di Marta Polidori
Avvenuta oggi la conclusione del tabellone di qualificazione all’Itf 100.000 dollari di Biella, che vede escluse tristemente tutte le italiane.
Spenderò due parole su Annalisa Bona: ho avuto il piacere di scambiarci due chiacchere a cavallo della sua prima e della sua seconda partita odierne, mi è sembrata una ragazza a modo, brillante ed equilibrata, ma la cosa che più mi ha scioccata è stato sentire la sua gestione del lavoro!
Non si allena come le altre sette ore al giorno, non sa nemmeno cosa siano cinque, stacca, lavora e studia, va e viene, eppure a ventinove anni è la numero 250 del mondo ed è il suo best ranking. Questa è forse una prova mandata a me dal signore a ribadire il concetto di ritmi personali?
Sono contenta di averla conosciuta e desidero spezzare un’ulteriore lancia a suo favore: c’è chi si ostina a pensare che ventinove anni siano un’età ‘’veneranda’’ per lo sport, ma non sono mai stata d’accordo. Annalisa Bona è una giocatrice esperta, matura ed è certo che il fisico per competere non le manca; di sicuro non è la sola.
Francesca Schiavone è del 1980, a farsi due conti ha 31 anni suonati, eppure non mi pare che questo la stia frenando.
Siamo nel campo delle opinioni. Certo a chiunque piacerebbe che la figlia fresca, agile e scattante, abbia anche la maturità e l’esperienza di una che naviga nel circuito da anni, ma non si può pretendere la botte piena e la moglie ubriaca.
Sta di fatto che la bellezza di questo sport sta proprio nelle sue molteplici sfacettature. Ogni tennista ha una sua visione di come dovrebbe funzionare e ad ognuno di loro funziona esattamente per come dovrebbe funzionare.
Quindi, perché privarci dell’apertura mentale, delle speranze e di una possibilità? Se c’è chi come Annalisa o come la più conosciuta Francesca va ancora avanti, non vedo cosa impedire ad altri di fare altrettanto.
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