da Parigi, Marco Mazzoni (@marcomazz)
Una delle cose più stuzzicanti del vivere i primi giorni di un torneo dello Slam è la possibilità di valutare dal vivo molti giovani e trarre le primissime impressioni sul loro gioco e potenziale. Davvero un’altra musica rispetto al vederli in un’angusta finestrella di uno streaming… Ieri mattina l’appuntamento era alle 11, sul campo 5, per il giovane americano Frances Tiafoe. Un match molto difficile per lui, opposto a quella sorta di prestigiatore chiamato Klizan, uno che può farti di tutto ed in qualsiasi momento. Si è notato subito infatti che lo yankee sia partito non solo bloccato (normale emozione per un debutto così importante) ma anche spaesato. Troppi i fattori diversi da gestire, pochissima la sua esperienza ad un livello così alto. Fisico impressionante, capacità motorie sterminate, era però titubante, mostrava tutta la sua giovanissima età (classe 1998!) ed inesperienza. Non riusciva nei primi giochi a scaricare a terra la potenza dei suoi appoggi, teneva un passo quasi vellutato, a tastare il soffice (ed umido) terreno, come per trovare via via un po’ di confidenza. Aveva anche lo sguardo un po’ spaesato, forse anche per le pallate violentissime e totalmente estemporanee del rivale, che per mettere subito in chiaro il gap ha iniziato a tutta, senza sconti. Martin gli ha tirato una serie di risposte micidiali, variando di continuo effetto e direzione, palle che Frances non è riuscito a capire, e contenere. Poi finalmente ha iniziato a sciogliersi, e seppur in una sconfitta abbastanza netta ha mostrato alcune di quelle qualità che lo stanno imponendo come uno dei ragazzi più promettenti del tennis USA.
Con quel fisico, naturale che il servizio sia un colpo già molto buono. Mi ha colpito come il braccio sinistro, appena termina il lancio della palla, cada quasi all’indietro. Una posizione non consueta, che forse può addirittura disturbare la coordinazione del gesto, e che conferisce alla posizione un aspetto quasi “drammatico” visto che inarca abbastanza la schiena quando cerca la massima spinta. Particolare anche la poca altezza a cui impatta, altro aspetto che credo possa esser migliorato. Vero che il lancio è avanzato e lo proietta in avanti; ma sembra non sfruttare a pieno la potenziale ampiezza dello slancio, perdendo così di inerzia, il tutto perché la fase attiva di spinta è uno strappo di potenza più che uno slancio di velocità. Il kick esce vigoroso, ma meno preciso rispetto alla botta al centro, che è invece già bella robusta. Il suo colpo più elegante e naturale pare il rovescio, che impatta in ottimo timing e sicurezza. Sfrutta alla grande la potenza delle sue gambe, si abbassa e trova una coordinazione notevole, su cui si appoggia mulinando uno swing preciso e veloce. La palla gli esce decisamente bene, forse meglio in lungo linea che cross, ma tutte queste mie primissime impressioni sul suo gioco sono ampiamente rivedibili per la premessa iniziale: pochissima esperienza generale a questo livello, fattore terra battuta, “fattore Klizan” che lo ha costretto a giocare una partita senza ritmo e senza punti di riferimento. Infatti Tiafoe pare un giocatore di ritmo, uno che ama colpire e trovare dopo qualche colpo una posizione ideale a scaricare tutta la forza dei suoi colpi.
Mi ha stupito per come cerchi fin troppo di spostarsi a tirare il dritto, anche se la sua esecuzione mi ha lasciato piuttosto perplesso. E’ lo stesso “difetto” che poi ho notato nel britannico Edmund: un’apertura eccessiva con un uso esagerato del polso nel caricamento e nel rilascio dell’azione. Tiafoe infatti quando inizia il movimento del dritto, apre con un gesto ampio, importante, facendo correttamente spazio col corpo alla palla in arrivo e trovando anche un discreto timing; però nel momento del rilascio della racchetta verso l’impatto fa un gesto di polso enorme, quasi “esagerato” alla necessità di controllo del colpo. Questo gli permette di conferire alla palla grande rotazione, un drive che esce veloce, potente ed assai carico… ma ha come problema il tempo. Quando deve giocare questo colpo con poco tempo, finisce per perdere di controllo, è inevitabile. Inoltre è una fase che tende ad estremizzare per dare fin troppo spin e potenza, finendo per ottenere l’effetto opposto, ossia un timing di impatto errato che non conferisce né grande potenza, né grande controllo.
Alla risposta ha lasciato partire alcuni buoni colpi come altri totalmente passivi, ma qua credo influisca moltissimo il fattore superficie; come per la sua gestione tattica. Andrebbe rivisto sul cemento, la superficie che conosce di più.
In generale credo che dovrebbe evolversi verso un tennis più proiettato in avanti, assecondando naturalmente la sua spinta e rischiando anche di meno, perché sempre amare fin troppo l’adrenalina del cercare la accelerazione balisticamente splendida quanto difficile… Nella parte di match che ho visto, è venuto poco a rete, tentando più chiusure di potenza che di tocco. Tuttavia nelle fasi in cui ha dovuto lavorare la palla sia col back che con dritti interlocutori, sembra possedere una sensibilità niente male.
Dopo il match ha dichiarato che è stata un’emozione davvero forte debuttare in un torneo così importante, che si è goduto ogni momento di quest’esperienza (anche se in campo invece pareva assai concentrato e poco disinvolto…). Pare che si diverta moltissimo a giocare sulla terra, superficie che gli piace perché “tattica” e che gli consente di provare cose nuove nel suo tennis. Sarà curioso vederlo all’opera in Italia nelle prossime settimane, visto che ha scelto di giocare due Challenger nel nostro paese spostandosi da Parigi. Sarà un’occasione da non perdere per guardare dal vivo questo ragazzo, che potrebbe diventare piuttosto forte ed iniziare quel ricambio di cui il tennis USA ha maledettamente bisogno.
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