Marianna Natali e il girone infernale dei 10.000$

Marianna Natali
di Paolo Angella

Ci sono le grandi giocatrici, poche in tutto il mondo, quelle che guadagnano milioni di dollari ogni anno solo in premi e poi hanno sponsorizzazioni mega galattiche, poi ci sono un centinaio di giocatrici, sei italiane, che stanno bene guadagnandosi da vivere con il tennis e poi ci sono migliaia di tenniste che arrancano in tornei minori, dovendo ogni settimana lottare con le proprie avversarie, ma anche con treni e aerei da prendere cercando la soluzione più economica possibile guardando sempre i conti da far tornare per cercare di ridurre al minimo le spese e comunque stare dentro a un budget spesso offerto dalla propria famiglia.

Il tutto nella speranza di poter, prima o poi, entrare nel circolo, se non delle campionesse milionarie, almeno delle vere professioniste delle tennis, quelle che possono vivere di questo sport senza pesare sul bilancio dei propri genitori.

Tra le tante ragazze che affollano gli ITF da 10.000 dollari, nella speranza di guadagnare qualche soldo e qualche punto nel ranking WTA, oggi incontriamo Marianna Natali, una bella ragazza laziale di 24 anni, attualmente al numero 1159 del ranking ufficiale WTA grazie ai 4 punti conquistati negli ultimi 12 mesi. Il suo risultato più importante sono stati i quarti di finale dello scorso giugno a Talavi in Georgia, dove si è arresa solamente alla giovane promettente ucraina Zavatska.

Marianna, raccontaci un po’ la tua storia, dove vivi, quando hai iniziato a giocare a tennis?
Vivo a Civitavecchia, ho iniziato a giocare, un po’ per caso a 8 anni. Mi piaceva molto fare sport. Praticavo nuoto e karate, un giorno ho trovato la racchetta da tennis di mio padre, l’ho presa in mano e ho iniziato a colpire la pallina contro il muro. Mi è subito piaciuto ed ho insistito tanto perché i miei genitori mi iscrivessero al corso di tennis. Per qualche anno è stato solo un gioco, poi anche i maestri di Civitavecchia hanno visto che ero bravina e allora abbiamo deciso di andare a Roma ad allenarci al centro sportivo Verde Roma con il maestro Silvano Papi e lì mi sono trovata in un mondo completamente diverso, tutto organizzato al minimo dettaglio, ho iniziato a capire che il tennis non era solo un gioco, ma anche uno sport con allenamenti e preparazione molto rigorosa. Ora mi alleno al Tennis Team Vianello sempre di Roma con i coach Massimo Vianello e Simone Torri e con il preparatore fisico Antonello Regina.

E a questo punto hai fatto i primi tornei…
I primi tornei “importanti” li ho iniziati a fare verso 14-15 anni, non proprio da bambina, e, all’inizio, prendevo batoste pesantissime contro tutte perché le mie avversarie erano più abituate di me a giocare nelle competizioni. Io tiravo a tutta forza ogni colpo, quello che in allenamento entrava, in partita finiva spesso fuori, mi arrabbiavo e peggioravo la situazione, non sai quante “biciclette” ho preso da ragazzina… Poi con il tempo ho iniziato a capire che il tennis si gioca anche e soprattutto con la testa e ho iniziato a essere più riflessiva e meno istintiva in campo e sono arrivate le prime soddisfazioni.

Quando sembrava che potessi iniziare la carriera in tornei professionistici, sono purtroppo arrivati alcuni infortuni…
E’ vero, sono stata sfortunata dal punto di vista fisico, perché nel momento in cui iniziavo davvero a giocare bene e vincere tante partite ho avuto un primo serio infortunio, che mi ha fermato per parecchi mesi e poi, in tutta la carriera si sono susseguiti tanti altri inconvenienti fisici che mi hanno sempre impedito di completare un intero anno agonistico senza interruzioni forzate. Purtroppo mi sono anche capitati cali di concentrazione per periodi più o meno lunghi, per alcuni mesi è capitato che andassi completamente “fuori di testa”, volevo smettere con il tennis, che non era più la mia priorità. E’ chiaro che poi riprendere la preparazione da zero o quasi si paga con alcuni mesi in cui devi rincorrere tutte le altre che sono più avanti di te dal punto di vista fisico.

