Il 2016 del tennis juniores racconta al maschile la storia di un dominio, quello del serbo Miomir Kecmanovic, che chiude la stagione con tre affermazioni negli ultimi quattro tornei grade A giocati, e al femminile il consueto terremoto di emozioni. Racconta anche che forse la Florida non è abbastanza grande per due tornei junior di questo livello e dopo l’Eddie Herr un po’ snobbato dai piccoli big e relativamente poco spettacolare è arrivato un Orange Bowl di tutto rispetto e che ha regalato storie e segnali ben più interessanti. Vediamo com’è andata
MASCHILE
Campione all’Abierto Juvenil Mexicano, campione all’Eddie Herr, campione (confermato) all’Orange Bowl, al serbo allevato e allenato dalla IMG Academy è mancata solo la Yucatan Cup per concludere un imponente poker dei grandi tornei juniores di fine stagione. Nonostante sia andato male in tutti e quattro gli slam con la sola finale a New York, persa da Auger Aliassime, a rialzare una media per il resto non eccelsa, Kecmanovic si è preso il numero 1 del mondo degli under-18, in parte favorito dal progressivo farsi da parte dei vari Shapovalov, Auger-Aliassime e Tsitsipas, ma in buonissima parte meritandolo con un gioco convincente, possente e a tratti dominante. Arrivato a Plantation sui campi del Frank Veltri Tennis Center ormai sicuro, grazie al titolo all’Eddie Herr, che nessuno avrebbe potuto scalzarlo dal numero uno del mondo fino a fine stagione, il ragazzo classe 99 di Belgrado ha potuto giocare il torneo in tutta tranquillità, nemmeno un set lasciato per strada e l’unico appena un po’ più sudato nella seconda frazione del match di quarti di finale contro il tedesco classe 2000 Rudolf Molleker, un 2000 che sta iniziando a fare vedere cose interessanti. Favorito anche dal “suicidio” sportivo dei suoi diretti avversari al titolo, Kecmanovic ha incontrato l’unica testa di serie di alto livello in finale, il cinese tds n.2 Yibing Wu, premiato con un posto nobile in tabellone ma pur sempre alla sua prima finale in un torneo Grade A. Dal momento dell’ingresso in campo a quello in cui ha sollevato sulla testa la proverbiale coppa colma di arance della Florida, Kecmanovic ha sbrigato la pratica della finale con un 6-3 6-1 giocato in scioltezza e vinto in tranquillità.
La testa da oggi andrà direttamente alla pericolosa stagione di transizione, con l’intenzione di giocare a livello juniores il Roland Garros ma concentrando le proprie energie sul costruire seriamente una classifica tra i pro’.
Deludenti, come dicevamo, gli altri attesi, a partire da Benjamin Sigouin, finalista contro Kecmanovic all’Eddie Herr e arrivato a Plantation evidentemente scarico sia mentalmente che fisicamente, eliminato dal qualificato yankee Sangeet Sridhar (1999) al terzo set del primo turno con il punteggio di 7-6 4-6 6-0. Semifinale mancata dall’estone Raisma che dopo l’ottimo Eddie Herr ha tentato la conferma ma si è fermato ai quarti, liquidato dal cinese Wu (che si allena in Spagna con un coach iberico e quindi evidentemente con la terra ha un po’ di feeling) 6-3 6-0. Ha fatto vedere qualcosa di più interessante in termini di risultati l’atteso statunitense Sam Riffice (1999) che, anche complice un tabellone non impossibile, ha raggiunto i quarti di finale dove ha perso dall’argentino Baez (2000), lo stesso che al turno successivo aveva estromesso l’altro statunitense Kirkov (1999) impedendo un derby che sarebbe stato sicuramente interessante.
FEMMINILE
Chiunque l’avesse vista arrivare in fondo al torneo Bonfiglio (e perderlo) partendo dalle qualificazioni, non può che essersi innamorato di quella ragazza slovena dal tennis impertinente, brillante e un po’ vintage che aveva mandato nel pallone anche alcune delle più “cattive” piccole picchiatrici del circuito juniores. Kaja Juvan l’ha fatto di nuovo, sulla terra di Plantation un po’ diversa da quella di Milano e stavolta si è presa il titolo, chissà se con la complicità di qualche partita in meno o di una Pervushina (che al Bonfiglio l’aveva dominata in finale) assente dal torneo. Fatto sta che la slovena tutta smorzate e lob, recuperi e difese, erede di un gioco che oggi è difeso dalle grandi quasi dalla sola Radwańska, ha messo in fila tante avversarie di livello, concludendo il capolavoro con la finale contro Anastasia Potapova, già giustiziata dai dropshot della Juvan a Milano. La cronaca del match, conclusosi 6-1 6-4, racconta la genesi di una sfida a due velocità con il primo set facilmente in mano alla slovena e il secondo più faticoso, fatto di strappi e game esasperanti ma che alla fine la Juvan ha conquistato meritatamente.
La Potapova, da parte sua, dopo aver snobbato l’Eddie Herr, si era presentata a Plantation forte delle sue bordate da fondocampo e dal titolo di ITF World Junior Champion. Un percorso cristallino verso la finale il suo, dominato dall’inizio alla fine, pochissimi game subiti, nessun set ceduto, mai un segno di cedimento, prima della finale naturalmente. La sensazione che questa generazione di giocatrici formato tira-e-spara possa avere un solo piano di gioco, per quanto mediamente imbattibile, non è un segno felicissimo per la WTA che verrà per la quale i segnali di varietà se non altro vengono dalle Juvan di questo mondo. Poche, ma da preservare. E chissà che una vittoria così importante non possa fare bene alle ambizioni della slovena, anche lei ispiratissima e combattiva, autrice anche di una vittoria inaspettata sulla fresca campionessa dell’Eddie Herr Maria Carle, eliminata 6-3 6-2 nei quarti di finale oltre a quella, inaspettata anch’essa per molti versi, nella partita che valeva il titolo. L’aspetta una stagione parziale, con una carriera tra gli junior che –nonostante la sconfitta di questa settimana- non ha molto da dire e le restrizioni di età della WTA che non le consentiranno di gestire in piena autonomia il calendario. L’appuntamento vero con i suoi progressi sarà probabilmente nel 2018.
Tra le altre vale la pena nominare il flop (detto con le pinze) della Anisimova (2001) eliminata al secondo turno dalla lettone Vismane (2000) 6-4 7-6, i quarti di finale della campionessa di Fed Cup jr con la Polonia Maja Chwalinska (2001), fermatasi solo ai quarti di finale al cospetto di Carsone Branstine (2000) dopo tre set battaglieri (2-6 6-3 6-4) e il torneo poco convincente di Claire Liu (2000), eliminata proprio dalla Branstine al turno precedente. Torneo in generale in tono minore anche per altre attese padrone di casa con i risultati di Arconada (1998) uscita per mano della Potapova ai quarti, o di Hurricane Black (2001), estromessa al secondo turno dalla qualificata cinese Wang. Sollevata dalle colpe Sofia Sewing (1999), anche lei vittima precoce delle bordate della Potapova.
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