di Giulio Gasparin (@giuliogasparin)
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Alla vigilia del suo trentaduesimo compleanno, Alona Bondarenko ha deciso di mettersi in gioco e tornare a calcare i campi da tennis, ripartendo da zero nella difficile impresa di ritornare là dove aveva lasciato il tennis ben cinque anni or sono. A causa di diversi infortuni, uno dei quali al ginocchio destro che ancora tiene protetto da un leggero tutore, aveva lasciato le comeptizioni, ma dopo la nascita del suo primogenito, Evgen, è arrivata la scelta di riprovarci. Partendo da zero, quindi dal livello più basso dei $10k, la tennista ucraina ha ritrovato il campo dopo la lunga assenza proprio in Italia, nel piccolo circolo di Tarvisio (UD). Nonostante fosse la storia più attesa del torneo, lei si è sempre dimostrata umile e generosa di sorrisi con chiunque la fermasse per una parola o un autografo. La sua cavalcata è durata solo due turni, ma sotto uno spesso velo di polvere, è stato possibile vedere la giocatrice capace di issarsi fino alla diciannovesima posizione mondiale, a cui serviranno solo pazienza, diversi match e un pizzico di fortuna per tornare lì dove aveva lasciato tutto cinque anni fa.
Innanzitutto, è un piacere averti qui a Tarvisio. Ma cosa ti ha spinto a questo ritorno alle competizioni?
Sicuramente è stato l’amore per questo gioco e il fatto che mi mancasse tantissimo dopo esser stata costretta a smettere non quando volevo io, ma perché un infortunio mi ha fermata. Dopo che ho avuto il mio bambino, ho provato a giocare di nuovo e vedendo che il mio ginocchio teneva ho pensato di riprovarci e ora sto vedendo se è possibile tornare.
Come ti sei sentita a calcare un campo ufficiale di nuovo dopo cinque anni di assenza?
È stata dura, sopratutto perché in allenamento sento che il mio gioco è buono, non come prima di smettere, ma quasi. Poi in campo durante la partita è difficile essere allo stesso livello, perché ti senti nervosa. Ma sapevo che sarebbe stato così e quindi per ora provo soltanto a scendere in campo e giocare punto per punto, gioco per gioco. Per ora posso essere contenta, credo.
Nel secondo match, anche se il punteggio è stato più severo della realtà, è sembrato che fossi più rilassata e anche i colpi uscissero meglio.
Sì, è vero, mi sono sentita nettamente meglio. Però ci sono alcuni problemi, per esempio non mi fido ad andare lungo linea, ma resto solo sull’incrociato e quindi faccio pochi vincenti. Ora però lo so e mi ci metterò sotto per migliorare.
Sicuramente ci vuole un po’ di temo per questo, ma è bello vederti sorridere anche dopo una sconfitta.
Va bene così, perché sono venuta a Tarvisio per testarmi e testare il mio ginocchio: ora so che posso giocare anche due giorni di fila senza dolori ed è quello che speravo. Ora andrò al prossimo torneo e da lì a quello dopo, valutando di volta in volta.
Come mai hai scelto di tornare a giocare in Italia? È per il fatto che il tuo primo titolo ITF è arrivato in questa nazione, anzi proprio in questa regione, a Fontanafredda?
Forse (sorride). A dire il vero, adoro questa nazione e l’ultima volta che ci sono stata era nel 2010, quindi ho deciso di tornare a giocare proprio qui perché un po’ mi mancava!
Che ruolo ha giocato nel tuo ritorno l’esempio di tua sorella, dato che anche lei era tornata a giocare dopo la gravidanza?
A dire il vero non penso sia la stessa cosa per noi due, perché lei è tornata a giocare dopo un anno e mezzo, quindi è stato più facile. Aveva anche il ranking protetto… è stato certamente difficile anche per lei, ma meno che per me. Io ho ricominciato solo da poco e sopratutto solo per vedere se fosse possibile, ora vedremo cosa ne sarà.
E com’è viaggiare e giocare con Evgen?
Questo è stato solo il primo torneo, ma direi che non è andata per niente male. Gli piace il clima, viaggiare e sembra dormire meglio che a casa! Direi che è una bellissima esperienza anche per lui.
Ed io l’ho visto prendere una delle tue racchette mentre ti scaldavi!
Sì, quando sono tornata ad allenarmi lui aveva quattro mesi e lo portavo in campo con me, quindi non appena ha cominciato a camminare ha preso la racchetta e quando vuole gioca un po’ con quella e le palline.
Quindi forse ora sto parlando con due campioni qui…
lo spero! Chissà, forse un giorno… comunque se vorrà e gli piacerà, sarebbe bello giocasse a tennis anche lui.
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