(Davide Cassinello e Matteo Donati)
Qual è la condizione generale della preparazione atletica in Italia. Qual è il livello dei professionisti e come viene gestita a livello scolastico? Come cambia il lavoro quando ci si rapporta con ragazzi under 10, 12 e 14? E come con i professionisti? Lo abbiamo chiesto ad uno dei migliori preparatori fisici del nostro paese, Davide Cassinello.
Intervista di Alessandro Nizegorodcew
Iniziamo questa intervista riassumendo quella che è stata la tua carriera sino ad oggi. Una sorta di curriculum…
“La mia storia col tennis nasce fin da piccolo, quando per la prima volta a 5 anni ho preso una racchetta in mano. Un amore a prima vista intervallato da altre attività sportive quali il calcio, il basket, lo sci, l’atletica e il nuoto, mai scaturite però in un vero e proprio impegno continuativo; se non che a 12 anni, spinto anche da amici fraterni, ho ripreso l’attività agonistica tennistica fino ai 18 anni quando, per problemi scolastici e fisici, mi sono trovato costretto ad abbandonare la racchetta per dedicarmi a tempo pieno alla mia vera passione che è lo studio delle metodologie di allenamento! Nel 1996 mi sono iscritto, finite le scuole superiori, a quello che si chiamava I.S.E.F. (Istituto Superiore di Educazione Fisica) a Torino, dove già da subito grazie ad un collega, diventato carissimo amico, ho avuto la possibilità di fare esperienza sul campo con giovani tennisti tra i quali la giovane Giulia Gabba, allora undicenne seguita fino ai 19 anni, con la quale ho iniziato ad assaporare il tennis vero vedendola crescere e arrivando a disputare tutti e quattro i tornei dello slam juniores e le prime esperienze nel circuito WTA (N°11 itf mondiale e N°180 WTA). In questi anni ho conseguito a Lione (Francia) la laurea in scienze motorie e il quinto anno di dottorato in tecnico sportivo a Torino continuando l’attività di preparatore atletico con giovani tennisti tra i quali Eremin, Margaroli e Donati; quest’ultimo lo seguo ormai da circa 4 anni. Negli stessi anni ho seguito a settimane la condizione atletica di due atlete professioniste tedesche Angelica Roesch (N° 70 WTA) e Greta Arn (N° 95 WTA). Nel 2007, per tre anni, mi sono occupato della giocatrice Estone Ani Maret (N° 65 WTA) che ha partecipato in quei tre anni a tutti i tornei maggiori del circuito WTA, i quattro tornei dello Slam, alla FED CUP e nel 2008 alle Olimpiadi di Pechino. Attualmente, da circa due mesi, ho raggiunto un accordo per seguire la preparazione atletica del promettente tredicenne Julian Ocleppo, figlio d’arte dell’ex giocatore professionista e davisman Gianni Ocleppo.”
Parliamo di preparazione atletica in generale. Quanto sono cambiati i metodi in questi ultimi 20 anni? Quanto è importante aggiornarsi costantemente? Quanti corsi segui in generale durante la stagione? E con chi ti confronti maggiormente?
“Le metodologie di allenamento sono in continua evoluzione, soprattutto in questi ultimi 10 anni. La crescente specializzazione e confronto degli addetti ai lavori ha raggiunto un livello tale, una qualità e dei progressi, che danno e daranno modo agli atleti di raggiungere sempre di più i propri limiti fisiologici! Un grande contributo lo da la tecnologia strumentale in continuo sviluppo e lo studio di mezzi di allenamento sempre più specifici e riconducibili al gesto tecnico. Nel caso del tennis lo studio biomeccanico e la personalizzazione dell’intervento atletico sono fondamentali. L’aggiornamento costante in questo lavoro diventa un esigenza per chi vuole cercare di apportare il proprio contributo nella crescita di un giovane tennista di alto livello; le possibilità non mancano sia per quanto riguarda i corsi organizzati dalla Federazione Italiana Tennis, le riviste specializzate, il web e i testi che negli ultimi anni hanno arricchito la bibliografia mondiale. Per esperienza personale posso affermare con certezza che il confronto con colleghi italiani e stranieri nel circuito è imprescindibile. Negli ultimi anni non ho avuto molto tempo da dedicare all’aggiornamento cattedratico ma girando per i vari tornei nel mondo, il confronto, lo scambio libero di idee e l’osservazione attenta di preparatori stranieri tra i quali francesi, spagnoli, inglesi e tedeschi, mi ha lasciato un bagaglio di idee e nuove proposte che nessun libro, corso o lezione universitaria mi ha mai trasmesso.”
Stai seguendo il giovane Donati. Parlaci brevemente di lui dal punto di vista tennistico e soprattutto fisico. Quali i suoi pregi e quali i difetti su cui lavorare?
“Seguo Matteo da circa quattro anni. E’ un ragazzo del ‘95 con ottime doti tecniche, grande passione, un buon atteggiamento e grandi ambizioni per il futuro. Motoriamente ha grandi doti di apprendimento, capacità coordinative e di gestione del proprio corpo, ancora migliorabili ma di buon livello; buone le qualità di resistenza specifica e un atteggiamento positivo nelle proposte che gli vengono fatte durante le sedute di preparazione atletica. Nell’ultimo anno ha avuto un picco di crescita ponderale notevole, questo ha portato un miglioramento delle qualità di forza generale e specifica che mi hanno permesso di richiedergli un maggior sviluppo della parte fondamentale, nel suo caso è la strutturazione muscolare del busto, arti inferiori e tutto il lavoro di stabilizzazione preventivo-atletico delle articolazioni maggiormente sollecitate nel tennis, quali spalle, anche e caviglie, non perdendo mai di vista il fatto che, essendo comunque un ragazzo in fase di sviluppo, ha bisogno di un bagaglio motorio generale di livello importante che gli permetterà negli anni, se svolto correttamente e costantemente, di portare il limite della sua performance tennistica sempre più in alto.”
