsi per le difficoltà del cammino di crescita.
“Assolutamente sì, non c’è alternativa, la maturazione deve essere graduale e avviene meno a strappi rispetto a qualche anno fa, quando dei giovani esplodevano appena finita l’attività giovanile. Quinzi, ad esempio, è un po’ più avanti degli altri suoi coetanei, sta già ottenendo buoni risultati da qualche tempo, ma sempre a livello Futures e ora anche Challenger. Credo stia crescendo bene, sta facendo l’attività giusta e rispettando le tappe ed il percorso migliore per strutturare il suo gioco verso l’alto livello”.
Leggi anche:
- None Found