di Giacomo Bertolini e Daniele Sforza
14esimo ritratto di Spazio (all’altro) Tennis e nuova incursione africana con il racconto della più grande speranza proveniente dallo Zimbabwe, il 23enne Takanyi Garanganga, fresco di best ranking al numero 302 Atp…
Gli inizi e il primo colpo di fulmine: “Ciao a tutti, mi chiamo Takanyi Garanganga e sono un tennista professionista proveniente dallo Zimbabwe. Ho scoperto il tennis a Mbare, una delle zone più popolose e povere del Paese, nonché la città dove sono nato. Lì mio padre giocava sempre a tennis ma il vero colpo di fulmine è stato quando l’ho visto disputare un incontro con mio fratello all’interno dell’Università dello Zimbabwe; ho un ricordo molto vivido di quella giornata perchè è stato proprio in quel momento che ho capito di essermi avvicinato tantissimo a questo sport e di essermene, inevitabilmente, innamorato”.
I primi risultati e il trasferimento negli Usa: “Mi sono trasferito negli Stati Uniti a 13 anni con l’intenzione di migliorarmi e diventare finalmente un giocatore professionista. Mio padre aveva visto la grande passione e dedizione che riponevo nel tennis e così, assieme al resto della famiglia, ha fatto sacrifici enormi per garantirmi un coach e mettermi nella condizione di poter esplodere al meglio. Credo che la convinzione ad aiutarmi fino in fondo sia maturata nella testa di mio padre dopo aver visto troppi giocatori meritevoli diventare buoni esponenti nei College ma mai a livello professionistico. Contrariamente al percorso di molti miei colleghi io in America ho frequentato e terminato il College (Keystone National High School) ma non ho gareggiato nell’NCCA. Sapevo che era un’ottima occasione per introdurmi al meglio nell’Atp Tour, ma, rimanendo fedele ai miei sogni iniziali, ho continuato a vedere l'”occasione americana” solo in relazione a un mio immediato miglioramento a livello Junior (ero già top 20) e così, dopo aver riflettuto a lungo, ho deciso di rifiutare diverse proposte proveniente anche da ottimi College. Confesso che non è stata una scelta semplice ma quando uno impara a convivere al meglio con le decisioni prese tutto diventa automaticamente più semplice”.
Uno sguardo sullo Zimbabwe, il personale pensiero di Takanyi: “Il tennis nello Zimbabwe è assai popolare ed è stato molto vivo nel decennio 1990-2000 anche se non tutti possono permettersi di giocarlo con costanza e soprattutto non è permesso a molti giocatori di colore di partecipare a manifestazioni sportive. Spesso si vedono ragazzi appassionati con la racchetta in mano intenti ad allenarsi nei campi o nei circoli scolastici ma il mio Paese, come del resto molti altri Stati africani, non riesce ancora, pur incuriosendone tanti, ad aiutarne altrettanti, perdendo così la chance di plasmare talenti per il circuito maggiore. Ci sono tantissimi Juniores determinati che mi piacerebbe aiutare, una vera e propria fontana di scommesse, ma il grosso problema è che le piccole iniziative che sporadicamente vengono promosse non sono sufficienti per accompagnare in un percorso lungo e stabile i nostri giocatori. Per questo motivo spero di riuscire nel mio piccolo a dare tanta visibilità al tennis nello Zimbabwe e soprattutto provare a mettere in piedi strutture intelligenti per facilitarne lo sviluppo. Ovviamente l’ostacolo principale rimane il finanziamento per queste piccole-grandi opere ma personalmente credo che se di fronte a tanta buona volontà le persone competenti in questo campo saranno disposte ad apportare modifiche e fare dei sacrifici in questa direzione… sono convinto che a breve accadranno cose veramente incredibili!”.
In conclusione il punto sulla carriera di Garanganga e uno sguardo sui suoi programmi per il 2014: “Negli ultimi mesi mi sono guardato indietro e mi sono reso conto di avere giocato tantissimi tornei Futures negli ultimi anni e così mi sono deciso ad avventurarmi quest’anno nella categoria Challenger e Atp. A febbraio ad esempio ho avuto l’occasione di giocare le qualificazioni nel mio primo Atp 500 in carriera ad Acapulco e devo dire che pur non avendo giocato il mio tennis migliore contro Thiem, è stata ugualmente un’esperienza fantastica. Giocare in Messico è stato qualcosa di nuovo, qualcosa a cui non ero mai stato esposto prima. Non vedo l’ora di migliorarmi ancora, di vincere e di continuare a crescere gradualmente facendo anche nel contempo tesoro delle esperienze fatte in giro per il mondo”.