di Alessandro Mastroluca
C’è adrenalina nell’aria, quando si incontrano Sloane Stephens e Serena Williams. C’è l’attesa dello scontro fra quel che è, e quel che molto probabilmente sarà. C’è un incastro di personalità, nutrito anche di retorica, che si è fatto via via meno amichevole dalla vittoria di Sloane in Australia nel 2013. Da allora Serena, che già normalmente odia perdere di suo, ci mette sempre qualcosa in più per evitare di cedere a quella che ormai da qualche anno è indicata come la sua erede.
Serena, numero 1 del mondo per la 243ma settimana, la prima a raggiungere le 50 vittorie in tutti gli Slam, centra il 270mo successo in uno Slam e il 40mo quarto di finale in un major. Ha capito poco e regalato troppo nel primo set, ma ha chiuso comunque 16 75 63 e firmato la 32ma rimonta in carriera in uno Slam, più di ogni altra giocatrice in attività.
“Da quando l’ho battuta in Australia, Serena Williams non mi ha più parlato, non mi saluta nemmeno più” diceva Sloane Stephens dopo il trionfo a sorpresa di due anni fa contro una Serena acciaccata. “Per i primi 16 anni della mia vita, mi ha detto una sola parola e non è mai stata coinvolta in alcun modo nel mio tennis” spiegava dopo la vittoria in Australia nel 2013. “Perciò non è una gran notizia se non lo sia nemmeno adesso. Se fai da mentore a qualcuno, vuol dire che gli parli, che lo aiuto, che conosci la sua vita, che ti occupi di lui, che ti interessi di lui. E nessuna di queste cose può dirsi vera al momento”.
Da allora si sono affrontate tre volte, agli Us Open l’anno scorso, quest’anno a Indian Wells e Madrid, e Serena ha sempre vinto. “Adesso, per me Serena è solo una collega” ha dichiarato a marzo. Stephens, agli ottavi al Roland Garros per il quarto anno di fila, gioca un primo set praticamente perfetto. Ci crede, e lo dimostra da subito, da ancora prima di scendere in campo, con il cinque al coach Nick Saviano. In 23 minuti è già 61, grazie anche ai 15 gratuiti della numero 1 del mondo. Sloane gioca un tennis aggressivo, è particolarmente efficace al servizio, e di errori non forzati ne commette solo due.
È solo la terza volta che Serena perde il primo set in tre partite di fila in uno Slam, la prima al Roland Garros: le è successo solo agli Us Open 1999, e ha vinto il titolo, e a Wimbledon 2005, quando ha perso da Jill Craybas.
La storia di Sloane
Ma a Stephens manca un po’ di pazienza e di costanza per diventare la quarta giocatrice nella storia dopo Martina Hingis (Australian Open 2001), Justine Henin (US Open 2007) e Kim Clijsters (US Open 2009) a battere Serena e Venus Williams nello stesso torneo dello Slam. Ha fatto più fatica del previsto a gestire il secondo anno ad alto livello dopo l’esplosione del 2013, e l’assestamento non è ancora del tutto completato.
Eppure è una predestinata, per carattere, qualità tecniche e genetica. La madre, la psicologa Sybil Smith, ha un passato da nuotatrice alla Boston University, è stata la prima donna di colore nella storia della NCAA a essere eletta “first team All American”. Da quando Sloane ha 11 anni, ha firmato con la figlia Il Contratto in cui si impegna a supportarla sempre ma a fare solo la madre senza entrare nelle questioni tecniche del suo tennis.
Nel 2007 il suo secondo marito, Sheldon Smith, muore di cancro. Due anni dopo il primo marito si ammala di un grave morbo degenerativo alle ossa. È John Stephens, ex star del football americano, miglior runningback esordiente nel 1988 con i New England Patriots. È anche il padre biologico di Sloane, che però con lui non ha mai avuto rapporti. La malattia li riavvicina, si incontrano, si parlano, ma John muore il 1° settembre 2009 in un incidente stradale: sta guidando il camion della ditta di trasporti per cui lavora quando si schianta ad alta velocità non lontano da Shreveport. Sloane sta giocando gli Us Open junior. Non vorrebbe tornare per il funerale. Ma Brian de Villiers, allora coach di Melanie Oudin, poi coinvolto nel polemico triangolo tra i genitori della promessa mai confermata del tennis Usa, e accusato di una relazione con la madre, le concede un giorno di riposo in più. Anche De Villiers ha perso presto il padre ma ha di non partecipare alla cerimonia funebre: per anni porterà questo rimpianto. In quei giorni scopre anche qualcos’altro che non sapeva su John. Scopre che nel 1994 è stato arrestato per stupro e si è dichiarato colpevole. La madre gliel’ha nascosto perché desiderava che Sloane fosse orgogliosa di suo padre.
La rimonta di Serena
Due storie di orgoglio e pregiudizi, quelle di Sloane e Serena, storie di padri ingombranti, di famiglie non proprio canoniche, di limiti da superare. E la numero 1 del mondo in questo è ancora insuperata. Nelle difficoltà Serena, che ha un bilancio di 12 vittorie e 26 sconfitte quando ha ceduto il primo set 61 (ma ha portato a casa le ultime cinque), si esalta. Cambia la partita con uno scambio da 27 colpi nel sesto gioco. Vincere quel punto in quel modo è un segno. L’ace del 3-3 porta il match in una nuova dimensione. E il break di Stephens, che allunga 5-4 e servizio, è solo una perturbazione che non muta la sostanza. La numero 40 del mondo non trova più il servizio e la misura dei colpi da fondo, e Serena vince 12 degli ultimi 16 punti: 7-5 Serena.
Perso il primo set del torneo, Sloane si trova per due volte a un punto dal break nel primo game di risposta del terzo, ma Serena si salva, ancora, con la prima di servizio, il colpo che di fatto l’ha rimessa in partita. È però un altro scambio lungo a spostare l’inerzia del match. Lo vince Serena, imbattuta nei match al terzo set quest’anno (10 vittorie su 10) che si avvia al break del 3-2, del sorpasso. Sloane tiene il ritmo da fondo, Serena qualcosa rischia, non mette la prima tre volte di fila e si ritrova con una palla del controbreak da salvare nell’ottavo game. È qui che si vede il ruggito della campionessa: ace esterno a 190 kmh e altri due punti lanciati da prime a 191 e 192 kmh. Stephens, che disturbata anche da qualche folata di vento, ha perso un po’ il controllo del dritto, non sfrutta la più grande occasione per rientrare nel match. Così Serena la chiude prima ancora di tornare a servire, risposta devastante sul match point e appuntamento fissato con Sarita.
Si affrontano per la nona volta, la quinta consecutiva sul rosso, la seconda a Parigi. In otto confronti, Errani ha vinto solo due set. Che succederà alla nona?
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