di Marco Caldara (articolo tratto dal sito Tennis Maschile, che vi consiglio vivamente di visitare)
Nella settimana che sta volgendo al termine si è parlato parecchio di Stefano Travaglia. Al rientro in Italia dopo oltre un anno di duro lavoro (e risultati) in Sudamerica, il marchigiano ha vinto il future di Bergamo, ‘bagnando’ il suo ritorno nel migliore dei modi. E l’ha fatto confermando subito quanto di buono mostrato lontano dallo Stivale. Ho avuto modo di vederlo qualche volta nel corso del torneo orobico, prima lunedì nel doppio, poi nei quarti di finale, e quindi in finale. Mi sarebbe piaciuto poter assistere al match sofferto con Cecchinato (altro giocatore del quale vi parlerò presto) in modo da vedere come Travaglia sa gestire le situazioni delicate, ma purtroppo l’hanno programmato in mattinata, e, causa scuola, ho dovuto rinunciare. Comunque, alla luce di come è maturato il successo sul siciliano, pare lo sappia fare molto bene.
L’ultima volta l’avevo visto circa due anni fa, sempre sulla terra. Me lo ricordavo già ottimo al servizio e buono in ogni settore del campo, ma piuttosto leggerino, nemmeno un lontano parente del Travaglia attuale. Ero davvero molto curioso di vedere all’opera Stefano, e mi aspettavo fosse cresciuto molto, diventando parecchio forte. Ma, francamente, nemmeno nelle più rosee aspettative me lo sarei immaginato così tanto forte. Il duro lavoro svolto in Argentina ha sortito gli effetti sperati, e ci ha restituito un giocatore completamente diverso, che già adesso vale molto di più di quanto il suo ranking Atp lasci intendere.
La prima cosa che emerge, vedendolo giocare, è il modo di stare in campo, e la grande serietà. Concentratissimo sin da quando varca il cancello (ma anche dal pre-riscaldamento precedente), carico a molla e con le idee chiare. E durante l’incontro è lo stesso. Mai una parola di troppo, mai una racchetta lanciata, mai un comportamento al di sopra delle righe, niente. Anzi, tanta educazione, correttezza e sportività. Sembrano cose normali, ma vedendo i suoi coetanei pare che, per un ragazzo di 20 anni, italiano, non lo siano affatto. Anche fisicamente è cresciuto molto. Sia a livello di centimetri (si viaggia attorno al metro e 85) sia muscolarmente, è ormai costruito, e in maniera ottima. Nonostante la stazza è piuttosto rapido negli spostamenti, e, a mio modo di vedere, è in grado di tenere un livello di gioco molto elevato per lungo tempo.
Ma passiamo al gioco vero e proprio. Il colpo migliore di Stefano è indubbiamente il diritto, con il quale si procura la maggior parte dei punti. Reso ancor più insidioso da una notevole velocità di braccio, questo colpo è di livello assoluto, e permette a Stefano di colpire vincente, sia lungolinea che in cross, quasi a proprio piacimento. Viaggia che è un piacere, e l’azzurro riesce a colpirlo alla grande anche in posizioni di equilibrio precario, o con i piedi molto lontani dalla linea di fondo. Spesso, a dimostrazione della grande sicurezza che possiede in questo fondamentale, l’azzurro tende a spostarsi a sinistra per colpire di diritto, girando attorno alla palla. Quando lo fa lascia un po’ scoperta la parte destra del campo, ma finché colpisce vincente lo può fare tranquillamente.
Molto efficace anche il servizio, con il quale l’azzurro sa fare un po’ di tutto. La prima palla viaggia che è un piacere, sia in kick che in slice (e, naturalmente, piatta), e garantisce a Stefano una buona quantità di punti. Oltre ai parecchi aces, l’azzurro riesce quasi sempre a mettere in difficoltà l’avversario, specialmente con il kick da sinistra, aprendosi il campo per l’accelerazione di diritto. Anche la seconda è di ottimo livello, molto lavorata (ma comunque veloce) e sicura. Sono stati pochissimi i doppi falli fatti registrare del nostro, e quasi tutti in momenti poco ‘importanti’, a conferma che, quando la palla inizia a ‘scottare’ e la tensione sale, Travaglia sa bene cosa deve fare, e raramente si lascia sorprendere.
Capitolo rovescio. A giudicare dal fatto che, come accennato, Stefano tenda a spostarsi volentieri di diritto, viene naturale pensare che il colpo in questione sia meno sicuro e più ballerino. E, in parte, lo è. L’azzurro ottiene sicuramente meno punti dal rovescio bimane, ma anche perchè lo utilizza di meno. Sia nei quarti con Krajinovic (che non ci ha capito niente per un’oretta), sia ieri contro Lindell (mai realmente in partita), l’azzurro ha saputo ben figurare anche sulla diagonale sinistra, trovando spesso ottime soluzioni. Se colpito piatto può risultare molto efficace (pur rimanendo inferiore al diritto), mentre il back deve crescere. In pochi lo sanno usare come arma offensiva (o meglio, quasi nessuno), ma quello di Stefano è fin troppo difensivo. Pare proprio lo utilizzi per ‘buttarla di là’, e per un giocatore da superfici veloci (come lui stesso ama definirsi) non è il massimo. Naturalmente, però, ci sono ampi margini di miglioramento, e sono certo che saprà rendere migliore anche questa soluzione.
Chiudo con il gioco di volo, sul quale, sinceramente, non mi sono fatto un’idea chiara. A memoria, infatti, non ricordo di alcuna discesa a rete dell’azzurro, che però, non ne ha praticamente mai avuto bisogno. Quando attacca con il diritto il punto viene da sé, e non ha quindi bisogno di accompagnare a rete il colpo, e nei due match nei quali l’ho visto non è mai stato chiamato a compiere particolari soluzioni offensive. Ho sentito dire lo debba migliorare, ed è forse anche per questo che lo utilizza molto raramente, ma finchè non gli serve va bene così. Nel doppio qualcosa di buono, a rete, si è visto, ma sia per la durata, che per i valori in campo, è comunque poco attendibile. Complessivamente, comunque, Stefano è di livello nettamente superiore ai giocatori che si trovano nei tornei da 10 mila dollari, ed è prontissimo per il tanto atteso salto definitivo nei challenger. Nei quali, peraltro, ha già saputo mettersi in evidenza. Lo aspettiamo a braccia aperte, consapevoli che può arrivare veramente in alto.
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