Torno (colpevolmente) dopo secoli a scrivere un pezzo per l’amico Alessandro Nizegorodcew su un tema che so già mi attirerà parecchie critiche, soprattutto dai giocatori di oggi.
Si parla tanto, e a ragione, delle difficoltà che hanno i ragazzi e le ragazze che frequentano prevalentemente il circuito futures a finanziarsi l’attività. Temi già trattati sui quali non intendo dilungarmi. Spese di viaggio, vitto e alloggio, incordature, massaggi e/o fisioterapia. Il tutto da coprire con dei prize money al limite del ridicolo, e senza considerare le spese extra da sostenere se si vuole l’assistenza dell’allenatore. L’ITF è finalmente, con colpevole ritardo, corsa ai ripari e dal 2017 (la riforma partirà dalla prossima stagione, ma credo che poco cambierà) le cose dovrebbero migliorare con l’estinzione dei poverissimi 10000$ senza ospitalità.
Come e cosa è cambiato però in questo circuito negli ultimi 10-15 anni? Le mie prime serie apparizioni da giocatore in questo mondo sono datate 2001, quando ancora c’erano tanti satelliti (vedere i giocatori di oggi chiedermi come funzionavano per l’assegnazione di punti e prize money mi fa sentire vecchissimo) e un evento “combined” era raro quasi come un errore di Djokovic. In quel particolare anno però la vita non era così disastrosa. Il dollaro americano era molto forte nei confronti della Lira (eh sì…c’erano ancora le Lire!!) e di altre monete europee, tanto da rendere possibile la “sopravvivenza” anche a chi non vinceva settimanalmente singolare e doppio. Inutile dire come con l’avvento dell’euro, che soprattutto i primi anni era particolarmente dominante nei confronti del dollaro, il problema economico fosse già di grande attualità 13 anni or sono. Da questo punto di vista, le differenze sono piuttosto oggettive. Il costo della vita oggi è ovviamente più alto, ma rispetto ai “miei tempi” ci sono molte più possibilità di ottimizzare le spese. Lunghe serie di tornei nella stessa location come ci sono ora in Turchia, Tunisia, Egitto, Sardegna erano impensabili.
Qualcuno potrà obiettare che i famosi satelliti si giocavano in luoghi facilmente raggiungibili l’uno dall’altro (non sempre era così comunque), ma avevano un prize money da 6250$ a torneo. La crisi ha portato ad un vistoso ridimensionamento degli ingaggi per i vari campionati a squadre e ai montepremi dei tornei “Open”, che anni fa obiettivamente fruttavano cifre talvolta spropositate per l’impegno richiesto e per il valore di alcuni giocatori. Non è sufficiente a bilanciare i mancati introiti sopracitati, ma di contro c’è da dire che grazie all’avvento delle compagnie low cost e dei vari siti per le prenotazioni alberghiere, con un po’ di astuzia e fortuna si può volare ed alloggiare a prezzi molto contenuti. In definitiva oggi è sicuramente più difficile, ma anni fa non era certo una passeggiata di salute.
L’avvento della tecnologia è un altro fattore che rende molto differenti le due “ere”. Organizzativamente ora è un gioco da ragazzi. Iscrizioni e cancellazioni online, tutto facilmente reperibile anche sul cellulare. Quando bisogna iscriversi via fax, e puntualmente c’erano errori nelle Entry List (l’Itf doveva gestire migliaia di iscrizioni settimanali e districarsi con le varie priorità non era per nulla semplice), o quando i fact sheet (fogli d’informazione dei tornei) di alcuni luoghi erano incompleti e serviva Sherlock Holmes per trovare il numero del supervisor, li sì che c’era da divertirsi. Basta dire, senza entrare nei particolari, che il sottoscritto una volta ha rischiato di essere estromesso da un satellite in Svizzera per colpa di una cancellazione mai realmente fatta da un altro giocatore, mentre in un’altra è riuscito a confermare la propria presenza ad un satellite in Bulgaria (con volo già pagato e nessuna possibilità di giocare altrove per due settimane) solo tre minuti prima dello scadere del termine, a causa di un numero sbagliato, con l’Itf irreperibile causa uffici già chiusi.
Il progresso ha anche influito, a mio avviso negativamente, sui comportamenti e sul modo di vivere dei giocatori. Un tempo si entrava nella player’s lounge (se c’era, mentre ora è obbligatoria) e si vedeva un giocatore seduto all’unico PC a disposizione, mentre gli altri o leggevano un buon libro o conversavano tra di loro. Talvolta c’era la waiting list per partite di carte che spesso si concludevano la sera in hotel dopo cena. Oggi tra tablet, smartphone, cuffie ultra-tecnologiche che non ti farebbero neanche sentire Bocelli che ti canta nell’orecchio, è tutto più triste. E poi ovviamente è anche cambiato il gioco.
Prima giocavo, ora alleno, quindi è scontato che il mio giudizio possa non essere al 100% obiettivo. Per prima cosa, come avvenuto ad altissimo livello non esiste più la specializzazione. Un tempo vedevi tanti giocatori che si costruivano la classifica solo su campi rapidi o in terra, e vedendoli giocare pensavi che in condizioni opposte avrebbero perso anche contro il custode del circolo (con tutto il rispetto per i custodi!). Ora chi vince molte partite su una determinata superficie, è sicuramente più che attrezzato per competere su qualsiasi campo. Il livello medio dei giocatori di classifica medio-bassa e soprattutto di molti di quelli senza ranking si è decisamente alzato. Un tempo i primi del tabellone spesso passeggiavano nei primi turni, mentre ora una sorpresa stile Guerrieri (NR) che batte Crepaldi (290), come appena avvenuto in Sardegna, non è così stupefacente. Ricordo che in una delle mie ultimissime trasferte da giocatore per dei 10000$ in Canada, si rideva con gli altri italiani presenti (Ghedin, Bondaz, Iannuzzi, Capone), su come nei nostri primi anni di circuito fossero presenti molti più giocatori da noi definiti “sprovveduti” rispetto a quanto stavamo affrontando in quel periodo.
Grazie all’aumento del numero dei tornei organizzati, soprattutto in alcuni periodi dell’anno, ora è sicuramente più semplice costruirsi la classifica per chi ha certe qualità, ed è anche più probabile veder vincere titoli chi non ti saresti mai aspettato. Scrutando il calendario dell’estate del 2005 ci si accorge che ci sono almeno 3/4 tornei in meno a settimana rispetto a quello del 2015, con punte anche di 8/9. Come si dice sempre quando si cerca di paragonare i grandi campioni delle varie epoche è impossibile fare un confronto oggettivo al 100%, e questo vale ovviamente anche per il mondo dei circuiti minori. Il mondo è in continua evoluzione, e conseguentemente anche il microcosmo del tennis. Come tutti i romantici, provo nostalgia per alcuni aspetti ora scomparsi ma riconosco che l’evoluzione non può essere e non deve essere fermata. Certo che, visto che è da poco “tornato al futuro”, un noleggio saltuario alla DeLorean di Marty McFly lo farei volentieri…
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