di Nicola Boni
Quando oggi sono arrivato al Tennis Club Santa Croce, sono riuscito a vedere il secondo set della prima semifinale del torneo femminile, tra l’inglese Robson e l’australiana Holland.
La Holland è nata nel 1992, ma dimostra molti anni di più. Sovrastava fisicamente la Robson, che, oltre ad essere nata, addirittura, nel 1994, dimostra ancor meno della sua età.
Nonostante ciò, non c’è stata proprio partita.
La Robson ha vinto 6-2 6-0, ma è apparso evidente a tutti che la Holland non stava bene, per cui è assolutamente impossibile dare un giuidzio sull’inglese, di cui tutti parlano un gran bene.
La Holland non riusciva realmente nemmeno a palleggiare.
Le ho visto sbagliare sette servizi di fila (cioè 3 doppi falli di fila e un primo servizio sbagliato), in tre dei quali la palla, addirittura, non è riuscita nemmeno a raggiungere la rete, clamorosamente steccata.
Subito dopo è iniziata la partita tra la nostra Martina Di Giuseppe e l’altra australiana Johanna Konta. In effetti, la Konta è indicata dall’ITF come australiana, ma tutti, al torneo, mi hanno assicurato che, in realtà, è inglese.
Deve esserci del vero, visto che, a fare il tifo per lei, c’erano tutti i giocatori inglesi presenti a Santa Croce.
Purtroppo per Martina, il primo set si è giocato ai limiti del regolamento.
Sull’1-1, ha cominciato a piovere e, sul 2-1 per la Konta, la pioggia è divenuta molto insistente e molto fitta. Nonostante ciò, l’arbitro ha deciso di proseguire e si è continuato a giocare sotto alla pioggia battente.
E’ logico che simili condizioni ambientali non hanno favorito La Di Giuseppe: già la terra battuta non è la superficie ideale per il suo gioco, tutto d’attacco, figuriamoci con un campo reso pesantissimo dalla pioggia, campo, peraltro, abbondantemente innaffiato prima dell’inizio della partita.
Martina, come sempre, non ha mai protestato, ma la situazione è stata altamente, e realmente, penalizzante per lei.
Oltretutto, anche in questa occasione, così come accaduto in occasione del match con la Grymalska ed anche nel turno precedente con la Jovanovski, Martina ha cominciato molto male la partita, giocando molto contratta e con pessime percentuali di prime palle di servizio.
In questo modo, la Konta ha vinto, in appena 35 minuti, il primo set per 6-1.
Solo a questo punto l’arbitro, tardivamente, ha deciso di interrompere il gioco, sotto al diluvio.
Si è ripreso dopo tre quarti d’ora circa, quando ha smesso di piovere, ma vi potete immaginare le condizioni del campo, veramente lentissimo, ormai.
Martina, alla ripresa del gioco, ha iniziato, finalmente, ad attaccare l’avversaria, senza accettare più lo scambio da fondo campo, dove l’avversaria eccelleva, grazie ad un diritto molto potente.
Sul 3-3, Martina ha cominciato a giocare magnificamente: a rete prendeva il tempo all’avversaria e si è permessa più volte colpi spettacolari.
Ha letteralmente fatto impazzire l’avversaria, con ripetute palle corte, pallonetti vincenti (uno bellissimo, liftato, di diritto, in contropiede, all’incrocio delle righe), dimostrando tutta la proprio superiorità tecnica, veramente indiscutibile ed evidente a tutti.
In questo modo, non solo ha fatto suo il set per 6-3 ma si è portata anche 2-0 nella terza e decisiva partita.
Temo che, a questo punto, la stanchezza si sia fatta sentire: Martina ha, infatti, dovuto anche giocare due partite di qualificazione e la partita precedente con la Jovanovski era stata durissima.
Il campo, veramente lentissimo e bagnato, non l’ha aiutata a fare il suo gioco e, oltretutto, non si deve dimenticare che la partita è stata giocata usando sempre le stesse 4 palle: veramente, nel terzo set la palla non rimbalzava più, non correva più.
Il solido gioco da fondo campo dell’avversaria ha permesso alla stessa di recuperare, sul 2-2, ma Martina, con un ultimo sforzo, è riuscita a issarsi 5-3 ed a servire per il match, una prima volta, sul 5-4.
A questo punto, le è anche un po’ tremata la mano, purtroppo, e ha dovuto anch’essa cedere il servizio, per il 5-5.
Nel terzo set non c’è tie break e quindi si è seguito l’ordine dei servizi fino a quando Martina è riuscita a servire nuovamente per il match sull’8-7 in suo favore, ancora una volta, però, senza l’esito sperato.
Sull’8-8 Martina ha avuto altre due palle break, sul 15-40, ancora una volta non sfruttate.
Sul 10-10, 40-40, Martina ha avuto una palla facilissima, a campo aperto, che le avrebbe potuto dare un’altra palla break, ma che ha però indirizzato debolmente proprio dove si trovava l’avversaria. Sul punto successivo, non ha chiuso una volée di rovescio, per lei facile.
Servendo sull’11-10 per l’avversaria, è andata 0-30 e, ai vantaggi, ha dovuto affrontare un primo match point. Qua, per sottrarsi dall’asfissiante scambio da fondo campo che non riusciva a reggere fisicamente, ha improvvisato una palla corta, che ha avuto successo.
Ma, sfinita, ha sbagliato due diritti e ha perso la partita, tra gli applausi convinti di tutti.
Tutti errori non dovuti solo alla paura ed alla tensione, ma anche alla stanchezza, negli ultimi giochi era veramente distrutta.
Del resto, giocare sulla terra battuta, quasi sempre a rete, per 3 ore e 35 minuti (quanto è durata la partita comlessivamente, esclusa la sosta), con un tennis così dispendioso, è veramente difficilissimo.
Alla fine, le due avversarie si sono abbracciate, convinte di aver dato vita ad una bellissima partita.
Durante il secondo set della partita della Di Giuseppe, ho visto che si allenavano insieme, divertendosi, Martina Trevisan e Nastassja Burnett. Allenamento molto intenso, peraltro.
Ho sentito che si mettevano d’accordo per prendere il treno per Milano, domani, per il Trofeo Bonfiglio, a cui parteciperanno.
Dopo l’allenamento, la Burnett ha seguito la partita della Di Giuseppe, facendo vistosamente il tifo per lei.
La Trevisan ha seguito la partita, invece, con i telecronisti della rete locale che trasmetteva in diretta la partita.
Al Bonfiglio ci saranno tutte le protagoniste del torneo di Santa Croce, Grymalska, Burnett, Di Giuseppe, Trevisan, Caregaro, oltre a Camila Giorgi, Gioia Barbieri, Claudia Giovine.
Insomma, sono presenti tutte le nostre migliori speranze.
Da quel che si è visto a Santa Croce, faranno molto bene.
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