di Matteo Mosciatti
Nato a Sezze, in provincia di Latina, il Tecnico Nazionale Fabrizio Zeppieri vanta un passato da ottimo seconda categoria bruscamente frenato da un infortunio alla spalla e un presente da Direttore della Scuola Tennis e dell’Agonistica del Club Nomentano, uno dei più antichi circoli di Roma. La grande passione per questo sport non lo ha mai abbandonato nella scalata che lo ha visto partire dalla realtà provinciale in cui è cresciuto e maturato sino a toccare la vetta del tennis italiano con il trionfo in Serie A1 femminile vissuto da Capitano.
Sentiamo le sue considerazioni in merito al momento del tennis italiano e non solo…
Ciao Fabrizio, raccontaci il percorso lavorativo che ti ha portato fin qui.
Ho iniziato ad insegnare a 23 anni al Capanno di Latina. Allenavo alcuni giovani di buon livello in grado di raggiungere ottimi risultati, come la finale di Giampaolo Rosa alla Lambertenghi del ’95 e la vittoria della stessa Lambertenghi da parte di Stefano De Angelis nel ’97. Tra gli altri, c’erano Marco Gualdi (best ranking: 853 ATP), Daniele Silvestre (che attualmente fa parte del team di Camila Giorgi) e Daniele Salati. Nel 1998 mi sono trasferito al Club Nomentano di “Babbo” Pillot con l’obiettivo di far crescere dal punto di vista qualitativo la scuola tennis ed il settore agonistico che al tempo non erano di livello alto. Per una stagione, insieme a Gianluca Pasquini, ho seguito un gruppo di “Pro” formato da Giancarlo Petrazzuolo, Marco Viola, Marco Gualdi, Artem Strunnikov e Marco Di Vuolo.
Poi ho iniziato ad allenare tre bambini: Carolina Pillot, Matteo e Marco Mosciatti.
Oggi il gruppo agonistico del Nomentano è quello con il maggior numero di seconda categoria di tutto il Lazio. Come si compone un team di questo livello? E’ sempre facile lavorare con tanti ragazzi?
Per gestire in modo adeguato un gruppo numeroso è fondamentale un lavoro di équipe. Negli anni, grazie all’apporto del Maestro Nazionale Federico Lucchetti e all’ingresso del preparatore atletico Alessandro Cesario siamo riusciti a comporre un team omogeneo e ogni stagione cerchiamo di migliorare la qualità del nostro lavoro. Da quest’anno coinvolgeremo anche lo psicologo dello sport Alberto Cei, il nutrizionista Marco Traversa ed il collaboratore Peppe Fischetti.
La difficoltà di stare con tanti ragazzi consiste nel fatto che il tennis è uno sport individuale in cui ognuno ha le proprie esigenze e caratteristiche. Sta a noi farli coesistere cercando di mantenere sempre un clima costruttivo e competitivo.
In questi anni hai girato per tornei ITF Junior, Pro e Challenger un po’ in tutto il mondo. Sapresti farci qualche nome di giocatore/giocatrice italiano o straniero che ti ha impressionato più degli altri?
Innanzitutto nomino una ragazza che ho iniziato ad allenare poco più di un anno fa e che oggi esprime un tennis molto più sicuro e concreto di quando era arrivata: Giorgia Marchetti. Adesso Giorgia ha 8 punti WTA e sono convinto che continuando a lavorare per bene potrà raggiungere ottimi risultati.
A livello giovanile mi stupirono Martina Trevisa, Camila Giorgi ed Eugenie Bouchard mentre come ragazzi dico Andrey Rublev ed Alexander Zverev.
Di tutte le esperienze vissute da Tecnico, credo la più emozionante per te sia stato il successo in Serie A1 femminile del 2012. Quali sono i ricordi più belli di quel trionfo?
Nella finale di Rovereto contro Prato si respirava l’aria della grande competizione. Fu decisiva per noi l’inattesa vittoria di Carolina Pillot contro Corinna Dentoni. Le ragazze (Karin Knapp, Marina Shamayko, Emily Stellato e la stessa Pillot) furono perfette per tutto il campionato. Il ricordo più bello che ho è la gioia di Babbo Pillot al momento della vittoria finale.
Hai dunque conosciuto e capitanato Karin Knapp per due anni. Cosa pensi della sua grande risalita nella classifica WTA e del suo recente titolo a Tashkent?
Karin è una ragazza fantastica in grado di tirare fuori il meglio di sé nei momenti di difficoltà. Il suo primo titolo a livello professionistico è il giusto premio al grande impegno e alla forza di volontà che la caratterizzano da sempre. Ancora oggi siamo in ottimi rapporti, tanto che ieri ci siamo scambiati gli “In bocca al lupo” per il prossimo inizio della Serie A.
La squadra di Davis si è arresa solo in semifinale contro Roger e Wawrinka, non proprio gli ultimi arrivati. Le donne continuano a raggiungere ottimi piazzamenti negli Slam e non solo. Come vedi la situazione del tennis italiano in questo momento? Cosa pensi si potrebbe fare per migliorare ulteriormente?
Secondo me ci sono giovani promesse su cui è necessario continuare a lavorare. In generale, credo che ci sia bisogno di sinergia tra tutti coloro che lavorano nel tennis giovanile e pro nazionale, per il bene degli atleti e dei giovani allenatori che li seguono.
Esprimi quelli che per te sono il più grande pregio e il più grande difetto del tuo lavoro.
Sicuramente la cosa di cui sono più felice è che la grande passione della mia vita coincide con il mio lavoro. Allo stesso tempo credo che la non gratitudine e le delusioni generate da rapporti umani nati grazie a questo sport siano il lato più brutto.
In chiusura ci tengo a specificare che, per quanto riguarda il 2015, il mio obiettivo principale non è portare la Marchetti tra le prime 500 del mondo, non sono gli Slam Under 18 di Marco Mosciatti, ma è migliorare dritto e atteggiamento di Matteo Mosciatti…
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