Ci sono quindi dei rimpianti per gli anni passati?
Parecchi rimpianti perché, per un motivo o per l’altro, non sono mai riuscita a fare un anno intero con preparazione e tornei come avrei voluto fare. Mi chiedo spesso dove sarei potuta arrivare se magari da ragazzina fossi riuscita ad allenarmi nel migliore dei modi

Il tennis è uno sport molto duro, più di quanto si creda quindi…
Il tennis è uno sport durissimo, sia dal punto di vista fisico, ma soprattutto mentale. Il tennis ti logora dentro, ti richiede dedizione mentale totale. Appena ti distrai un attimo e cerchi di vivere la tua vita, magari da adolescente che si vuole divertire come fanno tutte le tue amiche, ti ritrovi sui campi molto indietro rispetto alle altre. Piccole distrazioni di pochi giorni, ne risenti poi per mesi. Soprattutto dal punto di vista mentale più che fisico, devi stare concentrata al cento per cento, altrimenti è impossibile saltarci fuori e entri in una spirale negativa da cui è davvero difficile uscirne.

Parliamo ora del tuo tipo di gioco. Ti consideri più una attaccante o fai della difesa la tua arma vincente?
Io sono una giocatrice molto duttile, cambio gioco a seconda dell’avversaria che mi trovo di fronte. In alcuni casi accetto lo scambio da fondo e in altri invece cerco subito il vincente. Ultimamente ho cercato di lavorare molto sull’aspetto mentale, per cercare di capire quando è il momento giusto per forzare i colpi e quando invece è più opportuno aspettare l’errore dell’avversaria. Non ho comunque un colpo che eseguo nettamente meglio degli altri, me la cavo in tutti i fondamentali e ovviamente so di doverli migliorare tutti. Sono mancina naturale.

Hai iniziato a giocare e anche a fare tornei importanti un pochino più tardi di molte altre tenniste, per questo pensi di avere ancora molti margini di assestamento e miglioramento del tuo gioco?
Sì, ci sono molte ragazze che a 14 anni giocano tornei Pro, io alla loro età facevo la terza categoria e non ero mai uscita dall’Italia per giocare. Soprattutto all’estero alcune ragazze iniziano prestissimo a viaggiare e giocare, in Italia si inizia un po’ più tardi, non credo sia un male in generale, anzi forse è meglio, io però ho iniziato ancora più tardi rispetto a molte mie coetanee.

Parliamo delle difficoltà che deve affrontare una ragazza che non ha classifica internazionale oppure che ha pochi punti come te, per giocare in tornei ITF
L’ambiente dei tornei da 10.000 dollari è davvero durissimo, ci sono difficoltà di ogni genere, economiche, logistiche, organizzative. Intanto il primo problema è cercare di contenere le spese. Cercare treni e aerei il più economici possibile, considerare coincidenze assurde pur di risparmiare qualcosa. I premi sono veramente bassi. In Italia superare il primo turno in un torneo da 10.000 dollari di montepremi totale, vuol dire guadagnare la “bellezza” di 83 euro, giocando all’estero devi togliere tutte le tasse in anticipo, quindi ti restano circa 25 euro, è ovvio che non ci paghi nemmeno la notte in albergo. Per pagarti il viaggio devi praticamente arrivare in fondo al torneo. Io, se ho fatto molto tornei, devo ringraziare la mia famiglia che mi ha pagato le trasferte, facendo tanti sacrifici e rinunciando a molto altro. Poi ci sono tutta una serie di altre difficoltà logistiche e organizzative, a volte devi giocare due partite nello stesso giorno e fino a pochi minuti prima non sai in che campo giochi. Insomma io dico sempre che il mondo dei 10.000 dollari è un vero e proprio “girone infernale” del tennis.

