di Big Lebowski
Il cielo è plumbeo mentre mi dirigo al Tennis Club Milano dove sono in programma tutte la partite dei cosiddetti “best sixteen”, con gli otto incontri femminili ad aprire contemporaneamente il ricco programma.
Il match più atteso, almeno dagli appassionati italiani, è senza dubbio il derby tra Jessica Pieri e Bianca Turati, le uniche due tenniste azzurre ancora in gara e così, è il campo con la tribunetta già affollata quello che raggiungo subito per vedere il punteggio, che è favorevole a Jessica per 3 – 1.
Per arrivarci si deve per forza passare dal campo 1 dove si sta giocando un altro incontro al quale mi ero programmato di assistere alternandolo al derby, vale a dire quello che oppone Kolodziejova e Paigina, come vi avevo detto ieri.
Sul 4-3 Paigina, vedo la possente russa fallire per eccesso di sicurezza una facile volee e mi dico che potrebbe essere un punto di una certa importanza, anche perché l’altra riesce a impattare sul 4-4, che rispetto ad un 5-3, come direbbe Lapalisse, cambia la vita.
Jessica è decisamente on fire; vola sul campo comandando gli scambi anche se per marcare il 15 deve sempre giocare preciso e soprattutto anticipare molto il colpo, perché Bianca, come consuetudine, non regala nulla e riprende tutto. Per ovviare alla difficoltà nella chiusura del punto, Pieri sceglie opportunamente di affacciarsi spesso nei pressi della rete dove trova con regolarità degli schiaffetti che risultano fastidiosi per la rivale.
Turati viene sballottata per il campo, ma è una lottatrice indomita. Mentre la osservo, mi viene una considerazione che faccio qua come un pensiero ad alta voce, a mo’ di gioco; racchiude in sé, ovviamente con le dovute e ovvie proporzioni , le caratteristiche di due giocatrici italiane contemporanee: Schiavone ed Errani. Ha la tigna, la regolarità, forse un po’ la passività e anche qualche atteggiamento non proprio esemplare di Sara, ma opera spesso della scelte tattiche e dei gesti tecnici che mi ricordano, in piccolo, Francesca.
Mi viene più difficile fare lo stesso giochino con la Pieri per far immaginare il gioco di Jessica a chi non l’ha mai vista, forse una Radwanska più propositiva, forse qualche cinesina di quelle velocissime, ma è una giocatrice tutto sommato molto originale.
Al termine del primo set che finirà 6-2, ritorno dalle straniere per vedere che Paigina è sotto 6-4 e 4-0 nel secondo. Ti aspetteresti una giocatrice in dominio degli scambi, ma non è così: osservo come la ceca abbia deciso o le abbiano consigliato, di giocare dei topponi altissimi che evidentemente hanno l’effetto di mettere in qualche difficoltà la russa, che però, almeno dal momento in cui comincio a seguire la partita, riesce ad addomesticare riportandosi così sul 4-3. Vedo un paio di ace di potenza devastante per questo livello da parte di Paigina ed anche qualche recupero di smorzata non normali per un’atleta di quella stazza.
Nonostante la sconfitta, confermo per filo e per segno quello che ho scritto ieri circa la futurabilità di questa ragazza, il cui ingresso nei tornei WTA di buon livello potrebbe essere non lontano.
E’ stata una vittoria tattica quella di Kolodziejova: precise palle altissime, veri e propri pallonetti nei pressi della riga di fondo che costringevano l’avversaria a stare dietro nonostante la naturale propensione all’anticipo, per poi colpirla saltuariamente con palle corte quando l’altra le concedeva la possibilità.
In questo modo è riuscita a limitarla, violentando le proprie caratteristiche che sono tutt’altre, pur di ottenere la vittoria imbruttendo la partita. Per via che vincere non conta a questi livelli.
Turati invece è sempre lì, rimane attaccata al match lottando da agonista di razza, come aveva già fatto contro l’inglesina battuta in rimonta 7-5 al terzo e come ha fatto tante altre volte nella sua breve carriera.
Sa bene che deve cercare di allungare la partita con la speranza che l’altra cali un pochino, si incita a volte con toni eccessivi imitata o imitando (è nato prima l’uovo o la gallina?) Giulia Boschi, la sua coach del team Piatti, che reagisce ad ogni punto in modo veramente eccessivo da bordo campo.
Ed il match gira come a volte inspiegabilmente avviene: un errore in risposta, un sbaglio in più, un nastro malandrino, un po’ di vento che preannuncia temporale e che l’attaccante patisce maggiormente ed anche un po’di nervosismo che si impossessa della solitamente compassata Jessica.
