di Daniele Sforza
Riccardo Bonadio, classe 1993, questa settimana ha appena conquistato il suo best ranking (n.511). Vincitore in Romania del suo primo titolo in carriera, ci ha parlato della sua stagione, iniziata non benissimo viste le 9 sconfitte consecutive ottenute fino ad aprile. Ma da quel momento, tutto il lavoro invernale con Fabio Colangelo e il suo staff, si è rivelato agli occhi di tutti gli addetti ai lavori e lo ha portato a vincere tantissime partite, guadagnando 300 posizioni rispetto al suo ranking dello scorso anno, e come detto a conquistare il titolo nel F9 in Romania.
Partiamo dal torneo della scorsa settimana, a Santa Margherita di Pula, dove ti sei fermato ai quarti di finale, sconfitto dal tuo connazionale Omar Giacalone in 3 set (3-6 6-4 6-4). Come è andata?
Ero partito molto bene nel primo set e ho mantenuto un ritmo abbastanza elevato, avevo guadagnato subito il break e ho gestito bene quella frazione. Nel secondo lui ha cambiato un po’ il suo modo di giocare, ha rallentato il gioco mentre io sono calato e poi di esperienza l’ha vinta, conquistando entrambi i break nel secondo e nel terzo set sul 5-4. Sicuramente in questi due set non penso di non aver espresso un tennis come quello del primo set però devo dire che vanno a lui i meriti per la vittoria.
Ho letto che tuo padre era un maestro Fit, è proprio da lui che è nata la passione per questo sport?
Si, mio padre è un maestro Fit e lavora in Friuli. Ho iniziato grazie a lui, già da quando avevo 4 anni e da lì è nata la passione per questo sport. Ho cominciato a seguire dei corsi con lui, ma giocavo anche a basket e facevo motociclismo. Alla fine ho scelto il tennis all’età di 13-14 anni e penso di aver preso questa strada in modo più serio solo all’età di 17 anni. Sicuramente ho preferito il tennis perché è uno sport competitivo, mi sono posto degli obiettivi ambiziosi che comunque non mi ero posto negli altri sport praticati.
Hai giocato tanto nel circuito juniores e sei arrivato nei top 150, tuttavia non hai giocato tornei “importantissimi”, come ad esempio gli Slam. è un tuo rimpianto?
Si, ho giocato soltanto in Italia qualche grade 1 o 2. Il fatto di non aver partecipato agli Slam può essere un rimpianto e per questo spero di arrivarci nei prossimi anni. Sicuramente mi può essere mancata un po’ di esperienza, visto che ho cominciato a giocare juniores tardi e ho preso questo sport come professione in ritardo rispetto ad altri giocatori.
Quali sono le tue più belle esperienze vissute da junior?
Le esperienze più belle legate al tennis sono quelle relative al periodo adolescenziale, quando giravo con i miei genitori nei tornei in zona e giocavo solamente per il puro piacere di essere sul campo da tennis. Poi ho passato momenti più duri e meno duri, in cui dovevo tenere duro e altri in cui ero più tranquillo. Detto questo, tutte le esperienze under 16 o under 18, in cui ero con gli amici, sono dei bei ricordi e mi hanno aiutato a crescere sia in campo che fuori.
Dividiamo la stagione in due parti. Fino ad aprile infatti non avevi vinto un match nei tornei giocati. Cosa è successo?
Con Colangelo e Buson, il mio preparatore atletico, abbiamo iniziato un nuovo programma di allenamento e avevamo comunque previsto un inizio di stagione difficoltoso. Abbiamo apportato dei cambiamenti tecnici, tattici e fisici che mi portavano a non esprimere il tennis dei mesi precedenti. Ora però sono queste modifiche a rendermi competitivo a livelli più alti. Sicuramente quando entravo in campo ad inizio stagione magari non ero convinto di raggiungere i risultati che poi ho ottenuto durante la stagione, ma sapevo che il percorso era quello giusto e per ora si è rivelato tale.
Andiamo invece a parlare di questa seconda parte di stagione dove hai uno score positivo e hai guadagnato più di 300 posizioni, arrivando vicino a conquistare la top 500. Sei felice per questa stagione?
