di Emanuele De Vita
Lo scintillante inizio di stagione di Luca Vanni, condito dalla finale in un future in Israele e dal trionfo al challenger di Sondrio, potrebbe essere foriero di nuove soddisfazioni e costituire un nuovo trampolino di lancio per la carriera del toscano classe 85, attualmente numero 714 della classifica, ma con un best ranking di numero 272 raggiunto nel luglio del 2012. Ancora prima, nel 2010 nel challenger di Posillipo (che purtroppo ora non esiste più) lo vidi con i miei occhi giocare e vincere un palpitante match nelle quali con il promettente russo Andrey Kuznetsov, battuto nel tie-break decisivo dopo un’altalena di infinite emozioni. Quello che mi colpì di questo gigante di oltre 2 metri, oltre al servizio devastante e alla potenza dei suoi colpi, era stata la capacità di lottare punto a punto e di inventarsi giocate coraggiose in momenti chiave della partita. Gli ho fatto delle domande prima del suo match di secondo turno contro Alessandro Petrone, il giustiziere di Riccardo Bellotti nel primo turno del futures trentino.
Ti sei reso protagonista di un ottimo inizio di stagione.Trionfo a Sondrio e hai iniziato bene anche nel futures di Rovereto. Stai avendo sensazioni positive?
Sono contento. Non pensavo di iniziare così bene. L’anno scorso ho forzato i tempi, avevo voglia di giocare e ho disputato molti tornei, forse troppi. In questa stagione ho prima raggiunto la finale in un futures in Israele, poi ho perso da un buon giocatore (Delic n.d.r.) nel secondo turno, prima di vincere a Sondrio, un torneo che mi ha dato buona fiducia e ottime sensazioni.
Perché in passato hai impostato una programmazione privilegiando i tornei sul rosso, anche se le tue caratteristiche sembrerebbero più congeniali ai tappeti rapidi indoor o al cemento outdoor?
In italia, ormai da 7-8 anni, la maggior parte dei tornei futures e challenger si giocano sulla terra battuta, e un numero molto minore di tornei si disputano sul veloce, quindi diciamo che è stata una scelta quasi obbligata per uno come me che non si poteva spostare tanto all’estero per giocare. Poi c’è da dire che sono cresciuto sul rosso e mi adeguo bene alle condizioni della terra. Mi piace “scivolare” , anzi credo che su terra veloce mi esprimo al meglio, come al torneo di Bogotà nel quale raggiunsi i quarti di finale. Certo, se dovesse capitarmi di affrontare un top-100, preferirei senza dubbio un tappeto rapido.
Hai giocato due finali di serie A, vincendone una, e deliziando la platea con un gran match contro Matteo Marrai, un altro giocatore che sta tentando di risalire e di riprendere in mano la propria carriera. Quant’è importante la Serie A per voi giocatori? La disputerai anche l’anno prossimo?
Mi è sempre piaciuto tantissimo giocare i campionati a squadre, in Italia, ma anche in Francia e Germania, non solo per il fattore economico, che è fondamentale, ma anche per l’atmosfera, gli stimoli, le motivazioni che una competizione del genere può infonderti. A Castellazzo avevamo un gruppo fantastico e nonostante ci fossero altre squadre senz’altro più attrezzate di noi, abbiamo raggiunto due finali, vincendone una in un match indimenticabile con Forte dei Marmi nella quale io vinsi in singolo e anche nel doppio di spareggio. In questa stagione, a causa delle limitazioni del regolamento sul vivaio, giocherò in serie A2 nel circolo C.T. Sinalunga dove sono cresciuto e dove posso essere schierato come elemento del vivaio. Sto cercando squadre anche in Germania e in Francia e spero che questi buoni risultati mi diano una mano a trovarle.
La tua stazza ti condiziona negli spostamenti. Stai lavorando per migliorare in quest’aspetto e in altri fondamentali del tuo gioco?
Si. Sto lavorando intensamente con il mio allenatore Fabio Gorietti, usufrendo anche della preziosa collaborazione di Federico Torresi. Fabio ha sempre creduto in me e mi ha dato una grande mano soprattutto lo scorso anno quando a 28 anni, mi stavo ponendo delle domande sul mio futuro dopo l’ennesimo infortunio. Mi ha dato le giuste motivazioni per convincermi a ripartire e a credere nelle mie potenzialità. Sto cercando di migliorare non solo dal punto di vista del gioco, cercando di giocare un tennis più percentuale stando attento a non regalare punti gratuiti e aggredendo di più la rete, ma soprattutto mi sono dato una regolata anche per quanto concerne l’alimentazione. Mangiare bene e bere bene è fondamentale e fare la la vita da professionista è indispensabile in un tennis così competitivo come quello di oggi, nel quale è sempre più dura emergere.
Programmazione futura? Hai un torneo nel quale sogni di giocare?
Continuerò a giocare i futures perché la classifica non mi concede molte alternative. A inizio anno mi ero prefissato di agguantare 30 punti nei primi 3 mesi dell’anno e ci sono già riuscito. Poi piano piano sicuramente cercherò di migliorare classifica e livello dei tornei. Il sogno è giocare le quali di uno Slam. Sono andato vicino a entrare sia in Australia sia a New York, ma sono consapevole che il livello è sempre più alto, e ora che hanno aumentato anche i montepremi delle quali degli Slam, lo sbarramento è ancora più duro. Io comunque sto lavorando tanto, perché sono fermamente convinto di poter di ritornare al livello che avevo raggiunto nel 2012.