di Giorgio Giosuè Perri
Nadal inizia oggi il suo Roland Garros da numero 7 del mondo, con l’incubo di poter uscire dalla Top 10 e con Novak Djokovic ad aspettarlo ai quarti di finale. Uno scenario simile e insieme diverso rispetto a dieci anni fa, quando il maiorchino si presenta al Roland Garros per la prima volta in carriera. Il 2004, che si era rivelato un anno dalle più facce, aveva riservato brutte sorprese a Rafa, costretto nel bel mezzo della stagione sella terra a prendersi una pausa per uno dei primi problemi al ginocchio sinistro. L’annata inizia in maniera trionfale e continua con un andamento ancora più incredibile, tanto che Rafa arriva a Parigi con Montecarlo, Barcellona e Roma vinti consecutivamente e in saccoccia anche i tornei di Costa do Sauipe e Acapulco. La finale persa a Miami contro Roger Federer aveva finito per dare stimoli incredibili al giovane iberico che, con questa serie di successi, riesce a raggiungere la quinta posizione mondiale e ad ottenere la testa di serie numero 4.
Lo spagnolo, che lo stesso anno si era issato fino al quarto turno agli Australian Open, inizia il suo percoso sui campi del Bois de Boulogne contro il teutonico Lars Burgsmuller. Dopo un facile primo set un po’ di pressione assale il giovane Nadal che, prontamente, recupera il break di svantaggio nel secondo e si affida al tie break per vincere il parziale. Una volta vinto, infatti, anche il terzo set finisce per diventare una formalità. Sbarazzatosi facilmente di un Malisse senza idee al secondo turno, è Richard Gasquet l’avversario di terzo turno.
Il transalpino, che durante gli anni da Juniores era la vera e propria bestia nera di Nadal, lo aveva affrontato in altre due occasioni nel tour maggiore. A Estoril nel 2004 e a Montecarlo proprio nel 2005, e in entrambi i casi era stato lo spagnolo, seppur con qualche patema di troppo, a infrangere i sogni del coetaneo, sicuramente più atteso e con più pressioni sulle spalle del neo numero 5 del mondo. Aggiungere che ancora oggi Gasquet non ha vinto uno scontro diretto, resta quanto mai emblematico. La partita è una vera e propria mattanza: destra-sinistra, pressione dal primo quindici e nessuna via di scampo per il 31 del mondo, in balia di un avversario semplicemente perfetto. 6-4 6-3 6-2 lo score finale. Al quarto turno, c’è un altro francese: Sebastien Grosjean. Ex numero 4 del mondo e semifinalista nel 2001, il marsigliese è il primo vero tennista a mettere in difficoltà Nadal e anche il primo a strappargli un set. Su una situazione di 1-1, però, il maiorchino sale in cattedra e asfalta l’avversario rifilandogli un 6-0 6-3 che non lascia scampo ad ulteriori commenti.
Da possibile outisder, Nadal si candida a diventare uno dei principali favoriti per la vittoria finale, rimangono ancora due ostacoli prima della finale. Il primo, è David Ferrer. Nadal, come dirà spesso nelle sue interviste, sente i derby in maniera particolare, soprattutto perchè con quelli che sono amici e non propriamente rivali, ci passa la maggior parte del suo tempo. Bene, la clemenza che Rafa aveva avuto a Miami e Roma nei mesi precedenti, scompare. Il dominio sul valenciano è semplicemente sconvolgente. Dopo un primo set tirato, in cui è comunque Rafa ad avere le maggiori chance, la partita prende una piega imbarazzante. 6-2 6-0 in poco più di un’ora, con Ferrer che a fine partita, quasi ironizzando, si dirà contento per aver lottato almeno nel primo set.
Il secondo ostacolo, è Roger Federer. Si erano già affrontati in due occasioni, nel 2004 a Miami con vittoria di Nadal e il 2005 a Miami, in finale, con vittoria dell’elvetico in rimonta. Quella al Roland Garros, oltre ad essere la prima sfida sulla terra, avrebbe anche sancito il finalaista che, in entrambi i casi, sarebbe stato inedito. Federer, che in Australia era uscito per mano di Marat Safin, non aveva giocato una stagione sulla terra stellare, ma partiva comunque con il favore dei pronostici, soprattutto perchè aveva già vinto gli altri tre slam e Parigi, unico rimasto, sembrava quasi ad un passo. La partita, è bellissima. I due giocano alla grande sin da subito, e più che il livello tennistico è quello emozionale a dare un qualcosa di quasi epico alla prima sfida tra i due sul Philippe Chatrier. Nadal vince il primo, Federer il secondo. E proprio nel momento in cui si pensava potesse essere il numero 1 del mondo a dare la spallata decisiva, Nadal conferma ancora il suo trend di grande lottatore e, con le unghie e con i denti, riesce a smontare le certezze e i colpi di Federer, chiudendo in quattro set e qualificandosi per la prima finale Slam in carriera.
Il più sembrava fatto, ed infatti così fu. Dall’altra parte del tabellone un’altra grande sorpresa aveva trovato la forza di issarsi fino all’ultimo atto. Mariano Puerta, cui le ombre del doping hanno oscurato tutti i risultati raggiunti in quegli anni finì per dimostrarsi l’avversario più ostico per il maiorchino, strappandogli il set iniziale e forzandolo ad un quarto set molto tirato, conclusosi con il punteggio di 7-5. Nadal si aggiudica il primo Slam in carriera, lo fa in maniera quasi eroica, guadagnando stima e tifo partita dopo partita, giocando un tennis quasi rivoluzionario, fatto di forza bruta, ma anche di tante gambe e tanta testa. Quello che il maiorchino riuscì a compiere, fu solo il preludio di una storia meravigliosa che non lo vide trionfare solo per altre 8 volte a Parigi, ma anche negli altri tre tornei dello Slam, alle Olimpiadi e in quasi tutti i Masters 1000 (di cui attualmente detiene il record con 27 sigilli).
Una storia che ha insegnato a non darlo mai per morto, anche se i risultati dell’ultimo anno non sono stati incoraggianti e l’involuzione a livello tecnico e mentale, dovuto soprattutto all’usura di anni e anni passati al vertice, sembra quasi troppo invalidante. Il tempo darà risposte, ma di sicuro c’è che questo giocatore non mollerà niente fino all’ultimo quindici della sua carriera.