In foto Peter Bidan, coach e padre di Fadi e Giorgio Bidan
dal Lemon Bowl (Roma), Luca Fiorino (@LucaFiorino24)
Il pessimista si sveglia con la paura di cosa possa accadere, l’ottimista con la curiosità di scoprirlo. Tante idee, molte cose da fare ed una sola certezza: la giornata sarà intensa ed impegnativa. Sebbene la colazione sia sempre la solita, a cambiare questa volta sarà il luogo da cui inizierà il mio racconto. Le feste mi hanno portato a Taranto, città natale dei miei genitori e Roberta Vinci, una delle poche atlete in grado di regalare qualche sporadica gioia (in ambito sportivo, si intende) a questa meravigliosa città. Oggi è dunque il mio ultimo giorno di permanenza in Puglia, dopo appena 96h è già tempo di preparare la valigia e tornare a casa, o meglio, al Lemon Bowl.
La partenza fissata per le ore 8:00 subisce un ragguardevole ritardo di “appena” 50 minuti, le cause è meglio non specificarle per quel poco di reputazione di cui ancora dovrei godere. Il viaggio è piuttosto lungo e stancante, i continui cambiamenti delle condizioni climatiche, il traffico e la musica che passa alla radio di certo non mi vengono in soccorso. La fortuna vuole che in macchina ci siano ben quattro patentati pronti a sostituirsi alla guida, peccato che poi al volante ci siano sempre le solite due persone: io e mio padre.
In circa cinque ore siamo a casa, il tempo di prendere il badge e che mi dia una piccola sistemata e sono già pronto per cambiare auto e dirigermi verso il New Penta 2000, sede centrale della manifestazione. Non avendo neanche il tempo di ritagliarmi il tagliandino per l’assicurazione ed essendo il serbatoio della mia Alfa quasi a secco, decido di prendere in prestito il Pandino di mia madre. Mai scelta fu più sbagliata. La macchina pare non acquistare velocità neanche in discesa, inoltre l’odore e la tappezzeria all’interno dell’abitacolo non sono del tutto gradevoli. Di recente infatti Coman, il mio “cagnolino” di quasi 50 kg, ci era salito per andare in pensione. A proposito, oggi Coman compie un anno. Buon compleanno piccolo mio!
Dopo questo breve augurio tanto inutile quanto sentito, prometto di non digredire ulteriormente anche se mi risulterà difficile vista la mia innata propensione al cazzeggio. Sono giunto a destinazione, lascio come mi è solito fare l’attrezzatura di lavoro, saluto i vari componenti dello staff e mi metto al lavoro. Il fatto di iniziare a metà giornata di certo non aiuta, ma la pioggia di ieri mi ha in un certo senso agevolato, potrò infatti vedere quasi tutti gli ottavi di finale delle varie categorie. Attacco in bacheca i vari fogli della rassegna stampa e mi appresto a svolgere il primo compito di giornata: mi aspetta un’interessante intervista con Peter Bidan, coach di Fadi e Giorgio. Una storia che abbiamo avuto modo di conoscere lo scorso anno ma che è giusto riportarla per chi se la fosse persa. I due fratellini, rispettivamente nelle categorie under 10 e 8, sono nati in Siria e successivamente fuggiti per via della guerra in Libano con la loro famiglia. Ora entrambi seguono un sogno comune a tanti ragazzi, quello di diventare un domani dei tennisti professionisti. Lo fanno con assoluta semplicità, col sorriso stampato sulle labbra ma anche con la giusta “cazzimma” di chi sa quel che vuole, special modo per quel che riguarda Fadi, il maggiore dei due, mancino pregevole e dal talento indiscutibile.
“Fadi è migliorato molto rispetto lo scorso anno – ci spiega papà Bidan – specialmente fisicamente e sotto l’aspetto mentale. Nella passata edizione partiva sfavorito a causa dell’anno di differenza ma ora, in un torneo prestigioso come questo, sono sicuro possa dire la sua. Qui il livello è decisamente più alto che in Libano, hanno la possibilità di misurarsi con giocatori di qualità per più turni e di maturare esperienza“.