Come imposti la preparazione atletica nei ragazzi tra gli 8 e 12 anni? E tra i 12 e i 14 come cambia?
“Tra gli 8 e i 12 anni si va ad affrontare una fascia di età delicatissima dove, se non si lavora correttamente, si rischia di ritrovarsi dei ragazzi che non hanno quella che io chiamo “impalcatura” e quelle capacità motorie che ci permetteranno in seguito di proseguire senza contrattempi il cammino verso la loro piena maturazione fisico atletica. Quindi grande importanza hanno tutte quelle esercitazione atte a stimolare le capacità coordinative, di ritmo, oculo manuali e di destrezza che possono essere allenate con innumerevoli esercitazioni e attività collaterali come l’acrobatica, sport di squadra individuali che, anche se in forma diversa, aiuteranno il giovane atleta a risolvere le innumerevoli variabili che si presentano su un campo da tennis durante un match. Tra i 12 e 14 anni se si è lavorato coscientemente e con continuità, si può iniziare a sviluppare quelle capacità condizionali fondamentali nel tennis quali forza, nei suoi vari aspetti, resistenza specifica, velocità, mobilità articolare, lavori preventivi, senza mai perdere di vista le qualità coordinative fondamentali in uno sport come il nostro. Un cambiamento sostanziale a questa età è l’aumento delle ore dedicate al condizionamento atletico, il volume e la qualità dei vari gesti, supportato da un incremento delle energie psicomotorie, aspetto non trascurabile nel proseguo evolutivo dell’atleta tennista.”
Problema scuola: L’educazione fisica è insegnata sempre peggio. E’ questo uno dei tanti problemi dello sport in Italia?
“È un grande problema, lo sostengo fondamentale nella mancanza di cultura sportiva che noi italiani abbiamo rispetto ad altre realtà estere, ma sicuramente non il solo. Chi fa sport ad un certo livello, non sempre ma spesso, viene osteggiato e non incoraggiato, cosa che nei paesi anglosassoni non accade mai, anzi, viene incentivato l’impegno sportivo e agevolato con strutture adeguate, professori qualificati e appassionati, borse di studio e stage agonistici per le varie discipline sportive.”
Come viene svolta di norma una preparazione fisica invernale di un tennista professionista? E di un giovane?
“La preparazione atletica invernale di un tennista professionista di norma si riduce alle classiche otto settimane tra Novembre e Dicembre prima della lunga trasferta Australiana per il primo appuntamento del circuito maggiore con il torneo di Melbourne (primo dello Slam). Nello specifico bisogna valutare la condizione fisica del tennista con cui si va a lavorare, gli eventuali deficit motori, il recupero dopo una lunga stagione come quella del circuito mondiale; non si può certo pretendere di condizionare un atleta di alto livello solo in quel periodo, anche il resto della stagione deve essere programmato nel dettaglio per poter contemplare alcune settimane di lavoro atletico nelle rarissime pause tra un torneo e l’altro. Per quanto riguarda un giovane in fase evolutiva l’approccio è assolutamente diverso: la programmazione deve essere studiata a lungo termine (almeno quattro anni), curando ogni aspetto in modo continuativo per tutto l’anno, senza condizionare la crescita psicofisica con obiettivi di partite vinte, punti fatti e classifiche. Questa è l’unica strada possibile per permettere ad un giovane atleta di migliorare e crescere in tutti quegli aspetti fondamentali che gli consentiranno di esprimersi al meglio sui campi da tennis di tutto il mondo.”
Parlaci del Sensotraining..
“È uno strumento elettronico da campo che ha aumentato e migliorato le mie possibilità di intervento nei confronti sia dei giovani tennisti che dei professionisti. L’utilizzo, la divulgazione di questo nuovo mezzo e il metodo di lavoro, mi ha dato la possibilità di instaurare una solida amicizia e collaborazione con l’ideatore del Sensotraining il Prof.Salvatore Buzzelli, rapporto che si sta consolidando nel tempo e che vede coinvolto anche il Prof.Stefano Baraldo (preparatore fisico di Potito Storace). Le esercitazioni che insieme stiamo sviluppando attraverso l’utilizzo del Sensotraining sono innumerevoli e vanno a toccare tutte le qualità e le capacità condizionali fondamentali in questo sport. La grande possibilità che ti da l’utilizzo di questo strumento e la sperimentazione fin qui fatta, ha dimostrato un sensibile miglioramento anche della capacità di rilassamento muscolare attivo, miglioramento dei tempi di reazione e la durata dei tempi di attenzione, oltre al controllo della muscolatura volontaria.”
La sensazione è che in Italia molti parlino a sproposito di preparazione fisica? Cosa ne pensi?
“Si è parlato a sproposito in passato, ancora oggi si assiste ad interventi e intromissioni in dibattiti di preparazione atletica con persone poco qualificate, ma l’interesse e la curiosità è aumentata a tal punto che il miglioramento del livello dei preparatori è in continua crescita. Mi sento di poter dire che siamo sulla strada giusta, non bisogna chiudersi nel proprio piccolo mondo, ma confrontarsi, viaggiare e osservare attentamente l’atleta che ti trovi di fronte, in tutti i suoi aspetti: qualità fondamentale di un bravo preparatore fisico.”
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