di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)
To’, guarda un po’ chi si rivede! Sesil Karatantcheva, a distanza di tre anni dall’ultimo successo in un match del main draw di un Grande Slam, è tornata a vincere oggi nel suo torneo, quello che l’ha lanciata repentinamente nell’élite del tennis mondiale salvo poi scomparire per svariati motivi. Era il 23 maggio del 2005: nuovi odori ed insolite sensazioni si percepivano in quella bizzarra primavera. Il Roland Garros si apprestava ad aprire i battenti mentre nell’aria aleggiava qualcosa di diverso, quasi come se si avvertisse uno strano presagio. Una giovanissima bulgara di appena 15 anni faceva il suo debutto nello Slam francese, in un’edizione che nel bene e nel male scriverà pagine importanti di questo sport. Lunga coda bionda, cappellino nero non proprio adeguato per fronteggiare il caldo parigino ed un tennis sfrontato ed inconsapevole, proprio come ci si aspetterebbe da una ragazzina che da appena pochi mesi avrebbe potuto guidare giusto un Ciao.
Questi campi però non le erano sconosciuti, già l’anno prima aveva avuto modo di testarli e di strapazzare qualsivoglia avversaria le si fosse frapposta dinanzi al cammino verso il titolo juniores. La partenza non è delle più semplici, almeno sulla carta: Alona Bondarenko e Shinobu Asagoe per poi affrontare in un ipotetico ma quanto mai improbabile terzo turno Venus Williams. Sesil, che nei mesi addietro era comunque riuscita a scavalcare posizioni su posizioni in classifica, raggiunge quell’insperato terzo turno. Oramai sembra essere finita la sua avventura, non può vincere anche contro Venus. La bulgara non solo si qualificherà agli ottavi di finale, ma impartirà anche un sonoro 6-1 nel terzo e decisivo set dopo che l’americana aveva vinto con lo stesso punteggio il secondo parziale. Nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo, molto probabilmente neanche i suoi parenti più cari. La favola può avere inizio.
Cresce l’attesa nei suoi riguardi e la convinzione che possa realmente arrivare lontano. L’ottavo di finale contro Emmanuelle Gagliardi non è di certo così ostico, l’occasione è ghiotta, supererà l’ennesima prova del nove? Sì, 7-5 6-3 ai danni della svizzera ed il sogno può continuare anche se ancora per poco. La corsa della bulgara termina però ai quarti di finale, l’esperienza di Elena Likhovtseva avrà la meglio seppur la russa dovrà comunque sudare le proverbiali sette camice per avanzare in semifinale. Un torneo molto positivo, forse troppo e scusate il doppio senso. E’ nata una nuova stella, chissà quanti altri titoli vincerà in carriera e partite dello Slam disputerà! La risposta ad oggi è 3 titoli Itf e 20 match giocati negli Slam compresa la vittoria odierna contro Jelena Jankovic. Ma com’è possibile?
Sesil risulterà per l’appunto positiva al nandrolone non una bensì due volte, a Parigi il 31 maggio e, fuori-competizione, a Tokyo il 5 luglio dello stesso anno. La ragazza di Sofia proverà a scagionare se stessa più volte, dapprima affermando di essere rimasta incinta inconsapevolmente e di aver poi abortito, e poi incolpando un chimerico sabotatore. A nulla valsero però le giustificazioni in un inglese alquanto improbabile (imparato secondo quanto confessato da lei in passato ascoltando ogni giorno a ripetizioni le canzoni delle Spice Girls), in quanto le concentrazioni di nandrolone riscontrate non furono giudicate compatibili con la gravidanza. Squalifica inevitabile di due anni che per una ragazza di 15 anni sono quasi una carezza, nell’anno in cui, guarda caso, lo stesso Mariano Puerta fu nuovamente trovato positivo al test antidoping.
Il rientro avvenne come stabilito nel 2008 ma dei risultati conquistati pochi anni prima non se n’è vista neanche l’ombra. Una classifica che l’ha ritratta in questi 8 anni attorno alla 100esima posizione mondiale, senza alcun exploit di rilievo. L’unica costante che l’ha contraddistinta in tutto questo tempo è stata l’incoerenza e poco altro. A proposito di contraddizioni, ha fatto discutere il dietrofront della Karatantcheva che da un anno a questa parte è tornata ad essere una tennista bulgara quando nel 2009, per evidenti motivi finanziari, aveva ottenuto la cittadinanza kazaka e la possibilità di giocare per la ricca federtennis dell’ex repubblica sovietica.
Oggi, a distanza di 10 anni da quello che sembrava essere l’inizio di una favola, rieccola vincere un match in cui partiva nettamente sfavorita. Ad onor del vero, i demeriti di Jelena Jankovic superano abbondantemente i meriti della bulgara, brava comunque col rovescio a respingere gli attacchi dell’avversaria. Non si può però non far caso alla marea di gratuiti commessi dalla serba, ben 45, e al servizio quasi da giocatore di circolo di Sesil con la velocità media della prima palla attorno ai 127 km/h. Il tabellone però è stato benevolo e le ha riservato un secondo turno più che giocabile contro Irina Falconi. Che sia l’inizio di un nuovo sogno?
Viva forever…
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