di Marta Polidori
Ogni tanto la mia personalità da Oste, esaurita ormai da tempo, bussa alle porte della scatola cranica per suggerirmi qualche buona soluzione da proporvi.
Per esempio: ieri sera sono tornata a casa dopo una cena e mentre avevo la testa appoggiata caldamente sul cuscino, leggevo la biografia di Nadal.
Nadal ha tante caratteristiche, tra cui, quella che salta più all’occhio direi, è la capacità di concentrazione.
Sostiene inoltre che si debba avere la stessa identica concentrazione in allenamento che si ha in match, e qui direi che qualunque maestro si possa trovare d’accordo.
Come allenare la concentrazione?
Vi ricorderete, spero, di quello che ho sempre sostenuto nelle mie innumerevoli puntate di questo spazio, ovvero che ogni individuo ha un proprio bioritmo, dei tempi specifici, che va e vanno rispettati.
Se la concentrazione in allenamento è la stessa che c’è in partita, e ci alleniamo (ipotesi) otto ore al giorno, è come se sforzassimo il nostro cervello a fare ben quattro partite al giorno, tutti i giorni. Se poi arriviamo al torneo già piuttosto provati e ci aggiungiamo le emozioni che a forza di cose un torneo si porta dietro, il cervello del vostro figliolo scoppierà come un pop corn!
Con questo non voglio dire ‘’bé allora crogioliamoci nella nullafacenza’’, perché sapete bene che non sono di quell’avviso, ma nemmeno da questo passare a lessare i neuroni di un ragazzino. Siamo pur sempre bambini, fino alla maggiore età, e andremmo, nei limiti dell’umana comprensione, accettati e trattati come tali.
Detto ciò mio figlio vorrà anche mantenere i suoi spazi; quando si è piccoli si fanno tanti sacrifici a fronte di uno spirito di emulazione nei confronti dei propri idoli, di un sogno non incanalato in forma realistica, ma molto immaginario, e che non trova riscontri con i metodi effettivi per realizzarlo, quindi se vostro figlio o vostra figlia vi diranno ‘’no papà/mamma, non esco il sabato sera perché devo essere al massimo della forma lunedì’’ sono di certo delle brave persone, e mi stanno anche molto simpatici poiché sono la prima ad averlo fatto, mentre i miei amici e altri dell’accademia si godevano una sabato sera di meritato riposo io mi rigeneravo, ma l’ho fatto la prima, la seconda, la terza e poi basta, non ne potevo più. Quando ho cominciato a crescere e sono entrata nell’adolescenza mi è sembrato di perdermi qualcosa di importante, nonostante io sia una gran lavoratrice e abbia una grandissimo spirito di sacrificio sono sana, e ho voglia di divertirmi come ce l’hanno tutti. Privarci ho capito che non è giusto, dovranno trovare, come in tutto del resto, un proprio equilibrio, altrimenti staranno ad allenarsi poco concentrati, perché penseranno alla morosa con cui potevano uscire o a quel ragazzo così bello e attraente che le poteva passare a prendere per andare in discoteca.
Non serve che li ammazziate; se fate le cose con criteri su misura avrete l’ulteriore vantaggio di arrivare al fine settimana, perché i tornei non sono mai a inizio settimana (tranne gli infrasettimanali, ma quando sei piccolo di solito non li fai) quando sei fresco e riposato, con maggiore lucidità, perché non sarete stressati.
E dal momento in cui nel tennis serve la testa, vediamo di non perderla!
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