di Luca Brancher
Dopo l’esplosione di Marsiglia, Olivetti sta facendo fatica, per varie ragioni, a ottenere risultati soltanto minimamente paragonabili a quelli provenzali. Ecco perché.
Nel pensare al modo migliore per introdurre quest’articolo mi sono sovvenute a tal punto svariate idee, che l’unica certezza che mi è rimasta in mente è stata una formidabile confusione. Quasi ossimorica la situazione, parimenti a quella che, in verità, sta contraddistinguendo il personaggio che nuovamente ha deciso, grazie alle sue peripezie, di rubare spazio al mio hard disk, soprattutto quello cerebrale, e di togliere tempo a tutti voi impavidi che avrete coraggio e volontà per avventurarvi nelle prossime righe. Ebbene sì, col mio personalissimo cartellino (citazione dovuta) di talent scout da quattro soldi pieno denso di flop – come emblematico personaggio citerei Pavla Smidova – e avaro di reali intuizioni, che poi è il motivo per cui col tennis non ci campo, ho deciso di tornare su quanto da me scritto circa 40 giorni fa. Ovvero l’indomani dell’exploit di Albano Olivetti, tennista alsaziano che ha fatto sognare i transalpini per una settimana. Giusto quella settimana, mi verrebbe sarcasticamente da aggiungere.
Albano era stato ribattezzato da più parti le nouveau Karlovic, al termine di una settimana da leone inserita nel bel mezzo di un periodo che avremmo qualificato certamente con altri idiomi, tanto fu inattesa la sua scalata marsigliese, cominciata nel corso di un freddo sabato mattina, durante uno dei primi turni di qualificazione, e conclusasi soltanto nel primo pomeriggio del venerdì successivo, quando a superarlo, dopo che sotto i suoi colpi erano caduti un top-100 tedesco che risponde al nome di Matthias Bachinger e un top-10 un pochino in confusione come Mardy Fish, fu Michael Llodra. Parole d’elogio si sprecarono per il 20enne di Haguenau, che da più parti venne salutato come il nuovo gigante prossimo ad issarsi ai vertici del tennis mondiale, seguendo le orme di altro giocatori che, dall’alto di oltre due metri d’altezza, si sono saputi ritagliare un posto fra i grandi contemporanei di questa disciplina: John Isner e, appunto, Ivo Karlovic. Tra le più notevoli quelle del collega Charles-Antoine Brezac capace di vedere in Olivetti quelle caratteristiche che saranno necessarie, tra qualche tempo, se si vorrà essere competitivi nel tennis pro’ e soprattutto di Patrice Dominguez, ex direttore tecnico del centro nazionale di Roland Garros, che ha aperto il cassetto dei ricordi, rammentando tutte le fasi dell’accostamento che la federazione fece nei confronti del giocatore alsaziano, prima di decidersi a portarlo a Parigi e tenerlo sotto la propria egida. Con un particolare da non sottovalutare: il profilo di Albano era a tal punto tenuto in considerazione che fu uno dei pochi giovani francesi a fregiarsi della possibilità di rimanere a stretto contatto coi tecnici federali, nonostante non si concretizzassero risultati tali da valutare positivamente i suoi progressi. “Avevamo compreso che per quelli ci sarebbe voluto tempo.”
Il tempo, già, una variabile determinante. Se valutiamo inoltre che i cosidetti “giganti” non sono esplosi giovanissimi, anzi, anche perché per poter disporre in maniera corretta della propria stazza fisica è necessario mettere a punto un sacco di piccoli correttivi, avevamo messo le mani avanti, premettendo che, dopo la parentesi provenzale, non ci saremmo assolutamente meravigliati di vedere un Olivetti tornare alla dimensione precedente, ovvero al giocatore che, alle volte, faticava anche nei tornei futures. Infatti, l’articolo che anticipava questo chiosava con un quanto mai profetico “con la viva sensazione che Marsiglia possa essere stato un caso, almeno nel medio-breve periodo. D’altronde fino a 1 mese fa perdeva con Flock e Langer nei primi turni dei futures tedeschi.” triste previsione di quello che sarebbe stato e di quello che effettivamente è stato, almeno fino ad oggi.