Penso di aver raggiunto un buon livello di tennis ad aprile, quando a Santa Margherita di Pula ho conquistato la semifinale, perdendo solo con Gaio al terzo. Da lì ho continuato, ho trovato fiducia e nonostante un leggero infortunio di un paio di settimane (stiramento) che mi ha frenato, ho ottenuto buoni risultati. A giugno ho programmato i tornei anche all’estero, ma penso che la partita che ha fatto svoltare definitivamente la stagione sia stata la partita a Busto Arsizio con Klec, dove ho espresso un buon livello di tennis e ho cominciato a pensare di poter andare molto più avanti nei tornei e nel ranking, da quel momento, è arrivata la vittoria in Romania, la finale in Egitto e qualche discreto risultato nei challenger.
Sicuramente un importante momento per la tua stagione è stato il successo in Romania. Escludendo il primo turno, vinto per ritiro, hai vinto tutti i match in 3 set (uno anche al tiebreak del terzo). Raccontami un po’ questa settimana. Quando hai capito di poter conquistare il titolo?
Penso che la partita con Horansky (al secondo turno) sia stata quella dove ho espresso il mio miglior tennis, ma da lì a vincere il torneo c’era ancora tantissima strada. La partita successiva è stata quella che mi ha fatto capire che potevo fare qualcosa di buono, ho giocato male, ero stanco ma sono comunque riuscito a portarla a casa. Prendendo fiducia, ho giocato una buona semifinale e una discreta finale prendendomi la vittoria finale.
Se non erro ti alleni al Bonacossa con Colangelo, come ti trovi con lui? Su cosa state lavorando?
Sto lavorando su dritto e servizio e soprattutto con quest’ultimo sta andando meglio. Ho cambiato completamente preparazione con il fisioterapista, basandola molto sulla prevenzione agli infortuni a cui ero stato molto soggetto negli scorsi anni. A livello tecnico/tattico dobbiamo lavorare sull’essere più propositivo, visto che gioco abbastanza dietro e andare a prendermi il punto non mi viene molto naturale . Inoltre inizierò anche un percorso con uno psicologo per l’aspetto mentale, importante per il nostro sport.
Ti ho visto giocare qualche volta ed è stato impossibile non notare il tuo rovescio a una mano. Come mai hai iniziato a giocare questo colpo?
Il rovescio è stato costruito da mio padre quando ero piccolo, poi con l’intervento di Navarra, Jorquera e Colangelo siamo riusciti a migliorarlo sempre più e a renderlo il colpo più importante, quello su cui baso il mio modo di giocare.
Chi prendi come riferimento per questo colpo?
I giocatori che prendo come riferimento sono Gasquet e Wawrinka.
Quali sono i tuoi programmi per il resto della stagione?
Giocherò 2-3 tornei su cemento (credo in Egitto), poi fisico permettendo e in caso non abbia giocato troppi match giocherò gli ultimi due challenger indoor in Italia.
Obiettivi per quest’anno e per l’anno prossimo?
Non avevo un obiettivo numerico per questa stagione, però in generale posso dire che gli obiettivi di un tennista devono essere ambiziosi, devono essere quelli di arrivare almeno nei top 150, quelli che ti permettono di vivere con la tua professione senza fare fatica nei futures e challenger. Bisogna arrivarci il prima possibile e cercherò in questi due o tre anni di raggiungere questo ranking.
Lo scorso weekend è iniziata la Serie A, partecipi a questa competizione a squadre? Quanto è importante questa competizione per un tennista che naviga nei futures e challenger?
Gioco la Serie C con il TC Este, l’obiettivo è quello di salire e non a caso loro organizzano un evento come un $15.000+H. Essendomi allenato lì per un anno e conoscendo il presidente ho deciso di giocare per loro.
Diciamo che quasi tutti i giocatori partecipano ai campionati perché è uno dei modi per guadagnare dei soldi in più. Ovviamente non basta questo, perché io ad esempio, con il mio ranking, per pagarmi la stagione ho bisogno di molti più soldi. Detto questo è un’ottima soluzione per guadagnare qualcosa e aiutare quindi i miei genitori che alla fine utilizzano il resto del denaro per finanziarmi.
Dove ti vedi tra 10 anni?
Ci sono troppe componenti quindi non saprei. Sicuramente mi sarò già ritirato se a quell’età ancora bloccato nei futures.
Cosa ami fare nel tempo libero?
Ho parecchi hobby, leggo molto, guardo tanti film e seguo gli sport tra cui il calcio.
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