Poi ci saranno anche problemi dal punto di vista sociale, visto che sei costretta a viaggiare da sola immagino…
Sì, ovviamente io viaggio sempre da sola nei tornei perché avere un allenatore o un familiare con te raddoppierebbe le spese e non potrei permettermelo. Alcune ragazze riescono ad avere sempre il coach con sé ed è una fortuna perché prima e dopo le partite hai qualcuno con cui parlare, con cui confrontarti, con cui sfogarti se non è andato bene qualcosa. Da sola è molto più dura, anche se poi ovviamente scatta un rapporto particolare con tutte le ragazze che trovi al torneo e con cui fai amicizia.

Credi che in qualche modo la federazione dovrebbe cercare di aiutare le tante ragazze che, come te, affrontano questo “girone infernale” del mondo dei 10.000 dollari?
Io non ho mai avuto alcun aiuto dalla federazione, non li avrò certamente adesso che sono “grande”. La federazione ha aiutato sempre e solo poche tenniste che, evidentemente, valuta possano diventare le future campionesse in grado di rappresentare al meglio l’Italia tennistica. E’ chiaro che il mondo del tennis che si affaccia al professionismo è molto molto più vasto e ci sono centinaia di ragazzi e ragazze che invece devono fare tutto da soli, appoggiandosi solo sulle proprie famiglie. E’ una scelta che non aiuta certamente la stragrande maggioranza di chi vuole avvicinarsi al tennis. A me piacerebbe che dall’alto si cercasse di aiutare i tanti che vogliono avvicinarsi a questo splendido sport e non si investisse solo cercando il grande campione che poi magari nemmeno arriverà. Tra l’altro mi dispiace ancora di più se leggo che alcuni soldi federali vengono spesi per “aiutare” chi non è nemmeno italiano.

Marianna NataliMi pare di capire che comunque tu ami il mondo del tennis, ti senti legata fortemente a tutto quello che gravita attorno a questo sport
Sicuramente. Io amo tantissimo il tennis, è ormai la mia vita e non ne potrei fare a meno. Il mio sogno, quando non giocherò più, è quello di aprire un’accademia e insegnare a giocare a tennis a ragazzi e ragazze. Il momento iniziale credo che sia il periodo più delicato per chi si avvicina al tennis. Mi piacerebbe molto poter lavorare con le bambine e aiutarle a comprendere e superare tutte le difficoltà iniziali. Poi si vedrà se per loro il tennis resterà un gioco e un passatempo, oppure potranno diventare professioniste, ma intanto mi piacerebbe far capire loro quanto sia bello questo sport.

Nelle ultime partite ti sei dovuta ritirare due volte. Hai ancora problemi fisici oppure si è risolto tutto?
Purtroppo in Georgia, a giugno, ho avuto un dolore addominale e quindi non ho fatto tornei per un mese rallentando anche la preparazione, poi sono rientrata a inizio agosto in Tunisia dove ho fatto una bella partita con la Wienerova, poi sono andata a Las Palmas e purtroppo ho accusato un dolore alla spalla e mi sono dovuta ritirare nella partita con la Canero Perez, però ora sto bene, mi alleno regolarmente e da settembre riprendo con i tornei in Sardegna a Santa Margherita di Pula.

Chiudiamo parlando dei tuoi obiettivi per i prossimi mesi
Il mio obiettivo è chiudere l’anno tra le prime 850 – 900 del ranking WTA. Significherebbe poter forse essere testa di serie in qualche torneo quindi evitare ai primi turni le tenniste più forti. Adesso invece ci vuole anche un po’ di fortuna nei sorteggi e, a volte, anche una buona preparazione viene vanificata da un sorteggio sfortunato in cui trovi subito una tennista fuori dalla tua portata.

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