(Daniel Panajotti, a sinistra, ai tempi in cui allenava Francesca Schiavone)
Daniel Panajotti è stato lo storico allenatore di Francesca Schiavone, oltre ad aver seguito Maria Elena Camerin e Emmanuelle Gagliardi. Tutto ciò sommato ai tanti ragazzi seguiti negli anni e fatti crescere nelle varie accademie con cui ha collaborato, prima fra tutte quella di Tandil. In questi mesi Daniel sta lavorando allo Sporting Club Arbizzano, in provincia di Verona, dove segue un gruppo di interessanti agonisti. Panajotti ha parlato con noi della crescita dei giovani, del percorso giusto da fare e degli errori da non commettere.
di Alessandro Nizegorodcew
Per prima cosa, come vanno le cose alla tua Accademia di Verona?
“Da giugno mi sono spostato allo Sporting Club Arbizzano (VR) con un gruppo di agonisti. In totale sono 10 ragazzi che seguo personalmente con l’aiuto di una allenatrice ed un preparatore fisico. Il programma è a numero chiuso (10) e quindi siamo al completo per la stagione 2011-2012. Tra i miei giocatori posso annoverare una giocatrice intorno al 200 WTA, un giocatore intorno al 900 ATP, cinque seconda categoria e tre under interessanti che sono da considerarsi bravi a livello Nazionale.”
In Italia ci sono tanti ragazzi giovanissimi e giovani che giocano molto bene. Come mai spesso si perdono per strada? Qual è secondo te la strada giusta per crescere uno junior e portarlo verso il professionismo?
“Questo è un argomento lungo e di difficile comprensione, a me particolarmente non interessa la parte negativa delle cose, piuttosto penso a come aiutare a risolvere i problemi dei giocatori che sono sotto le mie mani. Per quanto riguarda la strada giusta da seguire, bisogna chiedere agli esperti che scrivono ogni giorno sui blog, perchè sembra che loro sappiano cosa c’è da fare. Io sono di Tandil, della scuola di Tandil, scuola che ha portato ragazzi da principianti a professionisti, quindi conosco la strada, ma preferisco dare un consiglio migliore: in questo momento la FIT ha nelle sue fila un allenatore di Tandil con un’esperienza su tutta la formazione di un giocatore, che vi può dire essattamente ciò che bisogna fare per passare da junior a professionisti e cosa bisogna fare in ogni tappa della crescita di un giovane atleta. Mi riferisco a Eduardo Infantino, secondo me uno dei più bravi in assoluto (non dico questo perche siamo amici, ho infatti altri amici di Tandil per i quali non esprimo la stessa stima) quindi se si vuole conoscere la strada giusta, bisogna rivolgersi al centro tecnico di Tirrenia.”
Quali sono i 3 consigli che daresti ad un genitore di un giovanissimo under 12 molto promettente? Quali gli errori da non commettere?
“A) uno su tutti, non cambiare continuamente, maestri, circoli, allenatori o scuole. I sodalizi che durano nel tempo producono risultati. E’ anche giusto confrontarsi e quindi fare degli stage con altri esperti, ma lavorare a lungo con qualcuno produce risultati migliori. B) affidarsi a gente con esperienza alle spalle di tennis di alto livello. C) evitare di pensare che si è in grado di capire come funziona il mondo del tennis e diventare genitori fai da te (anche se qualcuno è riuscito) è bello sentire le storie di quei genitori che sono riusciti a portare i loro figli al vertice, ma si contano sulle dita di una mano, invece non si tiene conto delle migliaia di famiglie che hanno fatto casino.”
Passando al circuito Wta. Cosa pensi di questo momento in cui non c’è una vera regina e tra le prime 15 sembra esserci quasi lo stesso livello? Secondo te il livello è basso, medio o alto in questo momento?
“A me sembra che il livello sia abbastanza buono, piuttosto manca la giocatrice in grado di vincere con continuità e la sua antagonista, in modo da creare i dualismi di sfida che caratterizzano questo sport (evert/navratilova-graff/seles, ecc) che nei maschi ci sono sempre. Adesso c’è la psicosi generalizzata che il tennis femminile non ha livello, ecc, ecc, ma credo che il dualismo Federer-Nadal abbia spostato l’attenzione dell’appassionato verso il tennis maschile. Come dicevo prima, mancano le giocatrici in grado di vincere più prove dello slam e no come succede adesso che la numero 1 non ne ha vinto neanche uno o le giocatrici che vincono qualche slam isolato e basta.”
Credi che l’associazione di coach internazionali fondata da Alberto Castellani sia una buona idea? Dove credi possa arrivare? Ne fai parte?
“L’associazione è stata fondata oltre che da Alberto Castellani, anche da Toni Nadal, Rainer Schuettler e Dirk Hordorff, e quindi persone che hanno fatto, fanno e danno tanto al tennis. A me sembra un primo passo importante verso il riconoscimento del coach come figura e alla sua formazione come tale, quindi la ritengo una buonissima idea. Io ne faccio parte e mi è stato riconosciuto lo status di coach A 1 stella, che è il livello più alto, per gli anni trascorsi a fare l’allenatore nel circuito professionistico. Dove può arrivare? Non sono bravo a vedere il futuro delle cose, altrimenti saprei esattamente cosa fare, quindi lasciamo crescere l’iniziativa tranquillamente e poi vedremo.”
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