Fadi gioca meravigliosamente, vince dapprima 6-0 6-0 e si imporrà successivamente 6-1 6-3 nel match di ottavi di finale. Diverso il destino per il fratellino Giorgio già uscito nei giorni scorsi, il cui nome francamente mi stupisce viste le loro origini.
“In famiglia abbiamo tanti George, siccome non volevamo venire meno alla tradizione abbiamo deciso di chiamarlo così, come il brand Giorgio Armani – dice compiaciuto Peter – diversificandolo da tutti gli altri. Riguardo il match credo che mio figlio fosse di gran lunga migliore al suo avversario ma le condizioni di gioco, ovvero le dimensioni della racchetta (racchetta mis. 23 lunga al max 60 cm.) e il campo ridotto l’hanno penalizzato“.
Mi accingo sul campo 2 dove si sta svolgendo un match piuttosto combattuto tra Benedetta Sensi e Chiara Castellano. Dopo le prime battute, in cui entrambe hanno dato prova di ottime qualità e doti tecniche, la tensione ha iniziato a prevalere, special modo nel tie break finale. Scambi interminabili, tanta pressione e giocatrici alquanto contratte. Potrebbero anzi possono giocare decisamente meglio, lo sappiamo.
“Ma perché le femmine non vanno mai a rete?” si chiede un ragazzino dagli spalti. Beh, come dargli torto. Ad onor del vero anche i ragazzi non è che amino particolarmente giocare di volo. Il punteggio è 6-3 7-6 in favore della finalista dello scorso anno nella categoria under 10.
Nel frattempo mi aggiro sui vari campi con Alessandro Nizegorodcew che mi racconta qualche episodio divertente a cui non ho avuto la fortuna di assistere in mattinata. Il “Forty old” di un ragazzo italiano dall’inglese un pochino stentato le batte decisamente tutte. D’altronde all’età sua non è che me la sarei cavata meglio, provo a difenderlo e giustificarlo in tutti i modi. A pelle penso già di volergli bene.
Contemporaneamente sul campo 1 e 4 si stanno giocando due incontri di assoluto rilievo: Anna Demirtzi opposta a Maria Breidy e Daniele Minighini contro Federico Guerriero. Partiamo dalle impressioni che ho avuto dal match maschile. Il giovane dell’Eur Sc l’ho visto decisamente migliorato rispetto lo scorso anno. Oggi mi è sembrato, fra i vari ragazzi della sua categoria, quello con maggiore varietà di gioco. Spesso propositivo, magari anche sbagliando ma facendo la scelta tattica giusta, provando a spingere senza mai subire il gioco dell’avversario. Efficace, determinato e concreto. Il risultato non a caso l’ha premiato: 6-3 7-6 in suo favore.
E per quel che concerne l’incontro femminile? Bello e ricco di spunti. Cipro contro Libano. Entrambe alla prima esperienza fuori dai confini nazionali con una voglia matta di stupire e mettersi in mostra. Brave ambedue anche se i pianti della giovane libanese per lunghi spezzoni della partita avrei preferito non vederli (non è stata l’unica, sia chiaro). La cipriota ha spesso e volentieri comandato il gioco facendo muovere la sua avversaria come un tergicristallo, mostrando un grande acume tattico e ottima solidità da fondocampo. Amo questo tipo di giocatrice e sono sempre alla ricerca di storie interessanti. Non posso esimermi. Vado a fare due chiacchiere con Elena Charalambous, madre e allo stesso tempo coach della ragazza.
“Anna ha iniziato a giocare a 3 anni – racconta mamma Elena – e si allena con me al Limassol Sporting Club. Questo è il suo primo torneo al di fuori dei confini ciprioti. Il livello del Lemon Bowl è davvero molto alto, siamo davvero fieri di essere qui. Quanto è difficile il mio ruolo come mamma-coach? Le regole tra noi sono chiare: fuori dal campo sono la mamma, dentro invece mi deve vedere unicamente come coach“.
