di Stefano Grazia
Chapter 4_L’Album da Collezione delle Figurine Panini di Genitori & Figli e altre Pillole Felsinee
Ciao Doc!
E’ sempre un piacere leggerti.
Balordo, che sei stato in Italia 12 giorni e non mi hai detto nulla… ☺
A presto!
(Roberto Commentucci)
Rientrato in Italia pero’ mi son davvero reso conto che se una vita spesso non basta, figuriamoci allora 12 miserabili fottutissimi giorni. Purtroppo per l’ennesima volta abbiamo completamente sballato la programmazione e non mi riferisco a quella tennistica. D’altronde come ho piu’ volte cercato di spiegare a mio figlio, nello Sport non e’ che ti svegli al mattino e decidi di fare questo o quello, nello sport, e spesso anche nella vita, devi purtroppo prendere decisiuoni a monte, tre o anche sei mesi prima. E lasciamo stare che devi prenotare il campo il giorno prima e poi magari quel giorno li’ piove o non ne hai voglia … Ci sono cose che vanno programmate con giorni, settimane, mesi d’anticipo…Per esempio,se vuoi partecipare ai tornei estivi in europa, be’ dovresti almeno arrivarci in buona forma fisica e con una certa assuefazione alla terra ma non solo: devi anche avere i punti per entrare almeno nel tabellone delle quali altrimenti corri il rischio di aver fatto tanti chilometri per niente, per non parlare dei soldi e del tempo buttato e il senso di colpa relativo. Con quel che e’ successo negli ultimi mesi da Bollettieri e con il ritorno in Florida messo in dubbio, l’ipotesi di andare su e giu’ per la valcamonica in cerca di tornei.
A questo aggiungiamo che io mi ero appena mosso da Lagos ad Abuja e che a moglie e figlio scadeva il visto il 6 luglio e che se non rientravano per quella data avremmo dovuto rifare tutta la trafila e siccome in questo momento loro non risiedono in Nigeria probabilmente si sarebbero visti assegnati solo un Visto Turistico. Qual e’ il problema, direte voi? Che a Pasqua dovrebbe esserci questo Torneo ITF a cui Nicholas potrebbe partecipare ma se lui e mia moglie al momento di richiedere il visto si trovano anziche’ in Italia in America la cosa si complica…Vabbe’, la pianto qui ma era solo per spiegarvi che la vita dell’espatriato non e’ cosi’ semplice come la si puo’ pensare leggendo i miei vaneggiamenti … Fossimo stati ancora a Lagos magari avrei potuto decidere di restare una settimana in piu’ a Bologna e avere il tempo di vedere il resto di amici e parenti e anche fare un salto a Padova a mangiarmi la Sfogliata di Graziati con gli Atti, ma essendo invece ad Abuja mica potevo far arrivare moglie e figlio in una citta’ nuova con tutti i riuferimenti e i punti di appoggio cambiati…
A questo punto meglio fare un mordi e fuggi a Bologna e rien ne va plus, e, ci siam detti, quest’estate Nicky non fara’ tornei, solo una gran preparazione per quello che sara’ il suo primo grande appuntamento con il Destino e se va bene, ok, si continua, se non va bene, pazienza, si cambia pagina. Del resto: we have no fate but what we make (Terminator 5).Gia’ detto tante volte ma repetita iuvant e vedrete che lo ripeteremo ancora.
Quindi questi giorni in Italia sono stati dedicati piu’ che altro,dopo i test psicologici effettuati in america, a test medici e auxologici (col Prof Cicognani dell’Universita’ di Bologna), test atletici (col Prof Buzzelli al suo Centro Ottimale per l’Allenamento)e e test antropometrici e medicosportivi (col Dr Giulio Sergio Roi dell’Isokinetik di Bologna).
