di Alessandro Nizegorodcew
Roma, 3 Maggio 2010 – Si è svolta questa mattina a Roma, nella press room del Foro Italico, la conferenza sul “Progetto Campi Veloci – Mettiamo il turbo al tennis italiano”. Dopo l’introduzione del presidente federale Angelo Binaghi, vi sono stati gli interventi, molto interessanti, del direttore tecnico Renzo Furlan e di Roberto Commentucci.
La Sofferenza del Settore Maschile. In apertura, il presidente Binaghi si è soffermato sulla necessità di una forte e decisa politica sportiva a favore dei campi in veloce, per un radicale cambiamento di mentalità di cui l’Italia tennistica ha assoluto bisogno. Binaghi ha spinto molto sul tasto delle difficoltà riscontrate dal settore maschile. I tennisti azzurri soffrono, molto di più rispetto alle ragazze (c’è da dire che il tennis femminile cambia meno a seconda delle superfici rispetto a quello maschile), sul cemento. Essenziale dunque un cambiamento di mentalità, che porti a lavorare di più sul servizio e sulla risposta; una nuova e moderna impostazione di gioco, che manca ai nostri giocatori, dai giovanissimi ai tennisti di punta.
Campi Coperti. Non vi è solamente una mancanza di campi in veloce nel nostro paese, ma anche e soprattutto di campi coperti. Nel centro-sud, infatti, le infrastrutture sono praticamente assenti e nei giorni (in aumento) di pioggia, è impossibile riuscire a far allenare i ragazzi. La riconversione dalla terra al cemento e la costruzione di campi al coperto è dunque di fondamentale importanza per arricchire il nostro sistema tennis, attualmente in difficoltà evidente. Anche le squadre di Serie A, nel centro-sud, hanno grandissime difficoltà a trovare campi indoor nel caso di pioggia. Il presidente ha concluso la sua introduzione citando il compianto Robertino Lombardi, che, a detta di Binaghi, sarebbe stato entusiasta di questo progetto.
Esperienza Diretta. L’intervento di Renzo Furlan, direttore del centro tecnico di Tirrenia, è partito dalla sua esperienza personale. L’ex numero 19 Atp ha raccontato la sua storia, iniziata sui campi in terra e proseguita (in maniera ottima) sulle superfici veloci. Si ricorda, in particolare, una strepitosa vittoria nel torneo Atp di San Josè (ovviamente sul cemento) nel 1994, quando Furlan superò in finale Michael Chang. Renzo ha spiegato le proprie difficoltà nel passaggio dall’amata terra a quel nemico chiamato cemento. Con il lavoro, Furlan ha saputo divenire un grande giocatore anche da veloce (rara eccezione italica), affrontando però moltissime difficoltà. “La mia attività” – ha proseguito Renzo – “era basata su un periodo di circa 6 mesi all’anno. Potendo competere alla pari anche sul cemento, ho potuto basare la mia stagione su 9-10 mesi.”
L’Esperienza Altrui. Renzo Furlan si è poi soffermato sulle altre nazione europee, che in questi anni stanno raggiungendo degli ottimi risultati anche sul cemento. In Spagna, dal 1998 circa (anno in cui Corretja vince il Master), ha deciso di investire molto sul veloce. I migliori giocatori iberici, infatti, oggi sanno giocare su tutte le superfici. E’ aumentato il numero di campi e di conseguenza anche il numero di manifestazioni. Addirittura il 30% dei tornei che si svolgono in Spagna, vengono disputati sul cemento. Un dato che stride in rapporto alla miseria di gare sul veloce in Italia.
Ripartizione Punti Atp. L’importanza di saper giocare sul cemento è fondamentale per poter avere una classifica di rilievo. Questa certezza ci arriva dalla Ripartizione dei Punti Atp. Il 52% viene attribuito ai tornei in cemento, il 5% a quelli in erba, il 16% alle manifestazioni sul veloce indoor e solamente il 27% (praticamente la metà del cemento) ai tornei su terra battuta. Analizzando quindi i nostri giocatori, si scopre che solamente Andreas Seppi ha conquistato punti su tutte le superfici (e Bolelli addirittura in maniera maggiore sul veloce), mentre tutti gli altri basano il proprio best18 quasi esclusivamente sul rosso (Volandri ha conquistato il 100% dei propri punti sulla terra!).
Si Comincia con il Master Under 15. Renzo Furlan ha annunciato che tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 2011, si disputerà un master under 15, maschile e femminile, esclusivamente su campi veloci indoor. Sarà il primo di una serie di tornei che pian piano si sposteranno dalla terra al cemento. L’idea è quella di far disputare la maggior parte delle competizioni nazionali e internazionali, da svolgersi nel nostro paese, sul cemento. Il cambio di mentalità dovrà essere costante ma radicale.
Convincere i Circoli, Convincere i Soci. Roberto Commentucci, in conclusione di conferenza, si è invece soffermato sui problemi sostanziali che attanagliano il nostro movimento e che derivano da una cultura sportiva non adeguata (ancora) ad un paese che vuole primeggiare nello sport, prima che nel tennis. Convincere i circoli a riconvertire i campi e far sì che i soci ne siano entusiasti è un compito arduo che Roberto sta portando avanti (in particolare a Roma, ma non solo) da alcuni mesi. A livello economico, la riconversione è un successo garantito, anche se è evidente che i guadagni, nei primi 5 anni, non saranno esorbitanti. Ma di sicuro, parola di Commentucci, con una buona gestione non si andrà in perdita. In più il settore agonistico sarà ampliato e rafforzato in maniera lampante e, da non sottovalutare, i soci potranno giocare su modernissimi campi in veloce (assolutamente non pericolosi per le articolazioni come l’infausto Mateco di un tempo) anche quando il tempo non sarà amico (nel centro-sud le precipitazioni costringono a ridurre, e di molto, l’attività all’aperto).
Segnale Potente e Circolo Virtuoso. Il segnale deve essere forte: riconversione dei campi, costruzione campi al coperto, aumento dei tornei sul veloce, coinvolgimento dei media, tecniche di insegnamento più moderne e volte al cemento (lavorare sull’aggressività, sul servizio e sulla risposta, tre elementi troppo trascurati fino ad oggi). Un circolo virtuoso che deve partire da oggi e costruire qualcosa di importante a lunga scadenza. Il gap con Francia, Spagna e Germania è elevato, ma l’importante è aver capito quale sia la strada giusta. E forse stavolta ci siamo…
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