Durante gli ultimi giorni del torneo Atp di Stoccarda, andato in scena la scorsa settimana, si è giocato un torneo giovanile per nazioni; per intenderci, una sorta di World Team Cup di Dusseldorf, ma a livello under 18. I due ragazzi impegnati a difendere i colori azzurri sono stati Marco Cecchinato e Matteo Civarolo, guidati da coach Claudio Pistolesi, che ha ormai nella Germania una seconda casa. Proprio l’allenatore romano ci ha raccontato nel dettaglio come sono andate le cose…
Allora Claudio, durante il torneo di Stoccarda vi è stato un torneo parallelo under 18 per nazioni, raccontaci come è andata…
“Mi trovavo al centro federale tedesco di Stoccarda circa tre mesi fa. Guenther Metzger, il direttore del centro, mi ha detto che si sarebbe stato questo quadrangolare amichevole. Si è trattato di una competizione under 18 che prevedeva due singoli e un doppio. In palio la partecipazione al torneo di doppio del torneo Atp di Stoccarda dell’anno successivo. Allora ho pensato di formare privatamente il team, visto che era un’amichevole e dato che sarei stato presente in quei giorni per seguire Michael Berrer. Ho iniziato a chiamare i miei colleghi allenatori e dopo diversi tentativi Massimo Puci mi propone Matteo Civarolo, mentre Max Sartori mi consiglia Marco Cecchinato. Quindi ho chiamato i loro allenatori, rispettivamente Roggiero e Da Col. Mi sono partiti circa 200 euro di telefonate, ma è stato un piacere organizzare questo evento, perché la mia motivazione è solo ed esclusivamente quella di fare del bene a dei giovani tennisti italiani.”
Mi sembra di intuire che c’è stato un “ma”.. E’ così?
“Dopo varie peripezie per adattare le programmazioni dei ragazzi al torneo, tutto è finalmente pronto… quando un bel giorno mi chiama Guenther e mi dice che è stato contattato dalla federazione italiana, che gli comunicava che i ragazzi erano altri due e non più Cecchinato e Civarolo. A quel punto ho chiamato Renzo Furlan, chiedendo il eprché di questa intromissione. La risposta è stata che dato che questi ragazzi prendono i contributi, la parte organizzativa è di loro competenza. Io a quel punto ho fatto un passo indietro, perché mi sarei sentito in colpa se i ragazzi da me convocati non avessero potuto giocare a causa mia; dico però a Furlan che Civarolo e Cecchinato avevano già cambiato programmazone per partecipare a questa amichevole. A quel punto Furlan mi dice che va bene, concedendomi di mantenere in squadra loro due, dicendomi “bravo”. Ma alla vigilia del primo match mi chiama Alessandro Da Col, l’allenatore di Cecchinato, chiedendomi di dare un’occhiata al ragazzo, visto che la fit non manda nessuno. Bella organizzazione. Stavolta sono io che dico a Furlan “bravo”. Una nazionale senza nemmeno un capitano!”
Mi pare che il tuo giudizio, in generale, su Renzo Furlan, non sia del tutto positivo..
“Ha funzionato bene come coach della Schiavone e quindi mi domando se non sarebbe meglio che si dedicasse privatamente a Francesca in modo definitivo e rischiasse un po’ anche lui, visto che da direttore di Tirrenia non funziona. I risultati (o per meglio dire l’assenza di risultati) sono lì a dimostrarlo. Credo che dovrebbe dare le dimissioni. Il problema è che secondo me Furlan si allinea troppo alle decisioni dei dirigenti, anche su quelle riguardanti il settore tecnico. Mi ricordo bene il coraggio e la fierezza con cui faceva le interviste quando era numero uno d’Italia. E’ stato il primo a far presente che come giocatore di Davis era lui a decidere, dato che un professionista deve SEMPRE avere la priorità sui dilettanti, quali sono per definizione i dirigenti sportivi. Invece da quando è un dipendente fit neanche l’ombra di interviste. Forse c’è la paura di rispondere a domande scomode? Se fosse un personaggio dei promessi sposi, più che Renzo potrebbe essere Don Abbondio. Come faceva da giocatore, dovrebbe invece mettere la parte tecnica davanti alla parte politico-dirigenziale.”
Ad esempio?
“Ad esempio, non ha saputo spiegare a papà De Fraia perché i suoi figli sono stati esclusi dalla coppa Belardinelli. perché questi due ragazzi sono stati così apertamente colpiti? C’era anche un bell’articolo su La Nuova Sardegna che se lo chiedeva. E’ Furlan il responsabile di questo settore. Aveva il dovere di rispondere. Ma come dice Manzoni, chi il coraggio non ce l’ha non se lo può dare.”
(Marco Cecchinato)
Torniamo Claudio alla gara, come è andata?
“Alla fine Matteo e Marco hanno vinto due belle partite, più il doppio contro la Bosnia, che aveva una discreta squadra. In panchina ci sono andato io (in rappresentanza dell’Italia, visto il mio passaporto e non certo della fit dalla quale ho preso da tempo enormi distanze restitutendo targa e tessera); hanno perso lottando contro la Germania che era molto forte. Ma è stata una grande esperienza ed è stato commovente da capitano azzurro guidare questi ragazzi anche solo per due giorni, durante i quali spero abbiano assorbito qualche idea che gli sia di aiuto. Mi hanno ringraziato, e con loro i coach, che hanno capito che tenevo molto a questa esperienza, per poter contribuire alla loro crescita. E chissenefrega se c’era il timbro fit o no, per un coach la priorità va alla crescita dei ragazzi…”
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