di Piero Zucca
Intervista alla numero 424 WTA, Angelica Moratelli, giocatrice di Trento che si allena a Verona. Angelica è la prima tennista italiana capace di trionfare in un torneo ITF nel 2013. Il suo successo a Linkoping, in Svezia, ha un sapore speciale, il primo torneo della carriera vinto. Angelica ha ancora 18 anni, frequenta il liceo, riesce con qualche sforzo in più a studiare addirittura anche durante i tornei. Dopo una vittoria e un quarto di finale la tennista italiana si avvicinerà intorno alle 400 WTA.
La prima domanda è d’obbligo. Una settimana fa hai vinto il tuo primo ITF. Quali emozioni hai provato?
“La prima vittoria a Linkoping è stata sicuramente una bella soddisfazione ma purtroppo in questo sport non basta e bisogna sempre pensare a migliorare torneo dopo torneo.”
Quando hai capito che questo torneo in Svezia sarebbe stato il torneo buono per la prima vittoria importante?
“Mi rendevo conto di stare bene in campo mano a mano che le partite andavano avanti, in particolar modo, durante la semifinale contro la Peterson stavo perdendo 57 24 15-40 poi ho cambiato marcia e ho vinto 62 al terzo. Dio solo sa come sono riuscita a vincere quel match, in quel momento ho capito quanto ero pronta a mettere tutta me stessa in campo prima di lasciar andare la partita.”
Nel tuo palmares vanti 3 titoli in doppio, qualche finale e tante semifinali con svariate giocatrici a livello ITF. Che differenze trovi tra un titolo in doppio e uno in singolo?
“La differenza sostanziale è che in un titolo di singolo punti tutto su di te e fai tutto a modo tuo, mentre vincere dei tornei in doppio è una soddisfazione divisa a metà.”
Quanto conta per te giocare i doppi?
“In questo momento della mia crescita lo utilizzo per migliorare molte parti del mio tennis, quindi si, direi che è molto importante.”
Ora dopo questa vittoria pensi di essere cresciuta a livello mentale?
“Vincere il torneo è il frutto del lavoro di anni ed anni. Vincere il torneo mi da la consapevolezza di essere sulla strada giusta.”
Dove pensi di poter migliorare?
“Penso che ci sia sempre da migliorare in tutto (ride). Si cerca di essere sempre perfetti, non basta mai.”
Per te è difficile far combaciare la vita scolastica da quella professionistica?
“Il punto scuola è dolente, non è facile dare anche alla scuola il suo “spazio”, ma ha una sua priorità. Durante i tornei trovo del tempo da dedicare allo studio. Mi mancano solo un paio di mesi per finire il liceo, poi si vedrà.”
Cosa significa per te aver conquistato il primo titolo ITF a 18 anni? Avresti messo una firma o pensavi comunque di essere all’altezza per iniziare a portare a casa qualche titolo?
“Assaporare una piccola soddisfazione come quella di vincere un torneo cosi è un motivo in più per ripetermi, ne è valsa la pena, questa vittoria può essere il primo input per quella che spero sia un’ottima carriera.”
Per chi non ti avesse mai vista calcare un campo da tennis. Quali sono le tue caratteristiche?
“Sono una giocatrice prevalentemente d’attacco. Mi piace essere più aggressiva che difensiva ma abbiamo migliorato anche su questo punto del mio tennis. Uno dei miei punti più forti è il servizio, cerco quasi sempre di aggredire subito nei primi due colpi per poi prendere campo e chiudere prima che le mie avversarie mi spostino. In questo momento riesco ad aspettare con pazienza il momento buono per entrare e imporre i miei colpi offensivi anche se questo può accadere dopo grandi recuperi e sofferenza fisica. Non sono una che scende spesso a rete ma se ho la possibilità di farlo ci provo anche se ancora non sono molto convinta.”
Quali saranno i tuoi prossimi tornei?
“Ho appena perso nel secondo torneo in Svezia. Infatti dopo il successo a Linkoping qui a Helsingborg ho perso nei quarti contro la giovane promessa Ostapenko. Nel futuro prossimo giocherò in Inghilterra, poi abbiamo programmato dei tornei con montepremi più alto passando da veloce indoor a terra all’aperto.”
A chi dedichi questa tua prima vittoria?
“Penso che questo primo titolo sia una grande soddisfazione anche per chi mi sta accanto ogni giorno. A chi cerca di farmi crescere in ogni momento. Quindi penso che le persone adatte da ricordare siano mia madre, mio fratello, il mio coach Simone Andreoli e il mio preparatore fisico, che tutti i santi giorni cercano di darmi il meglio, rimanendo sempre vicino a me, cosi da farmi migliorare sia come giocatrice che come persona.”
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