Nonostante l’anno in meno (classe 2007) rispetto a tante altre ragazze della sua categoria, la ragazzina si dimostra sì timida ma con le idee piuttosto chiare: “La mia giocatrice preferita? Serena Williams“.
È tempo di ammirare nuovamente, a distanza di un anno, le sorelle Linda e Brenda Fruhvirtova. La più grande delle due gioca al coperto contro Desideria D’Amico. Purtroppo non c’è storia, la ceca appare come nella passata edizione un ostacolo quasi insormontabile. Grande profondità, perfetta gestione degli scambi e una tenuta mentale da campionessa. Ne approfitto dunque per fare due chiacchiere a bordo campo con Ryan Rymarczyk. Il ragazzo di appena 9 anni, italiano con genitori polacchi, è già uscito dalla manifestazione ma ha destato ottime impressioni agli addetti ai lavori. La giornata di ieri, particolarmente ventosa, la tensione e l’attesa per il torneo l’ha di fatto condizionato e non poco.
“Sono dispiaciuto per essere stato eliminato, avrei voluto dimostrare qualcosa di più – ci confessa Ryan – ma è andata così, merito al mio avversario. Amo spingere e giocarmela sempre e comunque. Il mio idolo? Gael Monfils. Nel tempo libero, se non mi alleno, sono sempre sintonizzato su SuperTennis Tv“.
Scambio qualche parola anche con il papà di Ryan, molto disponibile ed aperto al dialogo: “Ha iniziato ad impugnare la prima racchetta quando aveva circa 5 anni ma non mi sono sentito sin da subito di portarlo agli allenamenti, ho atteso fino ai 6 anni. Oggi si trova benissimo al Tennis Mongodi (Cividino BG) dove è seguito da Matteo Galli, lui e tutto lo staff lo coccolano in tutti i modi. Dopo due giorni di prova aveva già deciso che non sarebbe mai più andato via. La storia mia e di mia moglie? Ci siamo trasferiti sia io che lei per motivi di lavoro negli anni 90, io sono artigiano mentre mia moglie è un’operaia in una fabbrica. La decisione di essere qui al Lemon Bowl è dovuta al fatto che sia un torneo internazionale, in cui si ha la possibilità di incontrare il top del top. L’organizzazione è ottima, se la macchina organizzativa funziona da tanti anni un motivo ci sarà“.
Faccio le mie riprese, seguo per due giochi Brenda e mi sposto ancora una volta sul campo 4. Ah, tanto per la cronaca la più piccola delle sorelle ceche vincerà senza lasciare neanche un game alla sua avversaria. È da questo momento che il mio cuore verrà rapito. Segnatevi questo nome: Dilhan Wasantha. È mia intenzione domani in vista dei quarti di finale fermare sia lui che il coach, il padre o chiunque abbia un minimo di grado di parentela con lui per fargli più domande possibile. Miglior outfit del torneo, piacevole da vedere giocare, sportivo ma allo stesso tempo sicuro di sé. Nel gioco e nel look ricorda molto un Rajeev Ram in miniatura. Rovescio bimane sicuro e profondo, diritto efficace e mano piuttosto delicata. Non di rado è sceso a rete ma d’altronde, nonostante la nazionalità dica Gran Bretagna, le sue fattezze fanno pensare che gli scorra sangue indiano o di paesi limitrofi. Domani lo placcherò e vi racconterò qualcosa di più. I match sono quasi conclusi, saluto Nize e Paolo e mi fermo a parlare con i giudici arbitri per qualche minuto. Ha da poco vinto Bidan il suo ultimo match odierno, propongo di vederci tutti assieme domani per una sorta di “disamina” tecnica che riguarda il ragazzo indirettamente. Di più non posso dire…
Recupero pc e materiale vario lasciato in postazione, corro alla macchina ed accendo il riscaldamento al massimo. La giornata è stata piena e stancante ma ne è valsa la pena. Qualcuno di voi aveva qualche dubbio a riguardo?
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