di Alessandro Nizegorodcew
Gaia Sanesi è una delle protagoniste del momento nei tornei Itf. Vincitrice di due manifestazioni da 10.000$ consecutive, la ventunenne toscana sta scalando il ranking Wta ed è oggi a ridosso delle top-500. Per anni la Sanesi si è allenata alla Nick Bollettieri Academy, ma oggi è seguita in Spagna da coach Julian Pablo Amilibia. In questa intervista la storia della giovane e promettente azzurra.
Dove hai iniziato? Qual è la tua storia?
“Io sono di Prato, ho iniziato a giocare a tennis quando avevo 8 anni al T.C. Agliana, un circolo bellino fuori Prato. Ho cominciato perché volevo cambiare sport e mia zia, anche lei giocatrice di tennis fin da piccola, mi disse che se volevo potevo andare a provare. Precedentemente avevo praticato il nuoto, la ginnastica artistica per 5 anni e anche il judo.”
Quando e perché ti sei trasferita negli Stati Uniti? Chi è il tuo allenatore?
“A 13 anni sono andata due settimane da Bollettieri con Marzia Grossi e altri tre ragazzi del Match Ball a Firenze. Dopo qualche giorno Mauricio Hadad (ex giocatore e ex maestro dell’accademia) mi chiese di rimanere lì ad allenarmi, io non parlavo inglese e non sapevo neanche come spiegare loro che ero troppo piccola, però poi ci pensai e ne parlai con i miei. I miei ovviamente mi dissero subito di no, però dopo 15 giorni mi dissero che si sarebbero informati e che forse sarei potuta rimanere. Si informarono, videro che era un posto sicuro, una buona opportunità per me, ma sopratutto videro che io ero sicura della mia scelta e così rimasi. Sono rimasta negli Stati Uniti per 7 anni, finché l’anno scorso grazie a Julian Alonso (ex giocatore spagnolo) mi sono trasferita a Barcellona dove mi alleno attualmente. Julian mi ha aiutata a trovare il mio allenatore che si chiama Juan Pablo Amilibia e con lui abbiamo trovato circolo e preparatore fisico (Sebas Santaeugenia, preparatore fisico di Flavia Pennetta e ex preparatore fisico di tanti altri giocatori professionisti spagnoli e non). In generale l’esperienza in America è stata la miglior cosa che mi potesse capitare, è stata molto dura vivere lontana dalla famiglia per 7 anni, però sono molto felice d’averla fatta.”
Come descriveresti il tuo stile di gioco?
“Il mio colpo migliore è il diritto, anche con il servizio non me la cavo male, posso variare molto e commetto pochi doppi falli. Da migliorare sicuramente tutto… C’è sempre da migliorare. Sono alta 1 metro e 70 e sono mancina. Mi piace variare, aprirmi il campo, giocare con rotazione.”
Segui il tennis oltre ai tuoi tornei? Quali manifestazioni ami di più?
“Quando posso mi piace vedere la Fed Cup! Adoro vedere la parte dell’inno, i completini, vedere giocare le italiane e fare il tifo. Quest’anno spero di poter andare a vedere la finale.”
Il 2012 è stato un anno particolare, iniziato discretamente e proseguito con una fase negativa. Recentemente sono giunte due vittorie consecutive. Cosa è cambiato?
“Alla fine del 2012 ho svolto due buonissimi mesi di allenamento, mi ero preparata molto bene per iniziare l’anno. Sono andata in Turchia giocando bene. Successivamente ho partecipato a due 10.000$ ma ho avuto un po’ di sfortuna nei tabelloni e poi a metà marzo è accaduto un qualcosa, extra tennis, per cui ho avuto bisogno di più di 2 mesi per riprendermi. Dalla Svezia ho chiamato mia mamma dicendole che forse era meglio smettere visto che proprio non riuscivo né a giocare né ad allenarmi per bene. Si può perdere, ma tutto in un certo modo, le cose vanno fatte per bene e io non riuscivo a farle nel modo giusto. Mi stavo pian piano riprendendo, finché un giorno il mio allenatore mi ha dato una bella svegliata e da quel momento tutto è cambiato. Grazie al mio allenatore sono cambiata molto, sono meno distratta da tutto ciò che vivo fuori dal campo e, in generale, sono più tranquilla. Non so come sarà il mio futuro, non dico che dopo questo cambiamento ora diventerò un fenomeno e non penso di esserlo, però ritengo che questa nuova visione delle cose mi abbia fatto crescere e di conseguenza diventare una giocatrice migliore.”
Qual è l’obiettivo del tuo 2013? E della carriera?
“L’obiettivo della stagione era di entrare tra le 500 Wta, però ora che ci sono cercherò di finire l’anno con la migliore classifica possibile. Obbiettivo della carriera è di riuscire ad arrivare al mio massimo, quale potrà essere non lo so, spero in alto…”
Quanto è difficile vivere il circuito dei 10.000$, con così pochi punti e soldi in palio?
“È dura. È molto dura, ci vuole tanta forza di volontà, sacrificio e fortuna. Per arrivare bisogna lavorare, sodo e bene e per lavorare ci vuole passione, voglia di arrivare e voglia di lavorare, altrimenti non ce la fai ad allenarti 5/6 ore al giorno tra palestra e campo. Per me la parte difficile non è allenarsi 5/6 ore, ma farlo al massimo tutti i giorni. A volte ti svegli e sei stanco o a volte avresti voglia di tutto meno di allenarti, o a volte ti fanno male i muscoli e le gambe non si muovono. Però c’è da andare al circolo e fare tutto al massimo. A volte vedo alcune delle migliori spagnole allenarsi lì a Barcellona e penso che siano delle bestie. Tutti i giorni si allenano con un intensità molto alta. Non c’è da stupirsi se loro hanno il fisico che hanno.”
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