Di Salvatore Greco
“Aveva molta più voglia di vincere di me. Anche se sono contento per aver giocato molto bene questa settimana, sono veramente dispiaciuto per aver perso in finale per la seconda volta di fila. Ovviamente è frustrante non vincere dopo una settimana così”. Parole di Stefanos Tsitsipas, finalista beffato per la seconda volta di fila al Metropolia Orange Bowl International Tennis Championship, sconfitto nel 2014 da Stefan Kozlov e quest’anno da Miomir Kecmanovic sul quale si prevede un gran parlare nel futuro prossimo, ma andiamo per ordine.
Ragazzi under-18
Il cammino del serbo (tds n.9 del seeding) non è stato una marcia trionfale verso il titolo e non sono certo mancati gli avversari importanti che hanno provato a insidiarlo, a partire dal polacco Żuk, che al secondo turno gli ha strappato il secondo set dopo aver lottato nel primo prima di cedere, per continuare con l’australiano Alex De Minaur –già finalista all’Eddie Herr-, che però ha ceduto in soli due set, fino alla finale proprio contro Stefanos Tsitsipas, segnata dall’attesa per via dell’inusuale pioggia su Plantation e da set tiratissimi, chiusa 6-3 2-6 7-6 dopo un terzo set senza break e deciso al fil di lana da un tie-break sudato.
È mancato l’incontro atteso ai quarti di finale contro il portabandiera del seeding, il norvegese Casper Ruud, che fallisce il secondo appuntamento di fila dopo l’Eddie Herr uscendo al terzo turno anche all’Orange Bowl. Un 6-3 6-2 subito dallo yankee Ulises Blanch che è arrivato dopo i segnali già un po’ sinistri della partita precedente contro Lazarov, con il bulgaro che aveva già rischiato di eliminare Ruud già dopo due partite. Deludente anche il torneo di De Minaur, uscito sempre al terzo turno, ma –come abbiamo visto- per mano del futuro campione e soprattutto quello di Yunseong Chung, che al pari di Ruud chiude due settimane ben al di sotto delle aspettative, uscendo al terzo turno per mano del qualificato paraguayano Bruno Britez.
Sorprende inoltre fino a un certo punto la sconfitta al primo turno di Alex Rybakov, avvenuta per mano dell’ostico mancino macedone Bojan Jankulovski. Dall’americano ci si poteva aspettare di più dopo le solide prestazioni da pro’, ma qualcosa evidentemente non è andato per il verso giusto. Il macedone ha invece confermato le buone impressioni della settimana a Bradenton e si è spinto fino al terzo turno prima di perdere con il curioso punteggio di 5-7 6-1 6-0 dalla wild card di casa John McNally che, a detta di chi l’ha visto, è un prospetto decisamente interessante in seno a mamma USTA. A sua volta McNally è stato sconfitto nei quarti dal rumeno Calin Manda, che nel silenzio generalizzato ha ceduto le armi solo a Kecmanovic in semifinale.
Buona la prestazione generale dell’estone Kenneth Raisma, giovane che collabora anche con la Jarkko Nieminen Tennis Academy diretta da Federico Ricci, che dopo la finale alla Yucatan Cup ha conquistato i quarti in Florida prima di perdere da Tsitsipas. Il percorso del greco per altro è stato molto duro anche negli altri match disputati e se poi il titolo è venuto a mancare, di certo la soddisfazione per il gioco espresso non potrà che essere tanta. Dopo un primo turno agile contro il 16enne wild card Trent Bryde, ha estromesso dal torneo l’australiano Popyrin e poi il canadese Shapovalov –avversario del cui spessore abbiamo già parlato in occasione dell’Eddie Herr- prima di eliminare per l’appunto Raisma e l’ungherese Mate Valkusz. Proprio Valkusz è stato protagonista, fino allo scontro con il greco, di un ottimo torneo durante il quale aveva eliminato il tedesco Molleker e il campione dell’Eddie Herr 2014 under-16 Sam Riffice che, lontano da Bradenton dove pesava l’attesa di una riconferma, si è preso lo sfizio di eliminare l’uzbeko Karimov prima e Toru Horie poi.
A proposito di Horie: il giapponese è un giocatore che per attitudine sembra poter dare qualcosa in più sulle superfici veloci rispetto alla terra (seppur verde), ma resterà nella storia di questo torneo per aver eliminato al secondo turno il fresco campione dell’Eddie Herr Felix Auger-Aliassime. Una sconfitta per il canadese che certo non ne offusca la stella né toglie lustro al recente trofeo, ma se era improbabile –anche solo per motivi atletici- una settimana alla pari della precedente un’uscita così repentina stupisce un po’.
