di Lorenzo Andreoli
Carrarese, classe 2002, Lorenzo Musetti è uno dei talenti più puri della nuova generazione “made in Italy”. Fresco di secondo posto (battuto solo dalla testa di serie numero 1 del torneo, il ceco Dalibor Svrcina) agli European Junior Championship appena disputati sula terra battuta di Pilsen, il giovanissimo azzurro si è raccontato ai microfoni di Spaziotennis.
Partiamo dall’ultima grande soddisfazione, la finale che hai raggiunto agli Europei Under 14 di Pilsen. Come hai vissuto questa esperienza?
“Sono stati sicuramente giorni speciali. Il tabellone del torneo era molto grande, quindi era logico non farsi troppe illusioni e avere chissà quali aspettative. E’ vero, stavo giocando bene, ma ad arrivare in fondo non ci aveva pensato nessuno. Volevo fare un buon torneo ed è uscito fuori qualcosa di straordinario. Ho alzato il livello di gioco nelle ultime fasi. In finale ho perso 7-6 6-4 contro Dalibor Svrcina, padrone di casa. Ho avuto delle opportunità importanti durante l’incontro e me le sono mangiate. Si poteva vincere, ma pazienza. Sono felicissimo di avere raggiunto la finale anche in doppio, con il mio compagno Lorenzo Rottoli, ma i due ragazzi francesi hanno meritato di vincere. Sono rimasto sbalordito dall’organizzazione del torneo, dove tutto è stato perfetto, dal primo all’ultimo giorno. Se potessi, lo rigiocherei immediatamente”.
Vedendoti giocare sembri già un veterano, ma sei giovanissimo. Quando hai iniziato a giocare e come ti sei avvicinato a questo sport?
“Mio padre è sempre stato un grandissimo appassionato di tennis. Avrò avuto cinque anni quando in garage, a casa di mia nonna, mi mise per la prima volta una racchetta in mano. Mi piaceva e ho cominciato subito a prendere lezioni. La maestra ha visto subito che me la cavavo e per farmi migliorare mi faceva scambiare sempre con ragazzi più grandi di me di due o anche tre anni. Qui dove sono nato, poi, l’agonistica non è molto sviluppata quindi ho dovuto cambiare molti circoli. Ora sono a La Spezia da sette anni e mi trovo molto bene. Carrara – La Spezia sono circa 60 km fra andata e ritorno, non pochi. Fra stanchezza e traffico spesso è stressante ma i sacrifici sono la prima cosa per crescere, quindi avanti così”.
Quanto è dura allenarsi intensamente e riuscire a studiare?
“E’ difficile, ma non impossibile. Spesso nel tragitto che faccio in macchina mi porto qualcosa da studiare e provo a ripeterla. In classe cerco di essere il più attento possibile in modo da essere avvantaggiato quando riesco a mettermi sui libri nel pomeriggio. Fino ad ora, con questo modo di fare, è andata bene. Ho appena sostenuto gli esami di terza media e mi sono iscritto al liceo linguistico. Fra medie e liceo le cose cambiano, lo so. A settembre farò il punto della situazione per affrontare anche questa nuova avventura”.
Quando non ti alleni o non studi, come ti piace passare il tempo libero?
“In estate mi piace tanto stare al mare, anche qui a Carrara. Con la famiglia o con il mio gruppo di amici. Sono attimi di relax, perché al dunque c’è sempre qualcosa da fare. Altri sport no, non se ne parla. Voglio stare tranquillo. Leggo, ascolto un po’ di musica, passeggio. Può capitare che gli amici mi coinvolgano e mi faccia un giro in bici, magari la sera dopo cena. In inverno la sera studio o guardo un po’ di televisione”.
Ti hanno definito un giocatore “completo”. Quale pensi sia il tuo colpo migliore e quale quello su cui devi ancora lavorare molto?
“Il punto di riferimento è sempre il dritto. E’ quello il colpo con cui faccio più male, con cui mi guadagno più punti. Cerco di giocare sempre più dritti che rovesci, per prendere in mano il gioco e comandare lo scambio. Il servizio va bene. So che crescendo diverrà ancora più esplosivo. Alla mia età si lavora tantissimo anche sulla parte atletica. Sto lavorando tantissimo in palestra in questo periodo. Colpi e tattica si migliorano con il tempo, mentre il fisico va costruito ora. Credo di giocare meglio sulla terra battuta, anche se l’erba mi incuriosisce molto. Al giorno d’oggi credo che un tennista debba essere molto versatile”.
Ci descrivi una tua “giornata tipo” al circolo?
“Durante la preparazione mi alleno sia la mattina che il pomeriggio. Un’ora e mezza di atletica e un’ora e mezza di tennis, poi mangio qualcosa di leggero e verso le 15 mi rialleno un paio d’ore ma solo sul campo. Alle 19, in media, sono a casa. Distrutto ma felice.
Questa è una fase cruciale della tua vita. Intorno avrai numerose persone che pensano con te, come ad esempio il tuo allenatore e la tua famiglia, cercando sempre di consigliarti per il meglio. Qual è il tuo rapporto con loro?
“C’è una totale complicità con tutti. Il mio coach di sempre, Simone Tarantini, è più che un allenatore, è come se fosse mio zio. E’ sempre d’accordo anche con i miei genitori. Le decisioni le prendiamo sempre tutti insieme e nessuno mi ha mai messo alcun tipo di pressione. Forse, per ora, è proprio questo il segreto della formula magica”.
Guardi tennis in televisione? Quali sono i tuoi idoli?
“Uno e un solo idolo, Roger Federer. Speriamo recuperi presto e si tolga ancora qualche soddisfazione. Tennis in TV ne guardo poco o niente, perché mi fa venir voglia di giocare a qualunque ora del giorno e dopo essersi allenati parecchie ore è giusto riposare”.
Hai già programmato i prossimi impegni?
“Si. Ora ci sono i Mondiali a squadre in Repubblica Ceca. Poi mi riposerò una settimana perché sono due mesi che mi alleno e gioco ininterrottamente e sono stanchissimo. Ricaricate le batterie, giocherò qualche ITF under 18. Dovrei farne uno in Svezia e uno a Palermo. Non ho molti punti ITF, quindi bisogna vedere dove entro. Pianificheremo tutto al meglio una volta rientrati dalla Repubblica Ceca”.
Sogno nel cassetto?
“Diventare numero uno al mondo e vincere Wimbledon. Se non ci credi i sogni non si avverano”!
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