A complicare la situazione, però, è il caso di non ometterlo, è sopraggiunto un problema fisico, emerso proprio la mattina seguente all’uscita di scena di Olivetti dal torneo che lo ha visto diventare “grande”. Albano, infatti, ha cominciato ad avvertire un forte dolore agli addominali, che lo ha spinto, su responso medico, a restare a riposo per un paio di settimane. Senza un grandissimo sforzo d’immaginazione, è piuttosto scontato pensare che, per tenere alto il livello, soprattutto col colpo forte, il servizio, il francese si sia trovato a richiedere troppo al proprio fisico, che lo ha tradito. Il rientro alle competizioni, inizialmente fissato per il challenger di Rimouski, è ulteriormente slittato, visto che il problema addominale non gli consentiva di essere al 100%, “ma solo al 60-70%, non posso forzare troppo, sento ancora dolore”. A sancire l’effettivo ritorno, ad oltre un mese di distanza dall’ultima apparizione, l’arrivo del circuito challenger nel Mar dei Caraibi, più precisamente nel dipartimento francese di Guadalupa, a Le Gosier. Si era ormai a fine marzo.
Per quanto giocasse “in casa”, trovandosi pur sempre in territorio francese, il suo avversario, Olivier Sajous – haitiano, un’altra storia da raccontare, indissolubilmente legata al tragico cataclisma che ha distrutto migliaia di vite in uno degli angoli meno felici della Terra – poteva vantare maggiore affinità col luogo della sfida, valida per il secondo turno di qualificazione, dopo che Albano era stato esentato dal precedente visto il balzo in avanti che aveva fatto nel ranking. Vuoi il clima, vuoi la mancanza del ritmo partita, Olivetti si è fatto sorprendere da Sajous, al termine di un incontro incanalato da tre tie break, di cui solo il primo finito appannaggio dell’atleta francese. E non pensiate, però, ad un match in cui il servizio l’ha fatta così da padrone: Albano ha sì messo a segno 17 aces, ma è incappato in ben 14 doppi falli, concedendo inoltre ben 13 palle break, che hanno provocato 3 break in favore dell’haitiano. Che ha vinto la contesa e ha lasciato nello sconforto Olivetti, pronto al riscatto la settimana successiva, a Tallahaassee, capitale amministrativa della Florida. Il sorteggio, questa volta di main-draw, che lo vedeva opposto alla non più freschissima wild card di casa Vahid Mirzadeh, aveva tutti i crismi per essere definito favorevole, ma una nuova sconfitta, sempre in rimonta – per 3-6 7-5 6-2 – bloccava sul nascere la sua corsa. Ancora troppi doppi falli (9, con lo stesso numero di aces), troppe palle break concesse (17) e troppa poca competitività in generale per definirlo completamente guarito e di conseguenza alla stregua di quel tennista visto a Marsiglia.
Chiaramente è troppo presto per allarmarsi, il ragazzo è ancora giovane, deve smaltire il classico infortunio che, sottovalutato all’inizio, ha lasciato strascichi ben più evidenti di quelli che sarebbe stato lecito attendersi e, soprattutto, non ha la necessità di correre. Cosa che a prescindere non s’ha da fare, ma nel suo caso in maniera particolare, poichè Karlovic e Isner, come detto, sono emersi, per motivi diversi, ormai prossimi ai 24-25 anni, mentre Albano deve ancora toccare quota 21. Nel frattempo il “francesino”, col suo connazionale Pierre-Hugues Herbert, si è preso una bella soddisfazione in doppio, aggiudicandosi il titolo di Le Gosier; in attesa di tempi migliori che, visto il carattere premonitore delle mie recenti chiose, siamo certi arriveranno: magari già a Leon, Messico, la prossima settimana.
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