Un’ultima annotazione sul torneo maschile: nell’edizione 2014 su otto tennisti ai quarti di finale gli statunitensi erano sei, nel 2015 sono stati in tre. Si segna già un primo solco tra le due generazioni?
Ragazze under-18
“Penso di essere stata veramente tenace al tie-break, lei non lo è stata, dicono che alla fine vince chi ha più tenacia e io sento di averne avuta di più”.
Con queste parole laconiche Bianca Andreescu, classe 2000 rumena naturalizzata canadese, liquida la partita che l’ha resa campionessa under-18 dell’Orange Bowl del 2015. E tenacia e concentrazione alla Andreescu sono servite certamente per superare via via avversarie che sulla carta avrebbero potuto metterla in difficoltà. Per lei, testa di serie n.9, il torneo sarebbe potuto finire già al terzo turno quando il sorteggio le ha messo di fronte una giocatrice decisamente non facile come Tamara Zidansek, finalista all’Eddie Herr la scorsa settimana. Ma la Andreescu se l’è cavata in due set (6-4 7-5) prima di ingaggiare una piccola battaglia contro Claire Liu (2000) in grandissimo spolvero in queste settimane e che ha ceduto solo 6-7 7-6 6-4 alla canadese. In semifinale contro la favoritissima Dalma Galfi, la tennista di origini rumene non si è presentata da vittima sacrificale e dopo aver perso malamente il primo set ha raddrizzato la china conquistandosi l’ultimo atto con il punteggio di 2-6 6-4 6-2. In finale contro di lei è arrivata Kayla Day, mancina californiana classe 1999, che in virtù di un tabellone reso più agile dagli harakiri delle sue avversarie più quotate è arrivata in semifinale senza perdere un set e ha raggiunto la Andreescu dopo aver superato la russa Potapova, ritiratasi prima dell’inizio del terzo set dopo una caduta che le ha causato un infortunio alla mano destra. In finale però la forma atletica e la tenacia della Andreescu non le hanno lasciato spazio, 7-6 6-4 e titolo alla canadese.
Deludente il torneo della campionessa in carica Sofia Kenin, eliminata già al primo turno da Olga Danilovic. La serba, classe 2001, miete già importanti successi nei grade4 ed è salutata da molti addetti ai lavori come un talento purissimo, ma resta una sconfitta inaspettata per la Kenin, già protagonista di più che discrete apparizioni a livello pro’. Male anche Katie Swan, che da tabellone avrebbe potuto puntare almeno alle semifinali e invece si è fatta eliminare al secondo turno da Anastasia Detiuc: 6-4 6-7 6-3 con la ragazza moldava che è poi arrivata fino ai quarti di finale dove ha lasciato strada a Kayla Day.
Settimana in chiaroscuro anche per Tamara Zidansek che dopo la finale all’Eddie Herr avrebbe potuto chiudere meglio la sua carriera juniores (compirà 18 anni il giorno di Santo Stefano) e invece ha lasciato l’Orange Bowl al terzo turno per mano della Andreescu; male anche Ingrid Neel, subito fuori contro la greca Heleni Christofi e non può dirsi soddisfatta nemmeno Usue Arconada, fermata al secondo turno dopo i fasti dell’Eddie Herr.
La più grande protagonista mancata, come all’Eddie Herr, resta Dalma Galfi. L’ungherese è ormai tennista di una categoria superiore e nei tornei juniores è quasi una fuori quota: all’Orange Bowl avrebbe potuto chiudere meglio la sua carriera da under-18 e invece “solo” la semifinale contro la Andreescu, bottino non insignificante e che le varrà probabilmente la posizione n.1 del ranking di categoria a fine anno, ma che lascia di certo un po’ di amaro in bocca.
Under-16
Nel torneo maschile fino ai 16 anni vittoria netta in finale per l’argentino Sebastian Baez (2000) sullo svedese Karl Friberg di un anno più anziano. Il punteggio recita impietoso 6-2 6-1 e i racconti da Plantation parlano di un match impari per solidità e precisione oltre alla forte frustrazione dello sconfitto alla fine del primo set. Per l’argentino –che ha vinto anche il titolo in doppio in coppia con il cileno Miguel Pereira (1999)- una buona affermazione dopo le qualificazioni superate nell’Eddie Herr dei più grandi e un torneo grade5 vinto ad agosto sulla terra di Villa Maria, in Argentina.
Trionfo albiceleste anche al femminile con l’affermazione di Maria Lourdes Carle (2000) che in una finale tormentata dalla pioggia ha superato la rumena Tatarus (1999) per 6-2 7-6 recuperando nel secondo set da uno svantaggio di 5-1.
(Si ringrazia l’utente Kevin per le informazioni fornite durante tutto il torneo).
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