Impressioni da Livorno…

Gianluigi Quinzi
(Gianluigi Quinzi)
di Pibla
A Pasqua dello scorso anno, quasi per caso, pur conoscendone l’esistenza, mi imbattei per la prima volta nel Torneo Internazionale Under 14 di Livorno, uno dei migliori tornei del mondo della categoria.
Rimasi affascinato dalla straripante simpatia e dal dritto devastante dell’estone Kontaveit, – che in semifinale asfaltava un’inglesina tanto quotata, quanto lamentosa e frignante- dai sorrisi e dalla bellezza della bulgara Tomova, -che vinse in scioltezza il torneo e che poi quest’anno, a soli quindici anni, ha ricevuto una wild card per le qualificazioni del Torneo di Miami- dalla solidità del gioco del serbo Milojevic, vincitore del torneo, dalle bordate e dal coraggio del minuscolo francesino Py nella finale del torneo maschile e dalle speranze accese dalla vittoria nel doppio maschile del duo nostrano Donati-Napolitano; insomma, in una parola rimasi stregato dall’atmosfera e dal livello del torneo e mi ripromisi che a Pasqua dell’anno dopo avrei fatto in modo di non mancare.
Per questo motivo, dopo aver dato una fugace occhiatina al primo giorno di qualificazioni, e dopo un’intensa settimana lavorativa, il sabato mattina prima di Pasqua, intorno alle 11.30, mi reco a Livorno al Circolo della Banditella dove si svolge il torneo.
Ma quest’anno è diverso.
Venerdì sera ho scoperto dall’order of play del torneo che il sabato mattina, non prima delle 11.00, avrebbe giocato Gianluigi Quinzi.
Quest’anno è diverso……quest’anno c’è la possibilità di veder giocare Quinzi, ritenuto, da gran parte degli addetti ai lavori, la futura speranza del tennis italiano.
Arrivo al Circolo trepidante e pieno di aspettative come solo un tifoso sa essere e sopratutto sperando che il match di Quinzi non sia già iniziato da troppo tempo ed invece… sorpresa, in campo ci sono due ragazze, una bionda alta (che poi scoprirò essere la tds. n. 1 del torneo, la russa Sharifova) che, pur sull’orlo di una vera e propria crisi di nervi, tira delle bordate terrificanti e l’altra più piccola e minuta (la rumena Csoregi tds n. 4) che corre velocissima da una parte all’altra del campo rispedendo tutto di là ed inducendo quasi sempre la russa all’errore.
Non faccio nemmeno in tempo a sedermi sulle tribunette del Campo Centrale del Circolo che assisto involontariamente ad una telefonata che mi incuriosisce.
Subito dietro di me un ragazzo in tuta racconta al suo interlocutore che “sì, sì, oggi Giorgia sta meglio (pare fosse raffreddata o qualcosa del genere), stamani tirava davvero forte…. se oggi pomeriggio tutto va bene… poi la finale si gioca lunedì, quindi ci tocca stare qui domenica senza giocare, ti rendi conto, un giorno perso, comunque non importa, Giorgia sta bene”.
Io lì per lì, tenuto conto del tono affettuoso con cui questo signore parla di questa tale Giorgia, penso che sia il padre, ma quando poi mi volto vedo che è un po’ troppo giovane per avere già una figlia di quattordici anni e concludo che non può che trattarsi dell’allenatore.
Nel frattempo la piccola rumena con i suoi prodigiosi recuperi ha definitivamente fatto impazzire la russa e si è aggiudicata la semifinale, così, nella pausa successiva al match femminile, vado a consultare l’order of play e capisco che la “Giorgia” di cui parlava il ragazzo dietro di me, altri non è che una delle due semifinaliste italiane della seconda semifinale femminile, Georgia Brescia, l’altra è Jasmine Paolini.
Ma il momento è arrivato, finalmente scende in campo Gianluigi Quinzi, emozione, non sono poi così tanti gli appassionati italiani ad aver visto giocare dal vivo un’intera partita di questo ragazzo marchigiano di cui nell’ambiente si dice un gran bene.
Gianluigi gioca contro l’ungherese Andre Biro, un ragazzino più basso di lui (con gambe corte che non lasciano presagire un grosso sviluppo fisico futuro), con un gioco molto vario, perfetto per la terra.
L’ungherese infatti si muove rapidissimo sul campo andando a riprendere praticamente tutto e gioca sempre colpi molto precisi ed in progressione, senza cercare subito il vincente, alternati spessissimo a delle palle corte assolutamente mortifere per l’avversario.
Biro è l’unico giocatore visto in due anni a Livorno a giocare la palla corta…e, vi assicuro, la gioca da Dio.
Quinzi è più alto e più potente dell’ungherese, ma è ovviamente meno veloce ed ha un gioco decisamente meno vario del magiaro.
Quinzi serve bene, sopratutto la prima, ha un bellissimo rovescio bimane, potente e profondo (di rovescio in back per ora nemmeno l’ombra), non disdegna le discese a rete e gioca molto bene, sia lo smash, sia la voleè di dritto, anche in allungo, quella di rovescio invece, non sapendo quando staccare la mano, la gioca con una mano sola e gli atterra praticamente sempre almeno un metro fuori dal campo, la imparerà col tempo, quando avrà imparato a staccare la mano sul rovescio bimane per giocare il back.