I primi risultati sono stati piuttosto scoraggianti: in pratica abbiamo a che fare con un soggetto che difficilmente arrivera’ ad 175, che non e’ esplosivo, non ha fondo atletico e non ha voglia di fare un cazzo. No, dai, detta cosi’ suona male: diciamo con un soggetto che oppone una resistenza interiore al blood sweat and tears … In altre parole Nicholas deve ancora effettuare il passaggio da semplice coinvolgimento a committment, impegno personale. Per capire la differenza ricordatevi la storia dell’Ham and Eggs Breakfast dove la Gallina con le sue uova e’ ‘involved’ma e’ il Porco ad essere committed. In altre parole: sei disposto a portare la croce? Sei disposto a sacrificarti? Ad attraversare il tunnel di fuoco e fiamme? Ci tieni e se si, quanto ci tieni veramente? Ma sto ancora divagando e raccontando le stesse cose (e comunque in queste settimane nigeriane come vi dicevo La Canaglia si sta facendo davvero il mazzo giocando 3-5 ore a tennis tutti i giorni e aggiungendo a questo un paio d’ore di preparazione atletica con o senza SensoTraining). Quel che volevo dire e’ che la prossima volta in Italia ci dobbiamo fermare due mesi ma mentre lo dico penso: si, ma magari potremmo farci una settimana di campeggio libero ad U Saleccia in Corsica oppure potremmo andare 15 giorni a fare windsurf, magari in Jamaica ad Hellshire Beach che ne varrebbe la pena solo per mangiare con le mani lo Red Snapper fritto in padella con Bammies e Festival (focaccie jamaicane) dai pescatori del villaggio sulla spiaggia (se c’e’ ancora, visto che l’ultima volta che ci sono stato, l’anno in cui Ivanisevic vinse a Wimbledon, il mare ne aveva divorato la meta’ di quella rena bianca da cui mi lanciavo per i miei quotidiani attacchi alle onde che si abbattewvano sul reef… Due mesi a Calderino di Monte San Pietro o un viaggio in Namibia o in Australia o da una costa all’altra degli Stati Uniti d’America rileggendo Jack Kerouac che in realta’ non ho mai potuto sopportare ma il cui finale de On the Road era uno dei piu’ belli mai scritti?
Basta, lo so, lo dico sempre e sono stato anche accusato di parlare, parlare, ma poi alla fine di non fare mai nulla. In realta’ io non ho mai promesso di voler cambiare il Tennis Giovanile in Italia, per quello bastano Mad Max e Cesare Veneziani (per citare i due estremi che si toccano e tutti quelli che ci stanno in mezzo), io invece volevo solo incontrare vecchi e nuovi amici e alla fine non sarebbero bastate le giornate di 48 ore. Ad ogni modo alla mia collezione di Figurine Panini del Blog Genitori & Figli ho potuto aggiungere anche quella di Andrew che di passaggio dall’Elba si e’ fermato a trovarci beccandomi alla prova d’acquisto del SensoTraining con Buzzelli, un meeting con ingegnere e architetto per la ristrutturazione della casa italiana che sta cadendo a pezzi e una cena di compleanno (il mio) da Masetti, un ristorante nelle vicinanze,con il Presidente e Fondatore dell’Isokinetic, Dr Stefano Della Villa, e sua moglie che e’ poi,come ormai sanno perfino i sassi, anche mia cugina.Purtroppo in questo vortice di eventi capisco che l’opinione che Andrew possa essersi fatta del vecchio SubComandante non possa essere stata delle migliori ma magari il prossimo anno davvero mi fermo due mesi e cosi’ avro’ tempo di fare il padrone di casa e magari riesco anche a mettere a posto la mia libreria.Prima di Andrew mi ero visto a Piazza Buzzeli con gli Atti (Attipapa’,Attimama’,AttiVale e AttiAnki), anche loro divenuti discepoli del SensoTraining e del BuzzPensiero.Sempre piacevole parlare con Atti col quale condivido la Filosofia della Concretezza sposata a quella del Chi vive sperando muore cagando: dalla combinazione di queste due sani atteggiamenti nei confronti della porca vita si finisce se sei un minimo ottimista con l’avere quasi sempre ragione ( se sei invece un minimo pessimista, sei condannato all’infelicita’ perenne). Ad ogni modoBologna a fine giugno era bellissima e