di Federico Mariani
E’ finalmente arrivata la prima meritatissima vittoria di Paolo Lorenzi nei tornei del Grande Slam. L’ha inseguita per un’intera carriera il trentatreenne romano ed è riuscito a centrarla alla quattordicesima presenza nel main draw di un Major.
Per una volta il sorteggio è stato benevolo con l’azzurro e gli ha riservato Yoshihito Nishioka, giovanissimo giocatore nipponico classe ’95 uscito alla grande dalle qualificazioni battendo tra gli altri anche Kokkinakis. La festa è stata leggermente rovinata da ritiro di Nishioka avvenuto ad inizio del terzo parziale dopo che Lorenzi aveva dominato i primi due set.
Questa è una vittoria relativamente piccola in quanto si tratta pur sempre di un primo turno in cui il “nostro” partiva quantomeno alla pari nel pronostico, ma che ha un peso specifico di eccezionale portata perché in qualche modo va a premiare una carriera intera togliendo quel fastidioso zero alla casella “vittorie negli Slam”. La Dea bendata era stata sin qui piuttosto malevola con Lorenzi, basti vedere gli avversari sorteggiati nei precedenti tredici primi turni: Baghdatis, Djokovic (due volte), Almagro, Mahut (a Wimbledon), Berdych, Anderson e Federer sono gli esempi più eclatanti.
E’ una gioia immensa per il tennis italiano tutto poter festeggiare la prima di Lorenzi, uno che non hai mai mollato e che ha un amore sconfinato per il gioco. Paolino ha fatto molta gavetta, l’ha fatta fino a poco fa e se vogliamo la sta ancora facendo in parte. Ha “macinato” match e kilometri andando a giocare nei posti più disparati del globo con l’umiltà di chi sa che, non essendo dotato di chissà quale talento, deve guadagnarsi la pagnotta anche e soprattutto nei tornei minori. Grazie ai challenger, dove vanta ben undici titoli, è stato capace di costruirsi una classifica ragguardevole che lo ha proiettato nei primi 100 con una puntata anche tra i primi 50 del mondo (numero 49 il best ranking conseguito lo scorso anno). Ora è stabilmente nel tennis che conta e, con trentatré primavere alle spalle, può dirsi all’apice della maturità fisica e tecnica. Sì, anche tecnica perché chi poco lo ha visto giocare magari può cadere nell’errore di catalogarlo come il classico terraiolo “tanta corsa e poco tocco”. E invece c’è molto di più nel suo bagaglio tecnico in cui figurano un ottimo gioco di volo, grande abilità nelle smorzate ed una mano molto ben educata.
Lorenzi è un esempio di professionalità e cultura del lavoro. Un approccio al tennis che dovrebbe essere perseguito dai giovanissimi che si affacciano a questo sport. Lorenzi è la dimostrazione che col duro allenamento ed il sacrificio giorno dopo giorno si può raggiungere l’eccellenza ed è per questo che gli addetti ai lavori tutti, dai giocatori ai coach ai giornalisti, elogiano questo ragazzo.
Un’ultima riflessione in conclusione: Lorenzi è un classe ’81 come Volandri e Starace . E allora è curioso pensare come mentre Filo e Poto disputavano grandi match al Foro Italico, negli Slam e in Coppa Davis, Lorenzi era impegnato magari nel challenger di Mestre. Ora che Paolo è il numero tre azzurro e calca i palcoscenici importanti, gli altri sono davanti alla tv.
Piccole gioie, piccole soddisfazioni, piccole vittorie che valgono tanto, tutto. Bravo Paolino!
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