di Federico Rossini
Nella settimana appena trascorsa, per una volta, in casa Radwanska a portare un titolo non è stata Agnieszka, amabilmente bastonata da una Svetlana Kuznetsova d’annata al Roland Garros. Si è trattato invece di Urszula, che nella prima settimana di tornei sull’erba, per quanto a livello ITF, s’è presa il bottino pieno nel 50.000$ di Nottingham. Col risultato finale la 21enne nata ad Ahaus, in Germania, s’è portata a un passo dal suo best ranking (63, contro il 62 dell’agosto 2009).
Sulla sua superficie preferita Urszula ha però rischiato l’uscita immediata al primo turno contro Misaki Doi, un’altra che di erba se ne intende. Perso il primo set, ha però rimediato uscendo viva dalla battaglia: 4-6 7-5 6-4. Quasi come una naturale conseguenza sono arrivati i successi con Garbine Muguruza Blanco, della quale non si conoscono ancora bene i limiti sull’erba, ed Elena Baltacha.
Ma il meglio per Urszula doveva ancora venire. Fatta fuori in semifinale l'”ammazza-asiatiche” Irina Falconi (Date, Sema e Chang alla voce “eliminate”), in finale le è toccata in sorte Coco Vandeweghe, che era rientrata dalla porta delle qualificazioni. Un incontro strano, ad esser visto nel suo “prima”: Urszula aveva battagliato per tre set con la Falconi, Coco aveva vinto sì facile con la Keothavong, ma giocando la mattina prima della finale. E alla fine, ha vinto la fatica del giorno prima di Urszula, 6-1 4-6 6-1.
“Sapevo che Coco avrebbe tirato forte, ma ho solo cercato di concentrarmi sul mio gioco e di muoverla sul campo. Ho perso un po’ di concentrazione nel secondo set, che le ha permesso di tornare in partita, e lei ha certo ritrovato il suo gioco di lì. Per fortuna sono stata capace di recuperare ancora.” Queste le parole della bionda Urszula dopo la vittoriosa finale.
E’ stato per Urszula il quarto ITF vinto in carriera, quello di Nottingham. E in qualche modo, ognuno dei tornei da lei vinti porta con sé una storia, il momento particolare di una carriera che ha avuto un continuo succedersi di gioie e di dolori.
Le gioie sono quelle precedenti al primo ITF vinto, a Bath nel 2006. All’epoca nei tornei juniores le sorelle Radwanska vincevano parecchi dei tornei a cui partecipavano in doppio. Dal canto suo, Urszula, prima di vincere il suo primo titolo (sempre juniores) in singolare a Prerov, di finali ne ha dovute disputare quattro. Tre volte ha incocciato nella sorella, e una quarta in un’altra ragazzina a nome Anastasia Pavlyuchenkova. Parallelamente, la frequentazione degli ITF da 10mila e 25mila dollari le ha portato anche il succitato trofeo a Bath, vinto due settimane dopo aver disputato un altro torneo a discrete altezze, un 25mila a Fuerteventura.
Mentre iniziava a frequentare il WTA Tour, senza nemmeno sfigurare, stava arrivando il 2007. Anno che per lei vuol dire Wimbledon, alla voce “vittoria”. Il torneo juniores lo vince senza perdere un set fino alla finale, dove supera Madison Brengle 2-6 6-3 6-0. Agli US Open rischia la replica, solo che Kristina Kucova e un tie break del terzo set ci si mettono di mezzo.
Ma Urszula rischia di fare un botto ancora più rumoroso in doppio. Col senno di poi, si può dire “Grande Slam sfiorato”. Perché, con compagna di doppio diversa da uno Slam all’altro (Cohen, Milevskaya, Pavlyuchenkova e di nuovo Milevskaya), perde la finale solo in Australia, poi vince tutto il resto. La carriera da junior si chiude con il primo posto nel ranking ITF.
Il 2008 è una sorta di anno di passaggio, nel quale però arriva il primo 50mila vinto, da testa di serie numero 2 in quel di Vancouver, nella fase iniziale della stagione che porta fino agli US Open.
Ma è nel 2009 che Urszula si toglie tante soddisfazioni, pur senza vincere tornei. A Dubai, riesce finalmente a battere sua sorella, nel frattempo issatasi al numero 10 del ranking WTA. A Indian Wells, supera al secondo turno Svetlana Kuznetsova, che pochi mesi dopo avrebbe incamerato il suo secondo Roland Garros, e arriva fino al quarto turno (la batte la Wozniacki). Proprio al Roland Garros, in doppio, c’è anche il raggiungimento dei quarti di finale. Traguardo ancora raggiunto a Birmingham, poi ancora a Los Angeles: batte Julie Coin e poi la Cibulkova, quindi Na Li neppure si presenta in campo; il quarto con la Sharapova non la vede neppure sfigurare, pur vedendola perdere 6-4 7-5. (I più attenti ricorderanno che quel torneo l’avrebbe poi vinto Flavia Pennetta.)
In pochi mesi, però, la più giovane delle Radwanska finisce dal n° 62 al baratro. Dopo l’Australian Open la schiena la manda KO per tanti mesi, rientra senza poter evitare di crollare oltre le prime 300 del mondo. A fine anno, riesce a risalire con buoni risultati negli ITF (ed ecco il terzo “filo conduttore” legato a questi tornei: il ritorno). Finale a Saint Raphael e vittoria (partendo dalle qualificazioni) a Ismaning, per un’Urszula che, spingi e rispingi, risale più di 100 posizioni nel 2011.
Il ritorno a grandi livelli, però, è proprio di pochi mesi fa. A Brussels (o Bruxelles, fate come volete), dopo aver passato le qualificazioni, mette sotto una Lepchenko in buona forma, e poi abbatte Marion Bartoli per il terzo successo in carriera su una top ten. Prima, appunto, di Nottingham.
Se Nottingham sarà il quarto filo conduttore della storia lo sapremo a breve. Certo è che, finalmente, Urszula Radwanska potrebbe essere alla fine del suo recupero del tempo perduto in quei mesi da ferma nel 2010. Avremo nei prossimi mesi, forse nei prossimi anni, la conferma o la smentita di tutto ciò.