anche piena di stimoli: proprio in quei giorni cadeva il Challenger di Bologna e pensate che ho avuto il tempo solo per due toccate e fuga. La prima di sera con il cartellone che annunciava il doppio Camporese-Ianni contro i due ragazzini Donati e Pancaldi. Arriviamo li’ e la tribuna allestita di sbieco (e non di fronte!) al Centrale e’ gremita dal pubblico delle grandi occasioni: c’e’ anche Buzzelli che e’ li’ a vedere il suo protetto Burzi che pereo’ cede ad un tenace Arnaboldi, c’e’ Scala, c’e’ Claudio di Punto Sport,il miglior negozio di tennis di Bologna, c’e’ Gigi Neri, uno dei migliori U14 bolognesi, e ovviamente c’e’ Camporese che una volta allenava al TCA sia Gigi Neri che mia sorella la quale infatti si ferma a scambiare qualche parola con lui. No, mia sorella non e’ una futura promessa, e’ semplicemente una arrivata tardi anche lei al tennis e insieme ci meravigliavamo sempre del fatto che Omar perdesse tempo con giocatrici di club come lei quando era al TCA. A quel tempo seguiva alcuni ragazzini fra cui la Rubini e aveva palleggiato una volta anche con Nicholas.Poi aveva accettato l’offerta di lavoro dei fratelli Panatta a Roma ma si era sparsa la voce che era tornato a Bologna. La sua partecipazione al Challenger dedicato tra l’altro ad Orlando Sirola credo fosse dovuta semplicemente a motivi di cartello e di amicizia/riconoscenza nei confronti del suo vecchio circolo, la Virtus appunto. Be’, tutto sommato il match e’ risultato interessante perche’ dall’altra parte della rete c’erano due ragazzini di 15-16 anni, Donati e Pancaldi, che non si sono fatti intimidire e anzi sono riusciti perfino a strappare un set, il secondo, alla collaudata coppia di veterani Camporese e Ianni. Simpatico comunque Camporese per tutto il match e che all’uscita trova anche il tempo di dare un bacio e un abbraccio alla Mamma. Ci siam dimenticati di chiederle se era cosi’ anche da bambino o se questi moti spontanei d’affetto vengono fuori solo dopo, verso i quaranta.
Ianni l’ho trovato poi il giorno dopo nel backstage che parlava con Nicholas e gli diceva che anche lui si allenava in Florida ma alla Evert. Secondo lui anzi la Evert era meglio ma alla mia obiezione che anche secondo Federico Ricci, che della Evert e’ l’Head Coach, il Programma per gli U14 nell’Academy di Boca Raton non era molto sviluppato,lui ribatteva che si, tutto sommato non avevo tutti i torti. Noi eravamo comunque venuti li’ a mezzogiorno perche’ avevamo letto che avrebbe giocato a quell’ora anche Miccini. Giacomo si stava infatti riscaldando sul campetto di calcio inanellando giri di campo e alternando le andature. Ci ha riconosciuto subito e ha scambiato quattro chiacchere con Nicky mentre io spiegavo al suo Coach che ci guardava incuriosito che nell’ultima settimana d’agosto del 2004 si erano ritrovati tutti li’, nello stesso periodo e nello stesso posto, alla Bollettieri: Miccini, Quinzi, la Gaia Sanesi e Nicholas. E di questi l’unico a non aver combinato ancora un cazzo era mio figlio. Giacomo rideva e rassicurava Nicholas: ma no, sei ancora piccolo, ce n’hai di tempo. Poi si scusava perche’ ormai stava per cominciare la partita, contro uno svizzerotto, un certo Marti, di cui a bordo campo radio serva diceva un gran bene. Lo lasciamo mentre si avvia al campo e ci fermiamo a guardare un po’ del match di Galvani, l’altro motivo per cui ero tornato alla Virtus nonostante fossi oberato da impegni ed appuntamenti. Vi ricordate Paolo Benelli, lo sfegatato e accanito sostenitore della PancaFit? Forse no perche’ aveva scritto con un nickname e al momento infatti non me lo ricordo. E comunque il nick non mi aveva ingannato e in lui avevo riconosciuto il primo Maestro di Tennis, al Circolo Funivia di Bologna, di mia moglie, mia cugina, mia sorella e di una certa Claudia Rossi,nostra vecchia amica che non vedevo da anni. Stiamo parlando del 1980 o 1982 al massimo. Io non giocavo nemmeno, troppo preso dal rugby,dal windsurf e dagli