di Daniele Sforza
Non solo superpotenze, incassi faraonici, tornei sfavillanti e popolarità alle stelle. Il tennis che ti porta in alto, si sa, parte dal basso e allora ecco la rubrica di Spaziotennis che, con un occhio ai paesi outsider del circuito, si propone di svelare quei numerosi scenari sommersi ma fortemente radicati nei “sobborghi” del tennis. Altre realtà, altre difficoltà, altri eroi… altro tennis!.
Il Pakistan, nonostante abbia la sesta maggior popolazione mondiale e uno dei tassi demografici più alti, a causa della posizione geografica in paesi di conflitto fatica a creare campioni in ambiti che non siano il cricket, sport nazionale per eccellenza. Detto ciò Aisam Qureshi, 35enne di Lahore ex top 10 nel ranking di doppio e attuale numero 46, potrebbe dare la giusta visibilità per crescere.
Abbiamo intervistato il suo eterno compagno di Davis, Aqeel Khan, 35enne di Karachi con 43 match giocati in Coppa Davis e la 21enne Ushna Suhail numero 1217 del ranking Wta.
Aqeel: “Mio padre lavorava in un tennis club a Karachi e io ero lì a fare il raccattapalle, guardando gli altri giocare. Così ho iniziato a giocare con gli altri ragazzi e con i membri del club più grandi, cominciando a vincere anche qualche partita”.
La situazione in Pakistan non è semplice soprattutto per chi comincia ad intraprendere la strada in questo sport a causa della mancanza di strutture adeguate anche se ora, forse, qualcosa si sta muovendo.
Aqeel: “Il tennis è uno sport ‘costoso’ e di conseguenza in Pakistan i bambini non possono sostenerne le spese. Da queste parti la maggior parte dei campi da tennis si trovano all’interno di club e i bambini devono farne parte per poterci giocare e i genitori non hanno solitamente fiducia nel far iniziare ai propri figli una carriera da tennista, poiché non ci sono strutture o accademie adatte. Ora le cose stanno cambiando in modo positivo e spero che qualcosa accadrà in futuro, si parla di tornei futures e junior ma senza l’autorizzazione dell’Itf è tutto più difficile”.
Ushna: “Il fatto di provenire da un paese come il Pakistan rende difficile giocare a tennis e competere a livelli internazionali in quanto non abbiamo alcun sistema o accademie per allenarci. Io continuo ad allenarmi qui perché non posso fare altrimenti, non potendo io e i miei genitori (normali lavoratori) spendere tanti soldi ma comunque mi sento di ringraziare alcuni ex giocatori di Coppa Davis pakistani, come Rashid Malik, Khalid Siddique e Zulfiqar Rahim che mi hanno aiutato a sviluppare e migliorare il mio gioco a un certo livello. Un altro ringraziamento va a Chuck Kriese che era il mio coach nel periodo in cui mi ero spostata negli Stati Uniti, lui mi ha insegnato tantissime cose riguardo al gioco che prima non mi erano mai state dette”.
Tornando ad Aqeel, la sua carriera è stata particolare in quanto dopo aver vinto i primi tornei futures quasi subito è stato costretto a giocare meno a livello Pro’.
A: “Ho iniziato a giocare da professionista nel circuito soltanto a 24 anni, prima giocavo soltanto la Coppa Davis e eventi a livello nazionale. Il più bel ricordo è quello del mio primo titolo Futures, ottenuto in India soltanto tre mesi dopo l’inizio nel circuito Pro’. Sono stato fortunato e bravo a raggiungere il mio best ranking al numero 349 in pochi mesi ma poi sono stato costretto a giocare poco per mancanza di denaro. Avrei voluto giocare molto di più, ma purtroppo questo è qualcosa che succede a molti buoni giocatori. Ho avuto un infortunio alla spalla lo scorso anno ma sono riuscito a recuperare pienamente, mi sento ancora bene e continuo a giocare”.
Rappresentare la propria nazione in una competizione è sempre qualcosa che ti rimane dentro, ti dà soddisfazione e ti porta a dare il massimo sul campo.
Aqeel: “Amo giocare per la mia nazione, motivo per cui continuo a praticare questo sport ancora oggi. Ti fa sentire in modo fantastico portare la tua patria alla vittoria. In questo campo il più bel ricordo riguarda la vittoria del quinto singolare contro la Cina, in Pakistan quello più strano invece riguarda la sconfitta, nel 2013, data dall’arbitro nei nostri confronti a favore della Nuova Zelanda”.