A mio avviso il difetto più evidente di Quinzi è il dritto, in cui si ravvisano in particolare due pecche:
1- Come già qualcuno in passato aveva segnalato, il marchigiano non tiene la racchetta proprio dal fondo del manico ma un pochino più su e quindi la palla non cammina molto e lui sembra fare una gran fatica per farla camminare. Non avendolo mai visto giocare prima non è chiaro se su questo punto si sia già cominciato a lavorare o no, quello che posso dire è che il difetto è abbastanza evidente, ma non eclatante come mi sembrava di aver capito;
2- La fine del movimento è decisamente “strappata” e toglie fluidità al colpo, rendendolo tra l’altro anche molto falloso.
L’andamento della partita è in equilibrio solo nei primi cinque games, poi l’ungherese prende il sopravvento e Quinzi comincia ad innervosirsi ed a lamentarsi, continuando a ripetere tra sé e sé ed anche ad alta voce “sono scarso, come sono scarso”.
Gianluigi mi sembra assistito in questo torneo solo dalla mamma, che non smette di incoraggiarlo, con un atteggiamento positivo, per tutto l’incontro.
Quinzi, pur lamentandosi, combatte sino all’ultimo punto, ma Biro in questo momento sulla terra appare più completo, chiude in due set e si va a prendere un meritato bacino dalla sua di mamma, seduta in tribuna con il clan ungherese.
In sintesi, nella mia personalissima opinione, che si basa su di un solo incontro, peraltro perso, e tenuto conto che trattasi pur sempre di un ragazzo di soli quattordici anni, Quinzi mi è sembrato molto buono, non un fenomeno e comunque un cantiere aperto in cui c’è ancora tanto da lavorare, sia da un punto di vista tecnico (il dritto su tutto), sia da un punto di vista atletico.
Gianluigi ha comunque già una gran bella struttura fisica che pare suscettibile di ulteriori e sostanziali miglioramenti.
Quello che invece mi ha lasciato un po’ perplesso è che negli altri semifinalisti, pur essendoci indubbiamente aspetti ancora migliorabili, non mi sembra di aver ravvisato una lacuna tecnica così evidente come il dritto di Gianluigi e questo mi fa pensare che per lui saranno cruciali i prossimi due anni e la guida tecnica che avrà in questo ristretto lasso di tempo.
Nell’altra semifinale maschile si incontravano l’inglesino Sapwell, dal gioco solido e completo ma senza troppi acuti ed il belga, credo di origini turche a giudicare dal nome, Omar Salman, decisamente più acerbo in quanto a tattica e tenuta fisica ed anche mentale, ma con un servizio ed un dritto davvero splendidi, che fanno la differenza anche sulla terra rossa e non oso pensare che effetti devastanti possano creare su di una superfice più veloce, insomma due colpi killer che sono proprio quelli che ancora mi sembrano mancare al nostro Quinzi.
Nonostante tra i due io trovi Salman decisamente più futuribile, l’inglesino la spunta al terzo grazie ad una maggiore tenuta, sia fisica, che sopratutto mentale.
Mentre sabato lascio il Circolo, sul Centrale è scesa Georgia Brescia che, sorridente, comincia il riscaldamento pre-partita con il suo allenatore.
Il lunedì di Pasquetta sono programmate le finali di singolare, alle 9.30 il femminile ed a seguire il maschile, ma sia la domenica di Pasqua che la notte tra domenica e lunedì ha piovuto, per cui, mentre il lunedì a metà mattinata mi reco al Circolo penso che difficilmente gli organizzatori avranno potuto mantenere il programma invariato.
Ed infatti quando arrivo trovo il Centrale vuoto, col terreno ancora un po’ umido e con gli organizzatori che vi stanno effettuando un sopralluogo, ma di colpo dal campo coperto accanto al Centrale sale un fragoroso applauso; è chiaro che la finale femminile tra la nostra Georgia Brescia e la rumena Csoregi si sta giocando al coperto e mi precipito lì, riuscendo però ad assistere solo agli ultimi due games della partita
Georgia Brescia è una ragazza alta, con capelli riccioli lunghi e con una gran bella struttura per giocare a tennis, mi sembra solare e grintosa. Per dirla alla maniera del grande Gianni Clerici, Georgia è quadrumane, nel senso che gioca sia dritto che rovescio a due mani, chissà se giocherà così per sempre o se un giorno deciderà di staccare una mano, almeno per giocare il dritto.
La partita è di una intensità pazzesca ed io assisto ad uno scambio in cui vengono giocati almeno quaranta colpi; la Brescia spinge come una dannata ed ogni tanto è costretta a rifiatare, la rumena, come già in semifinale, si muove benissimo e gioca d’incontro, il fatto di giocare al chiuso a mio avviso premia la palla più pesante della Brescia, che chiude in due set tirati tra gli applausi del pubblico, che assiste in gran parte dall’esterno della struttura.
A questo punto tutto è pronto per la finale maschile tra l’ungherese Biro e l’inglesino Sapwell, mi aspetto una lotta tra la maggior varietà e fantasia dell’ungherese e la solidità e maggior potenza dell’inglese.
Ed invece Sapwell, che però forse non sta benissimo fisicamente, da uno a zero in vantaggio nel primo set, si ritrova in un amen sotto 6-1 4-1, letteralmente travolto dai recuperi, dalle progressioni e sopratutto dalla solita quantità industriale di palle corte dell’ungherese, un autentico specialista del genere; alla fine inglese distrutto e l’ungherese felice, a ricevere il solito bacino dalla mamma.
L’ultima immagine prima di lasciare anche per quest’anno il Circolo è la premiazione con tanti ragazzi in campo, col pubblico speranzoso che applaude la Brescia e là in disparte, da solo, seduto su di una ringhiera, l’allenatore di Georgia che lascia interamente la scena alla sua atleta ed assiste silenzioso alla premiazione.
Come direbbe l’amico Stefano Grazia, c’è genitore e genitore, ma c’è anche maestro e maestro…

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