Non solo superpotenze, incassi faraonici, tornei sfavillanti e popolarità alle stelle. Il tennis che ti porta in alto, si sa, parte dal basso e allora ecco la nuova rubrica di Spaziotennis che, con un occhio ai paesi outsider del circuito, si propone di svelare quei numerosi scenari sommersi ma fortemente radicati nei “sobborghi” del tennis. Altre realtà, altre difficoltà, altri eroi… altro tennis.
Siamo in Marocco, a Fes nel 2011 si disputa la decima edizione del torneo Wta che vede tra le partecipanti tenniste di livello quali Rezai,Cornet e Kerber e un’unica italiana (Alberta Brianti) che, senza essere neanche testa di serie, andrà a conquistare il trofeo battendo facilmente l’attuale numero 2 del mondo Simona Halep. Tuttavia questo non fu solo il torneo di Alberta tanto che, aperto il tabellone relativo ai risultati di quel torneo, balza subito agli occhi un nome sconosciuto ai tanti, ma non ai più appassionati, specie di tennis femminile, quello di Nadia Lalami.
Nadia, marocchina nata a Casablanca nel 1990, si ritrova in tabellone con una Wc ed elimina Misaki Doi 62 75 mentre al secondo turno si ritrova Aravane Rezai, testa di serie numero 1 del seeding. Perde il primo set 6-2 ma nel secondo la musica cambia, Nadia approfitta del calo della francese e, dopo aver dilapidato un vantaggio di 51, chiude solo al tie break uscendo dal campo sorridente. Sembra aver capito cosa fare ed ottiene il break sul 22, arriva 5-4 40-30, si apre il campo con un lungolinea ed ha la palla più semplice che un tennista possa chiedere. Mezza altezza, centrale, a due passi dalla rete, in poche parole può fare ciò che vuole. Fa uno smash che prende, rete e campo, Nadia si inginocchia a terra per la gioia di fronte al pubblico marocchino. Sembra che qualcosa possa cambiare per la giovane, solo 21enne.
Gli inizi, come ben potete immaginare, non sono stati dei più semplici, specie in un paese quale il Marocco in cui spesso non si può essere tranquilli nei luoghi di uso pubblico. “ Ho iniziato a giocare all’età di 5-6 anni a Casablanca, al COC. Ai miei genitori piaceva molto questo sport, ci giocavano spesso ed era lo sport più “sereno” nella nazione. In Marocco non possiamo giocare in modo sicuro nei luoghi pubblici e per questo, club privati come quello di tennis, erano il luogo in cui i nostri genitori potevano sentirsi più tranquilli. Così ho iniziato a fare amicizia con i ragazzi e ad allenarmi con i vari coach”.
La fortuna ha voluto che Nadia sia nata in una delle città più importanti dello stato e che abbia lavorato in uno dei club di tennis più importanti. Peccato che questo sia utile fino a un certo punto, poi quando arrivi a un livello alto… “ Sono stata fortunata ad essere al COC perché è sicuramente una delle migliori strutture per il tennis nel paese. All’inizio il livello era buono perché ero molto giovane ma quando sono cresciuta avevo bisogno di più allenamento, tennisti di alto livello, una mentalità più professionale da parte delle persone che mi circondavano. Per arrivare ad alti livelli non hai bisogno solo dei tuoi genitori ma anche di tutto uno staff che crede in te mentre tu stessa devi avere uno spirito competitivo. In Marocco è difficile migliorare, quando arrivi a 14 anni senti che quello che fai non è abbastanza e vuoi andare all’estero, USA o Spagna sicuramente sono due nazioni che propongono un allenamento più professionale e hanno più competizioni”.
Non è quello l’unico problema che ha portato Nadia a lasciare il paese. “ Il vero problema poi è che non si sponsorizzano i giovani tennisti di talento, ed è una vergogna! Perché è questo il momento in cui i tennisti hanno bisogno di soldi, di certo non quando sono in top 100. Le compagnie dicono sempre – se sei top 200, potremo aiutarti – ma non capiscono che per arrivare a questo livello bisogna spendere tanti soldi ogni anno. E sfortunatamente io non ho avuto genitori ricchi, quindi per loro è stato molto difficile..”.
Così arrivo lo spostamento in Spagna. “Sono andata a Barcellona, qui il livello era più alto rispetto al Marocco e gli allenatori mi spingevano a dare il meglio di me. È stata una buona sfida, ero circondata da buoni allenatori e giocatori”.
Nadia ci racconta come suo fratello abbia bisogno di aiuto. “ In questo momento ho un fratellino (Younes) di 14 anni che è molto talentuoso, e a questo si aggiunge il fatto di essere numero 1 nel mondo arabo e in Marocco. Ha bisogno di un supporto finanziario perché deve spostarsi in un’altra nazione per trovare una migliore condizione per allenarsi (allenamenti, tennisti, allenatori, mentalità,ecc.) e nessuno lo vuole aiutare”.
