Denis Shapovalov ti colpisce, non solo per la violenza con la quale lascia che i suoi colpi lascino il piatto corde della sua Pro Staff e neanche per la propensione all’attacco e al gioco di volo, ormai merce rarissima nel panorama del tennis professionistico. Il canadese ti colpisce soprattutto perché ama il gioco, si diverte e adora divertire, rischia e non se ne pente, mai.
È difficile non lasciarsi attrarre dalla sua aura di positività. Il canadese, sempre sorridente, sembra non soffrire mai la tensione, né prima né durante il match, il suo piano è chiaro e semplice: comandare. Non importa se dall’altra parte ci sia un qualsiasi giocatore da Futures o Nick Kyrgios, Denis picchia, duro, apre il campo con il servizio mancino (davvero completo in rotazioni e angolazioni) e, sempre con i piedi sulla riga (o quasi) di fondo comanda: dritto, rovescio, ogni colpo viene giocato con il massimo della scioltezza, e spesso del rischio, con l’obiettivo di conquistare la rete che difende con grande maestria; lo stesso fa in risposta, sulla seconda di servizio non perdona, il suo credo sembra essere “mai indietreggiare”.
Colpì anche me. Ottobre 2015, Futures di Niceville e Pensacola in Florida. Giocai in doppio contro di lui per due settimane consecutive, non smise mai, nemmeno nei momenti più “critici”, di ridere e cercare soluzioni di attacco. Ci divertimmo tanto, ma ebbe sempre la meglio lui. Mi impressionarono tantissimo la sua facilità di trovare angoli al servizio e la solidità in risposta, ma soprattutto mi colpì la sua capacità di riuscire, in modo assolutamente naturale, ad alzare il suo livello di gioco nei momenti decisivi e di voler sempre decidere le sorti del punto, del game, del match.
Lo ritrovai, sempre al 10.000$ di Pensacola, da spettatore, giocare contro Filippo Leonardi, dopo essersi qualificato ed aver passato il primo turno. A dir poco impressionante. Lasciò le briciole a Leonardi nel primo set sommergendolo di vincenti, il secondo si risolse al tie break dopo una lotta punto su punto in cui si tirò sempre fuori da situazioni spinose giocando dei vincenti, con qualsiasi colpo. Un’aggressività e una voglia di comandare che gli valsero la vittoria del match e il raggiungimento in seguito della semifinale, fino a quel momento miglior risultato per lui a livello ITF Pro (vinse anche il suo primo titolo in doppio). Ricordo di aver parlato a lungo con il suo allenatore, l’italo-canadese Adriano Fuorivia, durante e dopo il match, mi raccontò in breve la storia di Denis, la fuga della sua famiglia prima dall’URSS e successivamente da Israele (dove Denis è nato), ma soprattutto mi disse una frase che difficilmente dimenticherò: “Denis gioca sulle righe. Da sempre. Provo dopo ogni partita a spiegargli che a volte non è necessario rischiare per vincere il punto, ma lui mi risponde che se colpisci la riga il punto lo hai vinto…e vedi, lui le colpisce molto spesso e vince, non posso dargli torto.”
Non mi ha affatto sorpreso vederlo protagonista della vittoria del Canada nella Junior Davis Cup, così come non mi sono stupito quando anche a livello Futures è “esploso” vincendo due prove del circuito americano. Mi ha incuriosito molto la sua presenza al Futures di Lecco, torneo scelto insieme al challenger di Mestre per preparare il Roland Garros. Ricordo di aver pensato che mi sarebbe piaciuto ancora assistere a un suo incontro, magari scambiare qualche parola con il coach, vederlo giocare in condizioni più “lente” rispetto alla terra verde americana. Ironia della sorte mi sono ritrovato ad affrontarlo sia in singolare che in doppio riuscendo entrambe le volte a batterlo.
L’esperienza da avversario mi ha aiutato a conoscerlo ancora meglio, ad accorgermi di quanto la sua palla possa allo stesso tempo essere veloce e pesante e di come con un pizzico di maturità e disciplina in più questo ragazzo abbia tutte le carte in regola per diventare un grande fra i grandi. Non capita spesso di affrontare un giocatore che dia sempre la sensazione di volere e potere decidere il destino di ogni singolo punto, che si avventi come un cannibale su ogni palla per spingerla dove vuole lui per far male e soprattutto che faccia tutto questo divertendosi, anche quando (come nel match contro il sottoscritto) i colpi non funzionano a dovere. Credo che queste qualità appartengano in questo momento a pochi giocatori nel mondo, di sicuro lui nel panorama dei 17enni rappresenta in questo senso una splendida eccezione.
Questo è Denis Shapovalov, un ragazzo che ha trovato nel tennis prima ancora che un lavoro una fonte di divertimento. Un tennista che porta in campo il bello del gioco in ogni occasione, un ragazzo che per natura sembra non sentire “pressione” e non ha fretta.
Sarà per questo che corre più veloce degli altri.