Ushna: “E’ sempre un onore giocare per la propria nazione. Ho rappresentato il Pakistan in Fed Cup negli ultimi quattro anni e lo farò anche quest’anno, essendo una cosa che porta onore, allo stesso tempo ti fa sentire una grande pressione e responsabilità ma, alla fine del giorno, ti fa sentire orgogliosa di rappresentare la bandiera bianco-verde. Il mio più bel ricordo è quello del 2011 quando, dopo 11 anni, il Pakistan è tornato in Fed Cup gruppo II. Era la mia prima esperienza in Fed Cup e ho giocato il match di apertura contro il Kyrgizistan, vincendolo. Poi abbiamo vinto anche la sfida quindi è stato bello. Una cosa divertente accaduta in campo fu quando, nel tentativo di colpire un difficile servizio, la mia racchetta volò dalla mia mano e arrivò all’altra parte del campo, quasi colpendo il mio avversario e rompendosi in due … (risata)”.
Dal 2007/2008 i pakistani sono costretti a giocare in campo neutro per via problemi legati alla sicurezza. Poi nel 2013, dopo la scelta del campo in Birmania, accadde qualcosa di grottesco.
Aqeel: “Non abbiamo giocato in Pakistan dal 2007 o 2008. Ogni nazione ha il vantaggio di giocare una partita in casa e qui abbiamo battuto le più forti nazioni asiatiche. Sfortunatamente la situazione è quella che è e non siamo ancora riusciti a giocare tra le mura amiche, abbiamo chiesto invece sedi neutrali. Nel 2013 l’Itf accettò di darcene una, in Birmania, con campi in erba per la sfida contro la Nuova Zelanda. Andava tutto bene, io avevo vinto il primo singolare e Aisam (Qureshi, ndr) era avanti nel secondo ma l’arbitro notò una specie di “zona morta” sulla linea di fondo. Interruppe il match e dichiarò che il campo non era in buone condizioni per giocare, dando la vittoria alla Nuova Zelanda visto che poteva, secondo quanto diceva il regolamento. Noi non eravamo d’accordo perché avremmo potuto tranquillamente cambiare il campo il giorno seguente, come è già successo nella storia della Coppa Davis e eravamo anche disposti a dare il match di secondo singolare a loro e a giocare il doppio il giorno successivo. Abbiamo protestato ma non sono stati in grado di aiutarci poiché secondo il regolamento l’arbitro poteva prendere una decisione simile”.
Aqeel ci parla anche del suo rapporto con Aisam Qureshi, uno degli sportivi più influenti in Pakistan e il miglior tennista di questa nazione.
Aqeel: “Qureshi è il miglior giocatore della storia del Pakistan, è prima di tutto un amico e continua sempre a motivarmi. È un ragazzo umile e alla mano, poi noi abbiamo giocato insieme per più di 15 anni e quest’anno addirittura mi ha chiesto di accompagnarlo in uno Slam, per avere supporto e un amico con cui stare. Lui sta facendo tutto il possibile per promuovere il tennis in questa nazione”.
Dicevamo in apertura di come il Pakistan abbia difficoltà ad emergere nel tennis anche a causa della mancanza di tornei che tuttavia si disputano in paesi emergenti come l’India.
Aqeel: “È vero che siamo in una brutta situazione ma non è la peggiore. Il Pakistan è un paese vivibile e abbiamo la possibilità di andare a giocare i tornei, penso inoltre che il nostro governo stia facendo il meglio per proteggere le persone di questa nazione”.
Ushna: “Ad essere onesti penso che la federazione debba fare molto di più di quello che sta facendo ora per il tennis in Pakistan. Loro devono dare più incentivi e motivare i giocatori che sono “top” in Pakistan e finanziarli, mi aspetto di più anche perché io stessa sono una tennista. Penso che il Pakistan sia uno dei più bei posti in cui vivere, le persone sono amabili e calorose. Penso che ora la situazione sia più tranquilla e l’Itf dovrebbe cominciare ad organizzare tornei internazionali qui, così come nelle altre nazioni (India e Iran per esempio). Questo aiuterà il nostro sport nella nostra nazione e a migliorare le nostre condizioni”.
Diversi gli obiettivi per i due tennisti, con Aqeel che si avvicina alla fine della sua lunga carriera e Ushna che invece vuole provare a guadagnare più punti possibili nel ranking Wta.
Aqeel: “Amo questo gioco e proverò a giocare fino a quando mi sarà possibile. Ho sempre in mente il mio sogno di aprire un’accademia nella mia città (Karachi) per aiutare e insegnare tutto ciò che ho imparato dalla mia carriera. Voglio crescere dei giocatori e per questo ho in programma di diventare allenatore, dopo il ritiro”.
Ushna: “Il mio obiettivo per quest’anno è di giocare bene in Fed Cup provando a vincere match per la mia nazione e, quando ne avrò la possibilità, giocare tornei internazionali per migliorare il mio ranking il più possibile. Inoltre mi dovrò anche concentrare sul mio esame di maturità che, “inshallah”, sarà a Giugno”.
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