Finalmente vedo qualche bella “schiavonata” in più di Bianca che porta a casa il secondo set e dirò di più: se a questo punto non si fosse scatenato l’uragano non so se Pieri avrebbe ritrovato il bandolo della matassa. Play suspended.
Riprendo a vedere la partita sul 4-1 per Jessica nel terzo set a pomeriggio inoltrato.
Il campo è molto più lento ed avviene un po’ la stessa cosa prima descritta, con la rimonta di Bianca che, seppur sempre all’inseguimento, riesce ad arrivare al tie-break, che però gioca malissimo perdendo così la partita, dandomi l’impressione di cercare qualche inutile ad alla fine controproducente, anche se non particolarmente grave, espediente.
Riceve, ad esempio, un warning per aver lanciato la palla nell’altro campo con una certa stizza, mostrando qualche atteggiamento rivedibile anche se giustificato dalla tensione causata dall’importanza del match.
Bello anche il derby russo tra l’elegante Pospelova e l’interessantissima Pervushina, entrambe assai graziose, con la prima che conferma l’ottima impressione suscitata nel match in cui ha estromesso la prima testa di serie.
A questo punto sono in campo gli uomini su quasi tutti i campi ed io ho tempo, finalmente, per seguire con attenzione i ragazzi che avevo nei giorni scorsi trascurato.
Quello che mi ha assolutamente impressionato maggiormente è senza dubbio il giapponese, di padre sudafricano Akira Santillan (97), la cui storia potete leggere qui, uno a cui Bollettieri ha predetto a sette anni un futuro radioso e, per quello che ho ammirato oggi, potrebbe averci preso un’altra volta.
Si tratta di un giocatore veramente completo: gran servizio (visto un game vinto con due ace puliti e uno sporco), rovescio ad una mano devastante e pulitissimo, un forehand notevole e soprattutto molta fantasia. Decisamente il più completo del lotto, continuando lo stupido giochino di prima, direi Federer come caratteristiche, rendendomi conto di essere blasfemo.
Poi ovviamente il brasiliano Orlando Luz (98), che ha dovuto giocare una partita di contenimento contro un interessantissimo gigantesco polacco d’attacco, dal nome difficilmente pronunciabile senza apparire involontariamente volgari (Hurkacz, 97), e ne è uscito con qualche difficoltà ma con indubbia personalità.
Luz potrebbe essere il “nostro” Murray, per darvi un idea di massima; gran risponditore, intelligente e geometrico, recupera palline quasi proibitive per costringere l’avversario sempre ad un colpo in più, gioca bene entrambi i colpi laterali, è un grande lottatore, ma non è eccezionale con il servizio.
Poi c’è Taylor Fritz (97) che ha disposto dell’ungherese Valkust, recente vincitore del torneo “Città di Prato”, in modo più agevole di quanto avesse fatto ieri con Weis; questo faccio fatica a paragonarlo, proviamo con Coric, come caratteristiche e altezza.
Non ho visto ma mi hanno parlato benissimo di William Blumberg, un americano nato nel 1998 che affronterà Santillan nei quarti.
Deludenti gli italiani che hanno perso 6 set a 0; forse può in parte recriminare Pellegrino che ha fallito il set- point nel tiebreak del primo set per sciogliere clamorosamente ed incassare un bagel nel secondo; mai in lotta Bonacia e Summaria che credo abbiano fatto il massimo delle loro possibilità in un lotto così importante.
Per la finale maschile azzardo Santillan-Fritz, per quella femminile prendo Voundrousova nella parte bassa e sono indeciso nella parte alta nella quale hanno chance tutte e quattro, ma metto i miei 2 cents su Pospelova ricordando che solo chi fa pronostici li può sbagliare.
Pieri potrebbe pagare il fatto che ha finito alle 17 un match durissimo durato oltre due ore e mezzo di suo, oltre alle problematiche della sospensione, mentre l’avversaria alle 11 aveva finito; inoltre proviene da un torneo dispendioso con cinque dure partite giocate per arrivare alla finale solo la scorsa settimana a Firenze.
Mi piace chiudere ricordando che è stata eliminata dal torneo di doppio l’unica azzurra che vi era ancora impegnata, la giovanissima Monica Cappelletti (99) che non avevo avuto prima l’occasione di menzionare, la quale si è complessivamente ben comportata nei quattro tornei junior della primavera italiana, tra l’altro anch’essa cresciuta dal maestro Bruno di cui abbiamo ieri parlato a proposito di Weis, prima di scegliere il centro FIT di Palazzolo come sede della sua nuova avventura.
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