studi. Mia moglie gioco’ solo per un po’, poi smise e riprese quando 10 anni dopo venne a stare con me in Nigeria. Ad ogni modo, ritornando a Paolo Benelli, eravamo rimasti d’accordo di sentirci se fossi mai approdato a Bologna e in effetti fra una corsa e l’altra su per le scale di casa un giorno apro il computer e vado su yahoo e c’e’ questa sua email in cui mi invita a cena, io, moglie e la Claudia Rossi. Purtroppo noi due,tre giorni dopo partivamo e quel giorno li’ fate conto che era martedi’, il giorno dopo era il mio compleanno e avevo gia’ un invito e il venerdi’ mattina dovevamo essere alle 4 in aereoporto e quindi il giorno prima era fuori discussione anche perche’ dovevamo ancora fare le valigie. Insomma, non se ne fa nulla ma con sommo rammarico. Benelli pero’ aggiunge che Stefano Galvani avrebbe utilizzato la PancaFit al 25000$ di Bologna. Ed ecco quindi il motivo per cui alle 13, sotto un sole porco, truibuna completamente vuota e con i pochi spettatori rifugiati sulla terrazzina del ristorante dotata di qualche ombrellone, io ero li’ armato di Nikon per immortalare l’evento. Che capita sul 5/0 Galvani (contro Oradini)nel primo set: li’ per li’ sembrava proprio che Galvani fosse andato a schiacciarsi una pennichella. Una foto ve l’ho gia’ concessa, nella Introduzione a questa nuova Rubrica, pezzo pubblicato il 22/07: qui ve ne aggiungo un’altra, dove e’ evidente lo sconcerto dello spettatore. A scanso di equivoci vi dico subito che la Panca si chiama cosi’ non per omaggiare spudoratamente la Federazione Italiana ma che Fit sta per Idoneo, In Forma (Are you fit? Sta per: sei in forma?). Allo stesso modo io non sono sponsorizzato dalla Ditta che la produce e che ho intenzione di procurarmene una per lenire o prevenire i miei dolori cervicali anche se non mi aspetto miracoli. Ho comunque bisogno di una panca e quindi perche’ no, visto che anche il Presidente dell’Isokinetic mi ha confermato che possono essere utili. Abbandonato Galvani e la Panca al loro destino, siamo tornati da Miccini che era pero’ rimasto invischiato nelle spire della frustrazione di un match in salita con un avversario dalla smorzata facile, quasi che anche lui, Miccini, subisse il pericoloso fascino del Lato Oscuro della Forza. Purtroppo il ritmo forsennato delle nostre giornate bolognesi ci impediva di protrarre la nostra permanenza alla Virtus come sarebbe stato doveroso e impegni presi in precedenza ci obbligavano a correre via,quasi fossimo sempre in fuga da un posto all’altro come in un film su un agente segreto datosi alla macchia e invece macche’, dovevamo correre dal Prof per le due ore di atletica o a casa a vedere il Geometra per la ristrutturazione o in Banca a fare delle firme o dal Commercialista a controllare il 730 oppure da Punto Sport a decidere che racchette farsi arrivare dalla Head per poi correre al Ristorante Al Cappone (con due P) dove ahime’ non fanno piu’, e nonostante le mie proteste, i Ravioli Tartufati ma dove comunque ci eravamo dati appuntamento con le mie due cugine del Maneggio, una sorta di Pensione per Cavalli e Scuola per Equitazione a conduzione famigliare, al di la’ della strada da casa mia e che nonostante questo non avevo ancora avuto modo di andare a trovare. Come e’ bella Bologna la sera d’estate se solo tu avessi il tempo di godertela… Anche se, insisto, non c’e’ il mare e l’idea di andare a vivere in un paesino di mare non l’ho ancora abbandonata del tutto…La spiaggia su cui andare a correre alla sera, la possibilita’ di farsi un’oretta di windsurf non appena si alza il vento, mangiare pesce fresco e soprattutto vedere il mare appena ti alzi alla mattina … E non posso fare a meno di pensarci, di pensare cioe’ che se non avessi mai cominciato a giocare a tennis probabilmente adesso saremmo in Sardegna a Chia o in Jamaica al Silver Sand, io e mio figlio e mia moglie,prigionieri del vento e vagabondi delle onde …
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