Tante sono state le belle esperienze vissute da Nadia durante i tornei junior, dove ha raggiunto come best ranking il numero 37. “ I miei più bei ricordi da junior sono le 4 partecipazioni ai tornei Slam, specialmente agli Australian Open. Con mio padre ho sempre vissuto delle belle esperienze e ho tanti bei ricordi. Ho sempre viaggiato solo con lui mentre mia madre mi supportava da casa con il telefono”. In 5-6 anni di professionismo sono arrivate altre belle soddisfazioni, come la vittoria già citata contro Aravane Rezai, e poi altre vittorie, tra cui anche una in Italia. “Come pro sicuramente il più bel ricordo è quel match vinto contro Aravane Rezai nel Grand Prix Lalla Meryem in Fes, dove raggiunsi i quarti, di fronte a tutto il Marocco, gli spettatori e la mia famiglia. Altri ricordi sono le vittorie in Portogallo e in Italia! Da voi mi sono trovata benissimo, Rivoli è stato un torneo fantastico. La famiglia che mi ospitava era grandiosa e il cibo in Italia è semplicemente il massimo… Inoltre avete città incantevoli, è tutto davvero splendido”. In Fed Cup, competizione che Nadia ha giocato praticamente ogni anno, accadde un fatto curioso.“Vi racconto qualcosa che successe in Armenia nel 2008. Era la prima volta per noi lì e questo paese, come sai, ha problemi in quanto non è molto sicuro. Al players party, un uomo è venuto a prenderci dall’hotel. Aveva un completo nero, era grosso e nella tasca dei pantaloni aveva una pistola. Ero molto spaventata e nella macchina lui ci guardava dagli specchietti così noi che eravamo sedute dietro, ridevamo, non per gioia ma per la paura! Alla fine, arrivati nel posto, abbiamo scoperto fosse un bodyguard! Alla festa c’erano, oltre a tenniste e coach, molte persone importanti e si sono sviluppate situazioni non del tutto appropriate.. Tutto questo si svolse il 26 Aprile, e così celebrammo il mio compleanno (due giorni dopo) qui, poi lo ci fu un’altra festa nella mia casa a Casablanca quando tornai il giorno dopo e infine ci fu un’ulteriore festa poiché nel giorno del mio compleanno partecipavo al torneo di Fes. È stata davvero una bella tregiorni! “.
Per quanto concerne i match, Nadia afferma: “ Tra i match che ricordo, c’è sicuramente un match di 3 ore che ci fece vincere in Armenia e tantissimi altri buoni match in Egitto. Giocare questa competizione è più stressante perché giochi per la nazione, non solo per te stesso, ma le sensazioni che provi quando vinci sono indescrivibili!”. Parlando di Fed Cup si ritorna a parlare dei vari problemi con la federazione, di certo non un aiuto per Nadia. “ Ho giocato praticamente ogni anno per la mia nazione in Fed Cup. La mia relazione con la federazione poteva essere migliore se avessero fatto correttamente il loro lavoro, quello di aiutare i migliori giocatori della nazione. Pagando per le accademie, i tornei e aiutandoli a trovare uno sponsor. Non facendo promesse e non mantenendole… è semplice in Marocco capire chi è il migliore poiché ci sono pochi giocatori, quindi la domanda viene spontanea: Perché non ci vogliono aiutare? E posso assicurarti che hanno i soldi.. Il tutto è veramente una vergogna. Persone come queste non meritano di lavorare in federazione e guadagnare grazie alla loro superiorità” .
Il mancato aiuto e soprattutto le tante delusione ricevute, hanno portato la ragazza a prendere una dura decisione, quella del ritiro dal tennis professionistico. “ Ho smesso di giocare perché non ero supportata da nessuno! Dopo aver raggiunto nel 2011 i quarti a Fes le persone erano felici ma non c’erano sponsor e puoi immaginare come mi sia sentita. Mi aspettavo di ricevere sponsor, come mi avevano promesso. Mi dicevano spesso che in caso di un buon risultato, dimostrando di essere la migliore in Marocco, mi avrebbero aiutato. Così l’ho fatto più volte. Lo dimostravo sempre e loro continuavano a dire le stesse cose. Mi sentivo ferita, sentivo che tutti erano contro di me e non volessero che arrivassi al top di questo sport. Il mio unico supporto erano i miei genitori. Peccato che loro non potevano più prendere denaro dalla banca, avendo già molti crediti. Così ho preso la decisione di smettere e continuare a giocare competizioni a squadre in Francia e in Germania. Qui, se sei top 200 e il club è ricco, loro si prendono cura di te. Nel mio caso io ero top 300 e non era abbastanza, aggiunto il fatto che la competizione era di un mese praticamente non guadagnavo molto. Quando giocavo nel circuito non avevo possibilità di giocare competizioni a squadre perché giravo sempre per tornei.. ho giocato spesso in Europa e a volta anche in Korea quindi il mio ranking derivava da tornei di alto livello, non ho mai cercato punti in Africa perché nessuno va li.. Inoltre potevo infortunarmi, anche se per fortuna, sono stata bene (hamdullah diremmo noi)”.
Dopo il ritiro, è arrivata la decisione di cominciare ad allenare, lavoro che sembra piacere particolarmente alla 24enne nativa di Casablanca. “ Ho iniziato ad allenare lo scorso anno a Barcellona poi mi sono spostata a Jeddah dove alleno tuttora. Ora sono anche in attesa di allenare tenniste a livello Itf che sono motivate ad arrivare in alto e che hanno bisogno di supporto durante i tornei, i viaggi e i loro allenamenti (in campo e fuori dal campo). Voglio condividere la mia esperienza con queste giovani tenniste. Mi piace davvero molto allenare e ovviamente è diverso da tutto il resto, completamente differente. Continui ad imparare ogni giorno, capisci cose che come giocatrice non potevi comprendere, ed ora posso condividere quest’esperienza con tennisti motivati. Ho avuto il GPTCA diploma di allenatore da Jose Perlas e Alberto Castellani”.
Questi alcuni dei consigli che Nadia darebbe ai vari giovani tennisti africani che magari si fermano alle prime difficoltà o non accettano di impegnarsi fino alla fine. “ Come consiglio direi loro che il talento non è tutto! (Solitamente gli Africani hanno talento ma sono pigri) Devono confrontarsi con il livello europeo e andare fuori a competere quando ne hanno la possibilità. Direi loro di lavorare, sempre e molto perché i risultati si vedono negli anni. No pain, no gain!”.
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